wavelength regia di Michael Snow USA, Canada 1967
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wavelength (1967)

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Titolo Originale: WAVELENGTH

RegiaMichael Snow

InterpretiHollis Frampton

Durata: h 0.45
NazionalitàUSA, Canada 1967
Generecorto
Al cinema nel Maggio 1967

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Trama del film Wavelength

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Voto Visitatori:   8,75 / 10 (2 voti)8,75Grafico
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Voti e commenti su Wavelength, 2 opinioni inserite

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Invia una mail all'autore del commento Weltanschauung  @  20/06/2012 21:32:09
   8½ / 10
Michael Snow è un regista canadese, tra i maggiori esponenti del cinema strutturale.
Tra le principali influenze di questa corrente troviamo le sperimentazioni di Andy Warhol e quelle di Stan Brakhage.
Brakhage è affine da un punto di vista stilistico, mentre Warhol da un punto di vista empirico, nel senso che non si fermava ad una sperimentazione di tipo estetico, bensì andava verso un approfondimento sulla tecnica cinematografica come costruttrice di finzioni, approfondendo l'aspetto sensoriale in un' ottica quasi allucinogena.

I primi lavori di Snow, tra cui Wavelenght, rappresentano una riflessione sull'essenza stessa del cinema, realizzata attraverso un codice filmico preciso.
Il titolo del film deriva dalla raffigurazione delle onde nella fotografia, ma si riferisce anche alle onde sonore che si odono per 42 minuti, tra note gravi ed acute.

Wavelenght è un lunghissimo zoom in avanti che procede lentamente, riprendendo un locale vuoto con porte e finestre, concludendosi con un dettaglio di una fotografia attaccata al muro.
Durante questo graduale processo, l'immagine viene manomessa da svariati filtri cromatici ed effetti.
Si svolge nel frattempo anche una brevissima storia(di cui però la cinepresa si disinteressa) in cui un uomo si accascia a terra ed una donna parla al telefono, probabilmente in ansia per l'accaduto. Ma in ogni caso lo zoom avanza sino ai dettagli del quadro, lasciando così fuori campo lo svolgimento della scena.
L'inquadratura stringendosi sempre di più, opta nel finale per una dissolvenza incrociata sulla fotografia del mare appesa alla parete.
Ecco che la narrazione viene annichilita e destrutturata, non interessa più.

Wavelenght è un analisi sul cinema e su come le sue caratteristiche vengano sfruttate per ingannare la percezione, mettendo in risalto così la finzione del mezzo cinematografico.
Snow non agisce sul racconto bensì sui meccanismi, in modo da metterli a nudo e svelarne la loro natura.
Il suo è un tentativo esasperato di uscire dalla rappresentazione mistificatoria ove si rimane schiavi vincolati alla tecnica ed dalla "messa in scena", vi è una volontà nel riflettere attraverso il film stesso, sulla costruzione del falso filmico.
C'è la consapevolezza nitida di come la macchina da presa prestabilisca ed acconsenta la finzione sul grande schermo.

Difficile dire altro, se non che trattasi di uno dei più grandi esperimenti sull'analisi dei confini del mezzo cinematografico.
Una riflessione permanente e complessa sul "vedere".

"Non ho mai avuto un particolare interesse nella narrazione o nel raccontare delle storie. Ho sempre voluto provare a produrre nuove forme con il tempo. Raccontare una storia è qualcosa di molto profondo, noi stiamo sempre a raccontare storie. Ma non è l'unico modo di creare qualcosa con il tempo. Non credo però di imitare la musica.
Faccio una generalizzazione enorme: i film di narrazione vengono dalla tradizione del romanzo e del teatro. E' la loro eredità. Penso che i miei film, e anche un buon numero di cosiddetti film sperimentali, sono in realtà più legati alla poesia e alla musica. E poi questi vengono fatti da una sola persona, mentre la maggior parte dei film di narrazione coinvolgono molte competenze e un sacco di soldi. Una delle scoperte più radicali che il cinema sperimentale ci ha mostrato è che una persona con una macchina da presa può fare cose che hanno la stessa profondità di quelle che vengono fatte da un largo numero di persone. Questo aspetto è sempre più esplorato perchè sempre più persone nel mondo dell'arte stanno lavorando con le immagini in movimento in diversi modi."

DarkRareMirko  @  26/04/2010 00:47:35
   9 / 10
Più unico che raro esempio di film sperimentale all'interno dell'intera storia del cinema, questo WAVELENGTH del purtroppo poco prolifico Michael Snow fà storia perchè per la prima volta si cerca, per circa tre quarti d'ora, di poter costituire, riuscendoci, una progressiva sintonia (ecco a cosa si riferisce quindi il titolo, alla ricerca di una stessa lunghezza d'onda tra più elementi) audiovisiva tra diversi elementi presenti on screen.

Ecco che quindi, a poco a poco, l'originario appartamento semivuoto e semideserto, che vede solo poche persone sulla scena, dotato inoltre di grandi finestre che danno su una strada, vede incatenarsi con parziali immagini marittime, con colori e sfumature diverse, ecc., il tutto sottolineato da un forte suono che via via diviene sempre più acuto.

A quanto sappia esistono diverse versioni, di differente durata, ed il film, tra l'altro, è stato trasmesso tempo fà dalla santa Rai Tre, credo per volere del mitico Enrico Ghezzi per Fuori Orario, praticamente l'unico motivo che, di tanto in tanto, ancora mi fà accendere per qualcosa la televisione.

Originale, interessante e NON noioso, seppur si possa superficialmente pensare che stare di fronte ad una stessa scena per 45 minuti possa fare sbadigliare.

Vedetevi Four Stars di Warhol allora che, seppur diversificando i temi, dura 24 ore tutte filate...

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