vado a vivere da solo (1982)

Sicuramente una gradevolissima commedia che, se vista alla sua uscita, avrebbe deliziato ancor più. Purtroppo, poi, Calà negli anni ha continuato con i suoi tormentoni finendo per far risultar mediocri anche i suoi primi film. Al di là di ciò piace molto la storia nella sua semplicità ed attualità, piacciono molto sia Buzzanca, che recita il personaggio più congeniale per lui, ed un silente o quasi Salvi. Le battute sono fresche e veloci e gli ammiccamenti mai volgari.

Non mi è piaciuto; come ho letto su di un intelligente inserto, questo tipo di film sono più interessanti sotto l'aspetto sociologico che riguardo quello cinematografico, visto come ben inquadrano e fotografano epoche e mentalità.

Imho solo mediocre e poveristico ma comunque la sua nomea di cult ce l'ha; bene Buzzanca nel ruolo del vicino rompiballe.

Risi jr. ha fatto di meglio.

carino.
semplice.
comico quanto basta.
comunque non rientra nel genere cult.
da vedere a tempo perso.

Film insulso quanto il suo protagonista. Mi chiedo come sia possibile che tutt'ora circoli ancora in tv e al cinema...

Filmetto con il comico del momento, prematuramente svanito per indubbie incapacità

Quoto in toto il comento di JellyBelly qui sotto.
Che altro aggiungere?
Marco Risi ha azzeccato ben pochi film in carriera e tutti verso fine anni 80 e primi 90.
Calà non mi ha mai fatto sorridere,pessimo.

Il povero Jerry Calà, dopo aver pensato a lungo tra un flop e l'altro a come sfruttare la moda dei revival dei cult anni '80, deve aver pensato che, ehy, un bel remake di "Vado a vivere da solo" ci sarebbe stato veramente bene.
Beh, qualcuno gli spieghi che questa robaccia di Marco Risi non è mai stato un cult, né un simpatico trashone, né un simpatico filmetto di serie B: è e rimarrà sempre, al di là di ogni rivalutazione, un film di mer.da.
Ah, già che ci siamo, qualcuno gli spieghi pure che dire "LIBIDINE!", "CAPITO?!" e "OCIO!" non fa ridere.

Commediola abbastanza superficiale diretta da Marco Risi sulla vicissitudini di uno studente universitario. Piuttosto insipido il tutto anche se la trovata dell'azionamento del juke box non è male...

A me Jerry Calà sta simpatico, ma questo film è un cesso! Le battute si contano sulle dita della mano, e la trama è inesistente. Da evitare.

Il figlio di Dino Risi(alle primissime armi,e si vede)decide di sradicare definitivamente Calà(anche dopo il grande successo de "I fichissimi") dal gruppo dei Gatti di Vicolo Miracoli,cucendogli addosso una commediola futile che vorrebbe prendere di mira i"bamboccioni"che decidono a un certo tardivo punto di abbandonare l'abitazione assieme ai genitori per diventare maturi e indipendenti(si fa per dire),andando appunto a vivere da soli.La sceneggiatura(a cui collabora anche Enrico Vanzina e lo stesso Calà)si limita a rappresentare malamente e senza novità, la superficialità della gioventù dell'epoca(desiderosa di cambiare e rivoluzionaria soprattutto a parole,ma in fondo mammona,bonacciona e bisognosa d'affetto)e tutto è in funzione del modesto repertorio del comico protagonista e delle sue prevedibili disavventure.La messinscena poverissima con dei set tirati al risparmio,appiattiscono ulteriormente un film datato e diseguale,che non approfondisce il discorso di costume che avrebbe potuto svolgere sulla vacuità e la cialtronaggine di alcuni giovinastri di quegli anni,buttando tutto nella farsa casereccia a buon mercato.Buzzanca(qui utilizzato come caratterista"di lusso"nella parte del co-inqulino puttaniere di Calà)a tratti fa sorridere e la Vazzoler(che interpreta la madre del protagonista)è simpatica,ma entrambi non aiutano a risollevare le sorti di un film modesto pensato solo per fare cassetta.La Audray,dopo qualche altro analogo filmetto,è scomparsa nel nulla.

E' forse solo per nostalgia che commento questo modesto filmetto solo ora, a distanza di oltre vent'anni dall'ultima volta che l'ho visto.
Fa ridere (moderatamente), anche se mortifica qualsiasi appassionato di buon cinema con la sua pochezza. Per inciso: Calà fa il "bambinone" e trova rifugio nella baraccopoli di quel coattone di Di Cioccio, poi pero' c'è un vicino stravagante (Buzzanca, l'unico che fa davvero ridere) e una bella serie di bonazze vent'anni prima di Pieraccioni (e ugualmente, meritatamente scomparse nel nulla) e qualche gag. Il momento piu' divertente è mamy che si fuma il cannone. Il peggiore, il finale.
Bruttino, ma in giro c'era ben di peggio