anche gli uccelli uccidono regia di Robert Altman USA 1970
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anche gli uccelli uccidono (1970)

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locandina del film ANCHE GLI UCCELLI UCCIDONO

Titolo Originale: BREWSTER MCCLOUD

RegiaRobert Altman

InterpretiBud Cort, Sally Kellerman, Shelley Duvall, Michael Murphy, René Auberjonois, Stacy Keach

Durata: h 1.41
NazionalitàUSA 1970
Generegrottesco
Al cinema nel Dicembre 1970

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Trama del film Anche gli uccelli uccidono

Un provetto Icaro della contemporanea America, rifugiatosi in un vecchio rifugio antiaereo di Huston per esercitarsi nella lezione di volo, contraddice la regola aurea impostagli dalla sua insegnante e si innamora con disastrose conseguenze.

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Voto Visitatori:   8,18 / 10 (17 voti)8,18Grafico
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Voti e commenti su Anche gli uccelli uccidono, 17 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  10/06/2023 10:57:49
   7 / 10
Altman firma una atipica commedia dai tratti grottesco-surreali perfettamente radicata nell'epoca, inizio '70. A suo modo interessante.

Goldust  @  05/01/2016 09:37:00
   6½ / 10
Reduce dal successo di Mash, Altman punta a stupire con questa commedia grottesca che lascia pochi punti di riferimento allo spettatore. La storia è quella di un aspirante icaro moderno, il messaggio è quello di una rivolta giovanilistica ( il volo come metafora di cambiamento ) che è anche specchio sociale d'America; giocando con i generi e sperimentando quanto più possibile ( il montaggio specialmente riveste un'importanza decisiva ) il rischio è che la forma prenda però il sopravvento sul contenuto, con l'effetto controproducente di rendere il racconto disomogeneo e quindi meno appassionante. Ed in alcuni passaggi in effetti succede.
Bella prova dell'esordiente Shelley Duvall.

Filman  @  03/03/2015 18:17:08
   9 / 10
Parallelamente al suo crescente successo, Robert Altman conferma la sua aura d'autore Hollywoodiano consolidandosi nel suo genere prediletto con BREWSTER MCCLOUD, commedia atipica e singolare, un piccolo capolavoro in grado di voltare le spalle al grande pubblico e sventolare con saggezza il proprio spirito a metà tra il demenziale e l'espressionismo filmico, costruito a puntino seppur in modo essenziale, grazie ad un linguaggio visivo-narrativo tanto potente quanto contenuto.
Altman sfrutta così tutto il suo stile comunicativo per esprimere, probabilmente per la prima volta, la sua personale visione dell'America in modo quasi del tutto amaro e graffiante, mostrando con genialità il vero volto del sogno americano criticando l'ipocrisia e la povertà interiore della società a stelle e strisce in modo così sottile da passare inosservato, trovando però compattezza in forme metaforiche e in una straripante ed intelligente originalità.

Neurotico  @  07/08/2012 16:00:46
   10 / 10
Devastante. Un furore caleidoscopio e grottesco con sfumature ambientali e animaliste. Altman non si prendo troppo sul serio ma quello che ha da dire risulta (ancor di piu') senza fronzoli e diretto. Impossibile parlare di un film come questo, senza genere e con una vena irriverente da far commuovere. Sensuale e dolcissima Shelley Duvall che qui esordisce. Stacy Keach irriconoscibile e superlativo (onore e gloria a Stacy "Bad Bob" e "Fat city" Keach). Scene e scenette condite con un'ironia da tramandare ai posteri. Capolavoro del grottesco e del cinema "alternativo" per eccellenza.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  08/12/2011 12:03:15
   9 / 10
Una società che vorrebbe spiccare il volo verso la libertà assoluta sulla scia dei fermenti fine anni 60, ma che rimane prgioniera delle tante gabbie e restrizioni che la costellano. L'affresco di Altman si esprime anche nella libertà assoluta di destrutturare e ricomporre i vari generi che questa pellicola presenta. E' un film complesso, grottesco e stralunato come il suo protagonista che ha il volto ideale di Bud cort. Un volo destinato a cadere per la gioia del gran carrozzone spettavolare della società americana. Un film che adoro e un Altman tutt'altro che minore.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR pier91  @  25/07/2011 18:26:06
   7½ / 10
Rivisto per la seconda volta, permane un senso si caos narrativo e di tracotanza grottesca. Resta però un esperimento cinematografico dalla forte carica erosiva, in bilico fra la farsa e la poesia del disincanto. Altman intravede negli uccelli e, diciamolo, nella loro mer*a, un’ efficace metafora sociale, ma anche un espediente per ricalcare la vena giallo-parodistica della pellicola. Lo spaccato umano, molto simile a quello inscenato da Ashby in Harold e Mude (sempre con Bud Cort), propone poliziotti disonesti o incredibilmente idioti, ricchi cinici e avidi, donne che, sessualmente libere ma non meno svampite, ridicolizzano gli ideali femministi. Ai margini di tutto questo un ragazzo, simbolo del fermento beat disceso dagli hipsters americani, cova il sogno di volare. Sua complice è una donna misteriosa e magica, che porta sul suo corpo, un po’come la Libertà, i segni di un paio d’ali amputate. Nella bellissima scena finale il giovane Brewster si schianta a terra insieme al suo sogno, che è poi lo stesso di tutta una generazione.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Ciumi  @  03/06/2011 14:08:16
   8½ / 10
Forse appena ispirato alla raffinata commedia di Resnais, lo sguardo di vetro e penetrante, d'aquila ironica di Altman, affonda nel corpo della sua America, ed è sempre originale.
Vasto, trova la sua coralità in una pioggia di cacca di uccelli, cacca del desiderio di librarsi, fonde il volo con l'assassinio, la rivolta giovanile con il sistema, e trova la sua metafora meravigliosa: in lei, ambigua donna salvifica divenuta muto corvo alla negazione del suo solo amore da parte di lui, donna che esce di scena su per le vuote gradinate; e nel mirabile, bianco, tragico volo d'angoscia legato ancora alle macchinazioni, tra poliziotti che guardano, sopra un ampio campo eppure sotto maglie metalliche dei soffitti che appena lasciano intravedere la luce, girando e rigirando nella gabbia, fino allo stremo del corpo e alla rottura del macchinario, e a precipitare, dove si risveglia, clamoroso, il grande spettacolo statunitense che sta sempre dietro ad aspettare.

