tre metri sopra il cielo (2003)

Il romanzo “3 metri sopra il cielo” di Federico Moccia ha ottenuto talmente tanto successo, soprattutto fra i lettori adolescenti, che Luca Lucini ha deciso di farne un film, dedicandosi per la prima volta alla regia di un lungometraggio. La pellicola, però, non è riuscita ad assicurarsi lo stesso consenso di pubblico, in quanto la storia, troppo lontana dalla vita reale dei giovani d’oggi, risulta decisamente poco coinvolgente. Durante tutti i cento minuti di film, infatti, la vicenda presentata sullo schermo non riesce mai a trovare la forza per trascinare con sé lo spettatore che continua a sentirsi estraneo e distante dai fatti che si susseguono banalmente sullo schermo.

Babi (Katy Louise Saunders), ragazza diciottenne appartenente alla medio alta borghesia capitolina, frequenta l’ultimo anno della scuola media superiore con dedizione e profitto. Il suo tempo, al di fuori degli impegni scolastici, lo trascorre con Pallina, sua migliore amica e compagna di classe.
Step (Riccardo Scamarcio), al contrario, è un diciannovenne ribelle, indomabile e violento al quale piace vivere infrangendo le regole della società. Non studia, non lavora, trascorre la notte compiendo atti vandalici e disprezza tutto ciò che lo circonda, nonostante, anche lui appartenga ad una famiglia benestante. Passa le giornate in compagnia del suo migliore amico Pollo, col quale ama partecipare a gare di moto clandestine nella “serra”, così denominata a causa della consistente presenza di fiori in memoria dei ragazzi morti durante le corse. Di seguito riporto il contenuto di un cartello appeso per commemorare un giovane defunto : “ Il Signore non è stato un vero Signore, non gli ha dato la rivincita”. Le vite di questi due giovani, così diverse fra loro, si scontrano ad una festa; lei gli tirerà un bicchiere di vino in volto e lui la inzupperà buttandola nella vasca.
A legarli nascerà immediatamente un sentimento di odio, unito, però, all’ attrattiva che una persona così diversa dalla propria, immancabilmente suscita. L’interesse li porterà ad avvicinarsi e a conoscersi sempre meglio sino al punto in cui lei diventerà, addirittura, la sua Grupi ( ragazza che mediante una cintura si lega al pilota della moto durante le gare ). L’odio si trasformerà in amore e due realtà così diverse inizieranno a convivere anche se non riusciranno mai a comprendersi pienamente.
Elemento di congiunzione fra le varie scene del film è la voce del dj di Radio Caos (FM 107.3).

Il titolo dell’ opera viene ripreso dalla frase pronunciata da Step per descrivere la felicità dopo aver fatto sesso per la prima volta col suo primo vero amore Babi : “Ti senti felice come se stessi toccando il cielo con un dito?” “ Di più, almeno tre metri sopra il cielo”.

La storia è mediocre e banale, lo spettatore, infatti, sa sempre prevedere cosa avverrà dopo e non viene in alcun modo stimolato o stupito. Inoltre, il plot è decisamente poco realistico. Risulta chiaro, infatti, che il regista avesse come obiettivo quello di mostrare al pubblico un mondo simile a quello in cui quotidianamente viviamo, ma, che per un eccesso di pretenziosità finisca per raccontare di una realtà che non esiste. La storia d’amore di cui narra la pellicola non riesce ad appassionare e colpire più di tanto lo spettatore, in quanto, nonostante l’evidente tentativo sia del regista che degli attori di coinvolgere l’osservatore, risulta fasulla, svenevole e melensa. I dialoghi sono scontati, prevedibili e privi di originalità. Gli attori, ancora molto giovani, peccano di inesperienza. Si tratta di un film da guardare senza particolari aspettative, con il solo scopo di passare un’ ora e quaranta minuti tranquilli senza particolari colpi di scena o forti coinvolgimenti emotivi.
Sono convinta, comunque, che sia importante sostenere questi giovani che si affacciano per le prime volte sulle scene cinematografiche, con l’augurio che possano migliorarsi e nel contempo contribuire alla crescita del cinema italiano e alla sua diffusione nel mondo.