la zona d'interesse regia di Jonathan Glazer Gran Bretagna, Polonia, USA 2023
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la zona d'interesse (2023)

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locandina del film LA ZONA D'INTERESSE

Titolo Originale: THE ZONE OF INTEREST

RegiaJonathan Glazer

InterpretiChristian Friedel, Sandra Hüller, Medusa Knopf, Daniel Holzberg, Ralph Herforth, Maximilian Beck, Sascha Maaz, Wolfgang Lampl, Johann Karthaus, Freya Kreutzkam, Lilli Falk, Nele Ahrensmeier, Stephanie Petrowitz, Marie Rosa Tietjen, Ralf Zillmann, Imogen Kogge, Zuzanna Kobiela, Julia Polaczek, Luis Noah Witte, Christopher Manavi, Kalman Wilson, Martyna Poznanski, Anastazja Drobniak, Cecylia Pekala, Andrey Isaev

Durata: h 1.45
NazionalitàGran Bretagna, Polonia, USA 2023
Generedrammatico
Al cinema nel Febbraio 2024

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Trama del film La zona d'interesse

Liberamente ispirato all’omonimo romanzo di Martin Amis, "La Zona d’interesse" è la storia di una famiglia tedesca apparentemente normale che vive - in una bucolica casetta con piscina - una quotidianità fatta di gite in barca, il lavoro d’ufficio del padre, i tè della moglie con le amiche, le domeniche passate a pescare al fiume. Peccato che l’uomo in questione sia Rudolf Höss, comandante di Auschwitz, e la deliziosa villetta con giardino in cui vive con la sua famiglia in una surreale serenità è situata proprio al confine con il campo di concentramento, a due passi dall’orrore, così vicino e così lontano.

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Voto Visitatori:   7,45 / 10 (39 voti)7,45Grafico
Miglior film internazionaleMiglior sonoro (Tarn Willers, Johnnie Burn)
VINCITORE DI 2 PREMI OSCAR:
Miglior film internazionale, Miglior sonoro (Tarn Willers, Johnnie Burn)
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Voti e commenti su La zona d'interesse, 39 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Gruppo COLLABORATORI Harpo  @  18/03/2024 12:15:30
   8½ / 10
Che bello questo sequel (apocrifo?) de "Il nastro bianco" di Haneke. Sinceramente mi sorprende che nessuno nei commenti l'abbia notato e a mia volta non avrei mai detto che il buon maestro (l'unico personaggio positivo del capolavoro di MH) potesse diventare uno dei peggiori criminali della storia. Però ci sta, si vede che i suoi bambini li ama eccome.
Altre considerazioni sparse con flusso di coscienza senza pietà: l'A24 non ne sbaglia davvero mezza. In meno di 10 anni hanno già fatto incetta di Oscar con una serie di titoli che spesso sfondano al botteghino (o cmq diventano istantaneamente oggetto di culto) e, cmq vada, fanno tirare fuori il pisello a critici e addetti ai lavori. Insomma, abbiamo tutti bisogno di meno Disney e più A24.
Oltretutto, oltre al plauso di vederci giusto, diamole atto del fatto che lascia carta bianca alla vena creativa degli autori (o almeno così pare, perché obv mica ero lì a controllare): se tutti sono capaci di uscire la grana per un film sulla Shoah, non so in quanti avrebbero il coraggio di uscirla per un film dove non succede assolutamente nulla. Altra cosa fondamentale: l'assoluta mancanza di eventi significativi nel racconto non dev'essere confusa con una sceneggiatura assente. La sceneggiatura c'è eccome ed è davvero moooolto studiata (mi piacerebbe pure leggerla per capire quanto sia stato scritto nel dettaglio), considerando che riesce a farti empatizzare con Hoess. Semplicemente è volutamente molto statica.
Come statica è la fotografia: io ho contato due carrelli, nessun pan e nessun tilt, per il resto sono solamente delle diapo che scorrono (peccato non sia in 4:3). Il DOP è uno spettatore, esattamente come lo siamo noi, come lo erano loro e come lo è stato tutto il popolo tedesco. Spettatori di un orrore che non può essere mostrato, né che si vuole vedere (uno dei commenti qua sotto va perfettamente a segno quando parla di dichiarazione d'intenti nella scena iniziale, con quei due fastidiosissimi minuti di nero). Obbligo di menzione per il primo carrello (dopo quasi un'ora!) che fa da preludio all'arrivo di un treno nel campo, una delle scene più agghiaccianti e meglio montate che abbia visto in vita mia.
A questo punto, è evidente che tutto il film sia basato sulla staticità: statico è anche il montaggio e soprattutto statico è il tanto osannato montaggio sonoro, con i forni crematori che creano un costante tappeto sonoro che ti accompagna sempre e a cui dopo un po' non dai più importanza.
Così, a primo impatto, più "boh" la scene con la ragazzina che porta il cibo (agli ebrei?): non so, mi sembra una concessione spielberghiana che stona un po' con il resto del film. "Bellissimo" e senza pietà, invece, il parallelismo tra nazisti/Gretel ed ebrei/strega cattiva da rinchiudere nel forno, una di quelle cose che ti fanno star male solo a pensarci. Decisamente un film da rivedere.

