perfect days regia di Wim Wenders Giappone 2023
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perfect days (2023)

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locandina del film PERFECT DAYS

Titolo Originale: PERFECT DAYS

RegiaWim Wenders

InterpretiKoji Yakusho, Tokio Emoto, Arisa Nakano, Aoi Yamada, Yumi Asou, Sayuri Ishikawa, Tomokazu Miura, Min Tanaka, Masahiro Koumoto, Daigo Matsui, Tateto Serizawa, Tamae Ando, Morio Agata, Morooka Moro, Motomi Makiguchi, Mijika Nagai

Durata: h 2.05
NazionalitàGiappone 2023
Generedrammatico
Al cinema nel Gennaio 2024

•  Altri film di Wim Wenders

Trama del film Perfect days

Hirayama conduce una vita semplice, scandita da una routine perfetta. Si dedica con cura e passione a tutte le attività della sua giornata, dal lavoro come addetto alle pulizie dei bagni pubblici di Tokyo all’amore per la musica, ai libri, alle piante, alla fotografia e a tutte le piccole cose a cui si può dedicare un sorriso. Nel ripetersi del quotidiano, una serie di incontri inaspettati rivela gradualmente qualcosa in più̀ del suo passato.

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Voto Visitatori:   7,00 / 10 (29 voti)7,00Grafico
Miglior attore (Koji Yakusho)
VINCITORE DI 1 PREMIO AL FESTIVAL DI CANNES:
Miglior attore (Koji Yakusho)
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Voti e commenti su Perfect days, 29 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento williamdollace  @  02/11/2024 13:41:50
   8 / 10
Consapevolezza, semplicità, la bellezza inedita del quotidiano quando volgi lo sguardo al cielo, alle fronde degli alberi, ai cavalcavia illuminati di Tokyo. Wenders filma Hirayama, il suo uomo analogico, silenzioso, che ogni mattina pare riemergere dal buio di un coma per scoprirsi all'inedito. Feeling Good che chiude il film racconta la rinascita e il risveglio, l'inedito, la curiosità dove non l'aspetti, lo sguardo che accogli educatamente, la routine come salvezza, dove il vecchio mondo è un nuovo mondo, è Tokyo, è il cemento, sono i ponti, le foglie, il cielo, le luci dell'alba e del tramonto, sono gli incontri causali come causali gli imbarazzi, è la gentilezza, di un mondo coraggioso, di lavanderie e bagni pubblici, che fa di un inchino il proprio saluto, ovunque, comunque. Un on the road che circola su se stesso, cinema che spiazza nella sua attesa, e l'attesa è essa stessa il cinema, la rivelazione del dettaglio, la curiosità di un vecchio che non morirà mai, che scopre l'inesprimibile, che si accontenta del suo sguardo in perenne soggettiva.

"Stelle splendenti,
voi sapete come mi sento
Profumo balsamico dei pini,
tu sai come mi sento"

Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  10/08/2024 23:09:22
   7½ / 10
A me è piaciuto questo ultimo Wenders che rimanda ai primi Jarmusch.
Un film essenziale, una sorta di inno alla semplicità.
Una vita analogica contro una frenesia digitale che ci pervade.
Colonna sonora in musicassette perfetta e un'espressivita del protagonista che da sola vale la visione.

the saint  @  20/07/2024 15:32:40
   4 / 10
il film privo praticamente di trama, ripercorre una serie di giornate tutte uguali
di quest'uomo che pulisce sti cessi, fa l'inserviente nei bagni pubblici di Tokyo e non spiccica parola, sembra a tratti un film muto, con protagonista assuefatto da questo scorrere dei giorni identico senza possibilità o ricerca di cambiamento.
Non usa il cellulare, fotografa gli alberi e ascolta in macchina cassette anni 70/80.
Filmche ci apre una finestra su una vita lontanissima dalla nostra , dalla frenesia e dai ritmi occidentali, un film quasi zen, dove sia le modalità esotiche del Giappone, sia lo stile di vita monacale del protagonista, ci estraniano in una vicenda fuori dal tempo.
A noi viene data la possibilità di osservare una vita distante dalla nostra, nella quale tuttavia la ricerca è sempre la stessa, un barlume di felicità nello scorrere di tutti i giorni.
Nel finale ( piano sequenza di 5 minuti del protagonista) sembra che il protagonista l'abbia trovata! Beato lui…
la mia felicità e' stata invece alzarmi dalla sedia scomodissima del cinema pseudo intellettuale!

