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L'intimidatoria desolazione della pampa fa da perfetta cornice alla surreale avventura di una pattuglia cilena, inviata in missione per determinare confini in mezzo al nulla. E' il 1978, il conflitto del Beagle si staglia minaccioso all'orizzonte, uomini confusi vengono assorbiti da un paesaggio vasto quanto le loro paure. Si smarriscono e in attesa dei soccorsi scavano una trincea per poi accorgersi che a pochi metri, nella loro stessa situazione, c'è un gruppo di soldati argentini. Inizialmente è il panico, poi l'osservarsi in cagnesco, quindi un contatto man mano sempre più ravvicinato sino a raggiungere momenti solidali e di scambio reciproco. Da una partita di calcio di "mediterranea" memoria ad un agnello sacrificale nel nome della sopravvivenza ma anche della "fiesta" e della fratellanza, pur mantenendo sempre un certo distacco, i due schieramenti si comprendono e si specchiano, disattendendo le regole d'ingaggio e soprattutto l'inutile devozione ad una patria per la quale sono solo pedine sacrificabili. Il sospetto nei confronti della fazione opposta resta alimentato dall'attaccamento al ruolo, ma c'è voglia di abbandonare quel posto così refrattario alla legge dell'uomo senza sparare alcun colpo. Un po' di retorica spiccia, personaggi sullo stereotipato andante ma "Mi mejor enemigo" convince mettendo in risalto le contraddizioni che stanno alla base di ogni guerra. I desideri e i timori sono gli stessi per ogni soldato ed il regista Alex Bowen li porta a galla con leggerezza, attraverso un racconto che si fa commedia a più riprese per poi tornare grave quando la paura, celebre nemica della razionalità, ha il sopravvento. Il conflitto è evitato, non la tragedia. Il piccolo uomo viene liberato dalla natura e, per il momento, anche da chi senza batter ciglio dispone della sua sorte.
Una pattuglia di soldati cileni che si perde nelle pampas che incontra il loro specchio argentino, una guerra imminente sullo sfondo. Un contesto quasi surreale in cui l'uso di molti campi lunghi sottolinea la piccolezza umana di fronte ad una natura sconfinata a cui deve essere dato comunque un confine. Una buona sceneggiatura che sa dosare la paura della battaglia imminente e le pause di fratellanza fra le due pattuglie. Commedia e tragedia (umana) nel giusto equilibrio.