the report (2019)

Con questo film ci muoviamo all'interno del classico cinema d'inchiesta statunitense. Burns, sceneggiatore di Soderbergh (qui produttore) gira un film serratissimo, tutto dialoghi, campi/controcampi e impegno civile. Decide di lasciare completamente fuori la vita privata di Jones (Adam Driver) per concentrarsi sul suo lavoro (e la sua ossessione). Non c'è nessuno spazio per sentimentalismi e situazioni che esulano dalla ricerca della verità. Ciò non significa che Burns riesca ad evitare del tutto i clichè del genere (quello dell'ossessione per il lavoro è classico). Eppure il film ha un ritmo infernale in questa discesa tra le pieghe della verità e mostra il complicatissimo bilanciamento politico degli Usa, tra compromessi, sopraffazione della gerarchia, calcoli elettoralistici. Chiara anche la scelta di virare su toni gialli/verdi, quasi a farli apparire come dei mostri umani, i torturatori, mentre quando si torna nelle stanze degli uffici tutto vira sul bianco/grigio della burocrazia anonima. Peccato per quella scivolata sulla buccia di banana della retorica che arriva nel finale, dopo che l'opera aveva efficacemente evitato di pestarla. Si finisce così per depotenziare la carica critica del film e ridare una patina di buonismo e bontà al sistema Usa.