Mauro@Lanari  @  17/07/2024 22:01:04
   5 / 10
"Il cielo sopra Tokio" (Mauro Donzelli)
Forse è possibile tracciare un parallelismo fra i percorsi esistenziali di Reed e Wenders: il trip, la trilogia della strada, "motion is emotion", poi la svolta con la "trasformazione berlinese" (per Lou i due album consecutivi fra il '72 e il '73, per Wim l'87 di "Der Himmel über Berlin", culmine della collaborazione con Handke e i suoi sproloqui), infine per entrambi l'interesse verso la filosofia e spiritualità orientali (buddhismo indiano, taoismo cinese, zen nipponico) rafforzato dall'influsso delle rispettive mogli (Laurie Anderson e Donata Wenders dedite a pratiche di meditazione, tibetana la prima e yoga la seconda). "Perfect day(s)" non è la fine del loro viaggio ma l'inizio d'un diverso tragitto, d'allontanamento interiore dalle ombre del passato che può riaffiorare oniricamente come ritorno del rimosso ma a cui non si deve prestare attenzione. Le 4 nobili verità di Siddhartha Gautama e il Nirvana raggiunto uccidendo il soggetto desiderante. "Se mai niente cambiasse, sarebbe veramente assurdo", "Nothing is changing after all? That's just nonsense". "Quanto vorrei che tutto restasse sempre così com'è", "Why can't things just stay the same?". Non sono affermazion'in contrasto se il cambiamento auspicato è unico e segna una definitiva discontinuità, per esempio antitetica a quella di "2001". Kubrick voleva liberare Bowman dal suo "Groundhog Day" ante litteram e consegnarlo allo spazio infinito, mentre quest'autori rigettano com'illusoria la temporalità lineare e accolgono il loop cronologico dell'eterno presente con l'apprezzamento delle "myricae": Nietzsche e Pascoli giusto per dire che non sono idee d'esclusiva pertinenza orientale. Paragonabili ai video di 4 ore con acquari o caminetti accesi disponibili su YouTube, a me paiono rinunce frettolose, una sbrigativ'arrendevolezz'al pauperismo ascetico prima d'aver raggiunto la certezza dell'inanità della ricerca, una potenziale profezia autoavverantesi. "Non si deve credere all'uscita dal tunnel, bisogn'arredarlo e imparare a viverci": una remissività in apparenza senile e testamentaria che invece si trova sempre più spesso pure fra i tiktoker. L'antidoto immediato: "Every Day Is Exactly the Same", NIN 2005, su Spotify.
Ps: "smarthphone"?
"Troppi geni compresi: chiama un bioingegnere che sfronda i cromosomi"

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  11/07/2024 22:44:18
   7½ / 10
La routine di un addetto alla pulizie dei bagni pubblici di Tokyo intervallata da momenti di ammirazione verso la natura, l'ascolto di musica anni 60'-70' e l'arrivo di una nipote. In realta' non succede molto in questo film ma non è la cosa che conta.

Il regista vuole proprio dire questo, fermatevi e guardate cosa vi sta intorno. Non a caso il protagonista utilizza una macchina fotografica per immortalare le fronde degli alberi e non un comunissimo cellulare. Questa routine affrontata con il sorriso è il tema centrale di quest'opera di Wenders che sicuramente puo' non piacere per la sua monotonia ma che sicuramente fa centro con il suo messaggio.

Un film delizioso, curato e con un bravissimo protagonista.

markos  @  23/06/2024 17:22:00
   7 / 10
Un film molto rilassante

Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  19/06/2024 16:34:44
   8 / 10
Impalpabile eppure potente. Wim Wenders fa perfettamente centro con questa sua trasferta giapponese. Film bellissimo.