6 risposte al commento
Ultima risposta 26/07/2011 13.26.26
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  14/04/2011 14:07:42
   6 / 10
Non mi è piaciuto come speravo e mi dispiace,anche se ne riconosco i meriti.
Si tratta di un film in cui i generi cinematografici vengono mischiati a puro piacimento e il senso di umorismo grottesco pervade sempre la pellicola rendendola completamente folle dall'inizio alla fine; di conseguenza o si accetta il gioco di Altman oppure non lo si capisce e purtroppo faccio parte della seconda categoria.
Per quanto divertente funziona solo a tratti e non sempre riesce ad essere coinvolgente come dovrebbe.

Caso strano,ogni volta che un grande regista che apprezzo si interessa di ornitologia e ornitologhi il film in questione mi rimane sullo stomaco per un motivo o per l'altro. Prima Greenaway,ora Altman...

El_Baro  @  20/01/2010 22:43:30
   8½ / 10
Uhh, che delirione!
Geniale.
Grottesco, ironico, crudo.
Attacca tutti, non c'è spazio per nessuno eppure usa l'ironia più del sarcasmo (cosa che invece fa Solondz, per dirne uno).
I titoli di coda sono strepitosi, pure.
Davvero una roba fuori da tutto.

Gruppo COLLABORATORI ULTRAVIOLENCE78  @  21/04/2009 19:51:21
   8½ / 10
In “Anche gli uccelli uccidono” (titolo originale: “Brewster Mcloud”) Robert Altman riesce a coniugare vette incomparabili di lirismo a toni volutamente prosaici, legando questi aspetti antinomici con una notevole vena grottesca e surreale oggettivata da svariate situazioni comiche, tra cui le strampalate lezioni di un professore di ornitologia che fanno da filo conduttore della narrazione.
Il film s’impernia sul tema della incapacità dell’uomo di raggiungere e vivere l’amore puro, simboleggiato da ciò che costituisce il “leit-motiv” metaforico di tutta la vicenda: il volo. Funzionale a tale nucleo tematico è la scena centrale della vasca bagno in cui Louise, amica del giovane Brewster, mentre è intenta a lavarlo con una spugna gli spiega la differenza sostanziale tra il sesso e l’amore: secondo il suo punto di vista, da principio tutti sono tesi a librarsi alla ricerca di un sentimento estatico, ma poi precipitano immancabilmente verso il basso e si abituano/assuefanno a ciò che è soltanto un mero surrogato (o addirittura la negazione) di quel sentimento. Funzionalmente giustapposta a tale scena è la bellissima sequenza successiva, in cui Brewster sogna di volare sulle nuvole in un cielo rischiarato dai dolci raggi di un sole “crepuscolare”; sequenza bruscamente interrotta da quella amaramente emblematica, in cui il turbinare vorticoso della mdp è seguito dalla caduta di un uccello tra le lapidi di un cimitero.
Il rapporto tra i due personaggi è nello stesso tempo tenero, sincero, ambiguo, quasi etereo nel suo svolgersi lungo la linea che divide il sentimento platonico da quello più prosaicamente carnale (ad esso sembra richiamarsi quello che un anno dopo vedrà come protagonista, in “Harold e Maude”, proprio Bud Court). Ma lo sviluppo e il completamento di tale relazione verrà osteggiato da una serie di goffe e laide figure, nei cui bassi comportamenti si obiettiva tutto ciò che si pone agli antipodi rispetto alla purezza dell’amore (cupidigia, avarizia, grettezza, insensibilità…). E alla fine, anche il giovane e incosciente Brewster cadrà nella rete delle tentazioni e degli inganni umani, destinando la sua tensione all’ “alto”, al volo, ad una drammatica e inesorabile fine.
Moltissimi i momenti cinematograficamente degni di nota, che la pellicola riserva. Tra i tanti: la succitata sequenza onirica; il “ralenty” dell’inseguimento, dove il balzo delle tre macchine, sottolineato dalla musica di fondo, acquista quasi la parvenza di un balletto; e poi quella del volo finale, ripreso sia circolarmente dal basso e poi di fianco al protagonista, cogliendone la crescente fatica e la disperazione per l’impossibilità di mantenersi in aria.
Una metafora tristissima, che si fonda sul parallelismo, a un tempo amaro e ironico, tra la specie umana e quella degli uccelli; e che si chiude con la rappresentazione di un mondo come un uno cinico “show” circense, che va avanti in un’agghiacciante indifferenza (“Nashville” è alle porte).