2 risposte al commento
Ultima risposta 18/03/2024 14.09.08
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JOKER1926  @  11/03/2024 16:48:17
   3 / 10
"La zona di interesse" è un nuovo esempio radicato nel bazar ipocrita dell' apprezzamento a "tutti i costi" di arte non pura.

Andersen con i vestiti dell'imperatore dimostrò l'essenza della manipolazione delle masse. Glazer, ed è anche da stimare, continua su questa strada di pellegrinaggio cieco e di giudizio critico infetto.

La notte degli Oscar loda un prodotto che funge da sineddoche circa le atrocità delle guerre, messaggio che cinematograficamente, al di là di tutto, poggia su canovacci già esistenti. I fiori del giardino (fotografati con sapienza) che si alimentano dal concime di vite umane é un messaggio artistico brutale, ma resta una individuale esposizione dell'immagine, non è espressione corale di mero Cinema.

"La zona di interesse" non ha sperimentalismo, né stigmate del Cinema d'autore. Prodotto privo di trama e personaggi che di logica non può non abortire la medesima logica fondante del Cinema.

Glazer non indaga, lascia aperte porte senza stanze e infarcisce la scena a colpi di effetti sonori devastanti come cattedrali nel deserto: potenza disperata senza corrispondenza.

Appurata la fisiologica capacità tecnica nella creazione del film : fotografia, montaggio e inquadrature medio/lunghe e mai centrali e qualche mezzo piano sequenza, "La zona di interesse" collassa senza punti di discussione su un contenuto artistico non pervenuto poiché inesistente, ove é l'esercizio stilistico a diventare ossessivo e patologico.

3 risposte al commento
Ultima risposta 18/03/2024 12.24.50
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Goldust  @  26/02/2024 11:53:47
   6 / 10
Non un film per tutti e sicuramente divisivo negli intenti e nei risultati, in quanto ciascuno lo può recepire in modo diverso. Posso dire che non apprezzo molto le pellicole senza trama, e questa neanche la contempla: è più uno spaccato della vita quotidiana della famiglia di questo gerarca nazista, responsabile di Auschwitz, dove piccoli e grandi problemi di tutti i giorni hanno il sopravvento sul dramma vissuto dai deportati pochi metri più in là. E' innegabile comunque la potenza espressiva di alcuni passaggi ( il finale in falshforward ad esempio, anche se un pò strumentale ), l'importanza del suono e dei rumori in sottofondo per riportare lo spettatore alla cruda realtà raccontata, le immagini apparentemente banali anch'esse in sottofondo che trasmettono angoscia e commozione ( il fumo che esce da una ciminiera, le finestre della casa che di notte si colorano di rosso ). E non per ultimo, un punto di vista sicuramente insolito per riflettere su uno dei peggiori crimini dell'umanità, sfiorandolo solo con lo sguardo ed il pensiero. Vorrei dare di più ma avrei preferito assistere ad una visione più scorrevole.

2 risposte al commento
Ultima risposta 27/02/2024 15.19.57
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Gruppo STAFF, Moderatore Jellybelly  @  24/02/2024 22:50:23
   6 / 10
Mi dispiace un po' andare controcorrente, ma a me questo film non è proprio arrivato. Glazer dal punto di vista tecnico è sempre stato un fenomeno e lo dimostra ancora una votla, ma a me è sempre sembrato fin troppo interessato all'aspetto estetico dei suoi film più che al contenuto, camminando sempre sul filo della supponenza fine a se stessa, ed a parere mio questo film non fa eccezione.

Sì perché La zona d'interesse da un punto di vista tecnico è perfetto: alcune scene sono molto potenti

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER, ma mi sono sembrate tutte scene splendide che però non erano inserite nel contesto di una storia funzionale.

In effetti la cosa che mi è pesata di più è la totale assenza di trama: una votla esaurita la sensazione di straniamento per la piatta vita borghese condotta dalla famiglia Hoss accanto al Campo di Auschwitz il film procede senza che accada granché e senza che i personaggi abbiano il minimo sviluppo: sarebbe stato interessante indagare un po' di più la figura di Hoss, le cui complessità si intuiscono solo con i conati sul finale, ma che per tutto il film è semplicemente un burocrate che discute con la moglie che non accetta il trasferimento in un'altra città. E sì, prima che me lo diciate, ho colto i riferimenti alla banalità del male, ma resta il fatto che io in un film cerco anche una sceneggiatura ed uno sviluppo, altrimenti mi guardo un documentario.

Però, oh, preciso che sono io ad essere particolarmente fissato con la sceneggiatura quando guardo un film, quindi se questo è piaciuto a tutti tranne che a me ammetto serenamente che il problema posso essere io - che in effetti non ho mai amato Glazer, a ben vedere.

1 risposta al commento
Ultima risposta 03/03/2024 23.18.09
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