Kyo_Kusanagi  @  02/06/2024 14:29:30
   6 / 10
Un film che non ha una storia, non c'è nessuna trama : segue semplicemente la routine di un uomo di mezza età , taciturno, solitario che conduce una vita umile lavorando come inserviente nei bagni pubblici. Film singolare, semplice, quasi zen e che vuole trasmettere allo spettatore quiete, tranquillità ( infatti sconsiglio la visione di sera o quando siete stanchi, concilia perfettamente col sonno!!) attraverso la lentezza, la ripetività dei gesti quotidiani e le pause di riflessioni che il protagonista si concede ammirando le nuvole in cielo o un albero mosso dal vento. Un film se vogliamo poetico, come solo la filosofia giapponese sa regalare; bella la fotografia, i dettagli di certi posti e ottima scelta dei brani musicali che il protagonista ascolta e che fa da colonna sonora al film. In definitiva, non un film per tutti, particolare sicuramente e molti potrebbero non coglierne il significato e addormentarsi. Io personalmente l'ho apprezzato ma difficilmente lo rivedrei

TheLegend  @  17/05/2024 23:50:32
   6 / 10
Film non per tutti, estremamente lento e ripetitivo.
Bisogna riuscire ad immergersi pienamente per apprezzarlo appieno.
Io non ci sono riuscito.

frankb  @  10/05/2024 15:16:32
   4 / 10
A mio giudizio di più non vale, la lentezza è esasperante e la sua lunghezza non fa altro che peggiorarlo

BigHatLogan91  @  13/04/2024 00:01:54
   6½ / 10
Film poetico, ma che soffre di un'eccessiva lentezza e ripetitivià.

Cinder  @  09/04/2024 00:22:31
   10 / 10
Wim non delude.

Oskarsson88  @  08/04/2024 09:02:19
   7½ / 10
La bellezza della vita sta nel momento e nel presente, anche quando si ha un lavoro socialmente umile e poco riconosciuto. Una persona fuori dal tempo, mi ha fatto anche pensare alla traccia musicale "An analog guy in a digital world" in quanto il protagonista è legato alle cassette musicali in un Giappone all'avanguardia tecnologica.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  19/03/2024 18:18:09
   8 / 10
Conversando con la nipote Hirayama afferma che lui e sua sorella vivono in mondi diversi. In effetti è vero, lui è una persona sola, ma non soffre di solitudine. Svolge un lavoro umile come pulire i gabinetti pubblici, ma non subisce questa cosa come una punizione, anzi la sua routine quotidiana, pressochè identica ogni giorno è vissuta con piena consapevolezza. Può sembrare una vita infelice, ma il sorriso gentile che accompagna le sue giornate è sincero. Non ha computer o smarthphone, bensì una macchina fotografica a rullino che gli serve per fotografare i riflessi delle foglie negli alberi. Sembra una persona sconnessa dal mondo invece è più connesso di noi che viviamo nella finzione di essere connessi con il tutto. Vive in maniera analogica, se mi si può passare il termine. Legge libri, ascolta audiocasette a nastro e va benissimo così. Non sappiamo nulla del suo passato se non per qualche intuizione attraverso il breve incontro con la sorella, ma per il resto è un uomo felice. Wenders ci accompagna nel mondo di Hirayama, un inno alla semplicità di una esistenza che è diventata troppo complessa e stratificata per tutti ma non per lui. L'espressione del viso di una straordinario Yakusho, nel finale del film, vale da solo il prezzo della visione.

Phenomeno  @  04/03/2024 18:28:24
   7 / 10
Un film probabilmente pensato da Wenders durante o dopo il COVID quando molti, non per volontà propria, si sono dovuti "fermare" dalla nostra folle corsa quotidiana e magari hanno potuto riflettere in modo più profondo sulla propria esistenza, sul declino del nostro impero americano d'Occidente e sul fatto che bisogna imparare a vivere nel presente, qui ed ora, non pensare agli errori del passato e alle preoccupazioni per il futuro. Che senso ha vivere per consumare, guadagnare, accumulare il più possibile, se poi passiamo la vita a prendere psicofarmaci contro lo stress, l'ansia la depressione? Cos'è veramente importante? Quelle che possono sembrare delle azioni normali, come un sorriso a un conoscente, un aiuto a a un collega di lavoro, una passeggiata al parco, la lettura rilassata di un libro alla sera, piccoli gesti quotidiani solo in apparenza insignificanti, in realtà potrebbero essere le più grandi gioie a cui possiamo aspirare in questa vita. Magari però per godere di tutto ciò si rinuncia alla carriera, a una famiglia, agli amici e si fa una vita solitaria. Insomma forse non è tutto oro quel che luccica come sembra voler dire il finale. Quindi? Seguire la via di mezzo: è questa la strada? Come insegna la filosofia del buddhismo zen.

