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C'è una grande quantità di informazioni in questa miniserie documentario. Già per il fatto di stabilire se Vince McMahon e Mr McMahon (il character in pubblico) siano diversi tra loro. Oppure il Mr McMahon è la versione in negativo dell'uomo Vince McMahon o addirittura la sua versione estrema. In sei puntate non si riesce a definirlo con certezza e tutto sommato non è per forza un difetto. Di sicuro che ci troviamo di fronte ad un uomo d'affari spietato, che per il business avrebbe venduto sua madre (la morte di Owen Hart, per esempio), brillante e geniale da un lato, meschino e terribile dall'altro. Bisogna prendere atto che con questo atteggiamento ha reso il wrestling da fenomeno piuttosto di nicchia ad essere un fenomeno di massa di proporzioni enormi e comunque molto più visibili rispetto a prima. Nel complesso il documentario possiede un tono di base abbastanza elogiativo, tuttavia le questioni in sospeso come gli scandali sessuali che coprono quasi per intero l'ultima puntata, tanto elogiativi non sono. Come tutti sanno, giustamente, i processi si fanno nelle aule di un tribunale e non nelle miniserie tv. Probabilmente se avessero aspettato ancora un po' per la messa in onda sarebbe valsa la pena sotto l'aspetto meramente informativo, ma si può obiettare che attendendo troppo, il prodotto stesso diventi datato. Sicuramente la tempistica della sua messa in onda non deve essere stata una scelta facile per Netflix, dato che trasmetterà Raw da gennaio 2025. Rimane un lavoro che fornisce comunque un buon compendio sulla storia del wrestling degli ultimi 40 anni e ci restituisce un uomo controverso nel senso letterale del termine.