7219415  @  28/02/2024 12:15:23
   6 / 10
Wenders lo digerisco un po' male

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Satyr  @  28/02/2024 11:12:27
   5 / 10
A un certo punto il protagonista pensa che Spotify è un negozio: c'è l'elogio del boomer, c'è Wenders che in realtà si è trasformato in uno Jarmusch che non ce l'ha fatta, c'è il primo piano con carrellata finale su pezzo rock revival di Lou Reed a mo di pecorino sulla amatriciana. Ah si, ok, si vive bene anche accantonando i sogni e la metafora lavorativa del protagonista pone l'accento sulla cura del bene comune. Leggo capolavoro, io ero ai limiti della forchetta nella trachea.

2 risposte al commento
Ultima risposta 22/07/2024 11.10.40
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Misialory  @  25/02/2024 21:26:47
   7½ / 10
Ogni mattina Hyrayama si alza all'alba nel suo piccolo appartamento e rivive come un rituale giornate apparentemente identiche e ripetitive: stessi gesti di preparazione, stesso tragitto in auto, stessi bagni da pulire, stessa pausa pranzo (con la stessa ragazza nella panchina accanto); in ognuno di questi giorni però accade qualcosa di apparentemente piccolo o insignificante, che dà senso alla sua vita.
E' sufficiente ascoltare la sua musica preferita o scegliere un nuovo libro o recarsi negli stessi locali, per trarne gioia e rassicurazione.
Hyrayama trasmette una profonda pace interiore, sa osservare il mondo, sa vedere al di là delle apparenze, sa apprezzare quello che possiede e lo dimostra con una generosità sincera verso gli altri. Non ha bisogno di nient'altro, il suo piccolo mondo gli da già tutto. Questo film insegna qualcosa a tutti noi, senza dubbio.

Light-Alex  @  18/02/2024 08:39:42
   5½ / 10
Film estremamente lento e fondamentalmente privo di trama. Si ripercorrono le giornate tutte un po' uguali di un lavorante dell'igienizzazione delle toilette di Tokyo, interpretato dal protagonista Koji Yakusho. La vicenda quindi è la ripresa di queste giornate estremamente metodiche, rituali (in pieno stile giapponese), ripetitive ed abitudinarie, della semplice vita di un uomo come tanti, solo, vagamente assuefatto da questo scorrere dei giorni identico senza possibilità o ricerca di cambiamento.

Credo che il senso del film sia un po' la battuta che arriva circa a metà film "Nel mondo ci sono contenuti tanti altri piccoli mondi, spesso chiusi e che non comunicano tra di loro". Ecco, Perfect Days lo vedo come un film che ci apre una finestra su una vita completamente lontana da noi, dove sia le modalità esotiche del Giappone, sia lo stile di vita monacale del protagonista, ci estraniano in una vicenda fuori dal tempo. A noi viene data la possibilità di sbirciare in un mondo lontanissimo, in una vita distante dalla nostra, nella quale tuttavia la ricerca è sempre la stessa, un barlume di felicità nello scorrere di tutti i giorni.

Per quanto sia sempre affascinante il Giappone, ho trovato veramente il film troppo lento e l'assenza di trama fa sì che non dia mai l'idea di cominciare veramente.

Boromir  @  10/02/2024 00:28:27
   8 / 10
Wim Wenders cesella un piccolo gioiello contemplativo in una adorabilissima cornice 4:3 che inevitabilmente richiama il cinema classico e omaggia, nel caso in questione, Yasujiro Ozu. E' il racconto delicato di un uomo di mezza età (lo straordinario Kōji Yakusho, in un'interpretazione quasi muta ma di enorme valenza comunicativa) che pulisce maniacalmente i bagni pubblici di Tokyo per lavoro, scandendo il tempo libero con le passioni per la letteratura, per le piante, la fotografia analogica e le musicassette di The Animals e Lou Reed. Una ricerca rituale e abitudinaria della ricchezza interiore che non trascura il valore del contatto con l'altro, un elogio alla quotidianità che si fa grande nell'illustrazione delle emozioni, un tributo (né nostalgico, né ricattatorio) ai rifugi analogici in un mondo sempre più frenetico, globalizzato, liquido e digitale.

Setter57  @  04/02/2024 09:51:32
   8½ / 10
Molto lento, ma bellissimo! Altro non riesco ad aggiungere.

clemtaf  @  24/01/2024 00:31:16
   10 / 10
Un film perfetto come i days del titolo.

Manticora  @  18/01/2024 17:09:39
   8 / 10
Il film più giapponese di Wenders, dopo risultati altalenanti e film mediocri ( vedasi Submergence del 2017) il regista tedesco ritorna nel 2023 con questo perfect days che nonostante la lunghezza e la trama scarna riesce a toccare l'anima soprattutto di chi come me si ritrova nel Giappone che Wenders narra con un occhio ad Ozu, soprattutto nella parte dei sogni del protagonista. La vita di Hirayama sembra monotona e priva di significato, un uomo che nell'incontro con la sorella capiamo ha abbracciato un altra vita per sfuggire anche dalla figura del padre oramai anziano. Quindi al di fuori degli agi e della vita diversa Hirayama vive la sua vita che sembra sempre uguale e invece è piena di sfumature. Soprattutto quando incontra la nipote scappata di casa. Bellissima colonna sonora diegetica che ci accompagna mentre il protagonista guida ascoltando le audiocassette. Un film per chi lo vuole capire, che fà riflettere sul senso della vita.

jimclark82  @  17/01/2024 13:51:20
   4 / 10
Onestamente non l'ho apprezzato, a ognuno il suo come si dice...e questo non è decisamente per me.
spaccato di vita di un giapponese che vive una vita umile e guardando il film con grande attenzione si possono tratte anche concetti profondi...ma più di 2 ore a vedere il personaggio principale a pulire WC con grande dedizione a me non lascia nulla...solo noia.
per quanto mi riguarda si salvano solo le musiche

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  16/01/2024 01:55:32
   7 / 10
Wim Wenders è perfettamente compatibile con il mio modo di vedere "lo stato delle cose" oltretutto adoro i suoi film "tedeschi", con quell'europeo che sognava l'America dal letto di casa. Citava Patricia Highsmith (anche qui) ed era amico di Nicholas Ray, immortalato in quel testamento di Vita e di Morte che era l'immenso "Lampi nell'acqua". Amava Hammett, Sam Spade, forse Richard Ford e Keruack. Poi l'Amwrica l'ha trovata e rivista a modo suo, lo sguardo comunque universale, l'amore per il Rock e via dicendo. Negli ultimi due decenni si era un poco perso in se stesso, ma aveva realizzato alcuni dei più bei documentari mai visti al cinema (lunga lista di capolavori). Dovrei dire Perfetto di Perfect days che mi ricorda forse "Nel corso del tempo" o forse Ozu contemporaneo, ma a ben vedere ha lo stesso stile minimale del primo Jim Jarmusch. Dovrei dirlo, magari lo penso pure, ma non lo trovo il Capolavoro che si dice in giro. La traiettoria del titolo come una nota canzone rock mi sembra abusata, come l'epilogo del piano sequenza, e forse anche la colonna sonora è fatta di scelte troppo prevedibili e sfruttate ovunque, dagli Animals a Nina Simone a Patti Smith. Sì mi sembra più Jarmusch che Wenders, con qualche vago accenno delle (efficaci) location urbane che sembrano uscite da "L'Eclisse" di Antonioni. Hirayama fa pensare solo che un uomo di tante letture non può desiderare di fare una vita "professionale" del genere, di pulire i gabinetti pubblici. Sì ama così poco? O non si pone quesiti del genere? La scena migliore, la più toccante, è l'incontro del protagonista con un uomo malato che ha appena rivisto la sua ex moglie. Ma complessivamente il film mi ha emozionato poco, non ci ho trovato quella complessità psicologica che giustifica un grande film. Interessante, ma sotto sotto prevale una sorta di lietezza umorale del protagonista che assolve ogni presunta malinconia o frustazione

Febrisio  @  15/01/2024 14:40:07
   7½ / 10
Seguiremo una decina di giornate della vita quotidiana del protagonista Hirayama che nel suo modo semplice e passionale riesce a cogliere e ad esprimere emozioni da e a cosa lo circonda. Nel contempo Win Wenders inquadra in modo assai pulito queste vicende e le dona allo spettatore. Non è un docufilm, ma Wim con delicatezza ci racconta una poesia nella vita quotidiana.

Un film piuttosto lento e dai discorsi rarefatti, che meriterebbe essere visto da tutti, ma che malgrado le sue caratteristiche non è per tutti.

marimito  @  13/01/2024 22:41:25
   8½ / 10
Wim superlativo!
Il trionfo della filosofia della felicità delle piccole cose, perfette nella loro ripetizione, e nelle quali anche le sbavature ed i fuori programma concorrono a renderle tali.
Musiche, fotografie, "dialoghi", anche (e forse soprattutto i silenzi) contribuiscono a realizzare quel senso di perfezione in cui l'altro è eventuale e nn sempre necessario per sentirsi felici.
In questa rotondità e circolarità della vita, momenti bui esistono e appartengono ad essa ma fondamentale è trovare la luce fra le ombre, perché c'è sempre il sole fra gli alberi (komorebi). Vivere l'hic et nunc, perchè ora è ora e un'altra volta è un'altra volta.

Thorondir  @  08/01/2024 10:04:12
   6½ / 10
Il cinema (e la vita) delle piccole cose, dei gesti apparentemente insignificanti ma velati di profondo umanesimo, l'amore per Ozu e il Giappone, Tokyo come luogo dell'anima e oasi di una cultura altra (seppur qui contaminata da quella occidentale, dai romanzi alla musica). Ci sono gli ingredienti di un film che Wenders ha rincorso e sognato per anni. Nella storia di Hirayama c'è una routine metodica, sempre uguale a se stessa: la stessa bibita acquistata nello stesso posto, lo stesso tragitto per andare al lavoro, gli stessi luoghi in cui mangiare, lo stesso bagno pubblico in cui lavarsi, le piantine annaffiate tutte le mattine, ecc. . Wenders ci regala questo film di gesti (il gesto molto più importante della parola) e ci invita a riflettere sulla poesia insita nella quotidianità e su quelle cose a cui non dedichiamo molta attenzione. Eppure, nella scelta di raccontare una routine, la coerenza del film rischia di farlo sbandare, perché "Perfect Days" è esso stesso "routinizzato": lo spettatore non viene informato di come Hirayama vive la sua vita ogni giorno, è costretto a riviverla sempre uguale a se stessa. Scelta narrativa rischiosa e che finisce per rendere tutto più soporifero ma soprattutto per togliere screentime agli altri personaggi, a partire dal duo nipote/sorella, testimoni di qualcosa accaduto nel passato ma che non conosciamo minimamente (focalizzazione esterna). E questo finisce per depotenziare il dramma e per rendere un po' bozzettistici alcuni personaggi, affidando tutta la potenza espressiva di "Perfect Days" alla bellezza quasi futuristica di Tokyo e ai primi e primissini piani di Koji Yakusho. Con un finale che omaggia di nuovo Ozu e che ci ricorda che (forse) anche quando scelta e positivamente vissuta, la solitudine fa male e il trascorrere del tempo resta inesorabile.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR rain  @  07/01/2024 14:07:32
   9 / 10
Può un film dove, per buona parte della sua durata, assistiamo al suo protagonista che pulisce bagni pubblici essere così bello? Wim Wenders, ormai alla soglia degli ottant'anni, ci dice di sì con quest'opera così lontana dal cinema frenetico a cui siamo ormai assuefatti, ma che con la sua ritualità riesce a trasmetterci un senso di pace estrema, la stessa pace che prova Hirayama (sacrosanta Palma d'Oro a Cannes per Koji Yakusho) nel compiere tutti quei piccoli e abitudinari gesti che scandiscono quella che per lui è la giornata perfetta. Qualche piccolo imprevisto prova a mutare la routine di Hirayama, imprevisti che però lo stesso Hirayama "assorbe" con serenità e senza farsi scalfire, continuando imperterrito a svolgere i suoi "rituali" con tutta la meticolosità di cui è capace.

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MARILYN HA GLI OCCHI NERI
Locandina del film MARILYN HA GLI OCCHI NERI Regia: Simone Godano
Interpreti: Miriam Leone, Stefano Accorsi, Thomas Trabacchi, Mario Pirrello, Orietta Notari, Marco Messeri, Andrea Di Casa, Valentina Oteri, Ariella Reggio, Astrid Meloni, Giulia Patrignani, Vanessa Compagnucci, Lucio Patané, Agnese Brighittini
Genere: commedia

Recensione a cura di Severino Faccin

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