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Gatsu  @  08/03/2009 21:28:03
   8 / 10
Grande Cult degli anni 70 che secondo me è più di un semplice film. Altman si cimenta in una grottesca sceneggiatura dando il meglio di se. Davvero particolare il suo lavoro, ma realizzato molto bene e colpisce nel segno. Intelligente e con uno schiaffo al mondo della scienza. Assolutamente da vedere.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento matteo200486  @  03/09/2008 00:16:17
   8 / 10
“L'amore è la cosa più vicina al volo”

Dopo l'incredibile successo della commedia nera totalmente politically incorrect M.A.S.H, nello stesso anno Robert Altman uscì nelle sale con il suo sesto lungometraggio cambiando ancora le carte in tavola e sorprendendo il proprio pubblico che, in verità, non rimase estremamente convinto e soddisfatto di questa nuova opera del regista americano.
Brewster McCloud (il titolo italiano è ridicolo e fuorviante), è un'opera intrisa di ciò che saranno gli anni settanta. Mantiene ,delle precedenti opere, il carattere dissacrante, lo sguardo ironico verso la realtà del periodo storico, il carattere tagliente e la rappresentazione nuda e cruda di una realtà disillusoria e svuotata della speranza.
Altman rivede e reinterpreta il mito di Dedalo e Icaro calando nelle vesti del protagonista un giovane (interpretato ottimamente da Bud Cort) il quale spende la propria giovinezza per suggellare il suo desiderio ossia volare. Peccato non accompagni all'addestramento fisico una corretta conoscenza tecnico scientifica. O meglio la domanda che ci pone Altman è: possiamo noi riprodurre fedelmente ciò che conosciamo? L'uomo pur conoscendo il meccanismo del volo degli uccelli sarà in grado di riprodurlo? O la Natura ha posto dei paletti invalicabili, veri e propri pilastri basati sul concetto evolutivo?
Altman sembra proporci una risposta del tutto negativa: l'uomo non può riprodurre meccanismi che la Natura ha affinato per milioni di anni semplicemente perchè non riesce a raggiungere artificialmente quel grado di perfezione che nei millenni la natura ha raggiunto.
Significativo il volo nella gabbia, come a rappresentare quanto l'uomo sia chiuso e soffocato dal proprio desiderio di sopraffare la natura di dominarla.
Una pellicola grottesca e cinica e terribilmente significativa. Sicuramente non per tutti ma fondamentale per la conoscenza di questo grande autore.

“Il desiderio di volare è stato onnipresente nella mente dell'uomo ma il suo sogno è stato lento ad avverarsi. Ha l'uomo veramente realizzato il suo sogno? Per rispondere dobbiamo analizzare il sogno. Il sogno era raggiungere la capacità di volare o era invece il sogno della libertà?”

Gruppo COLLABORATORI Terry Malloy  @  02/03/2008 14:29:11
   8 / 10
Siamo negli anni ’70. Fermento culturale, nonché tecnologico e scientifico che farà spesso negli anni a venire alimentare una sorta di mitizzazione delle prime sperimentali ricerche (vedi: alla base dei prodotti fantascientifici c’è sempre un esperimento degli anni ‘70 finito male…lost per esempio).
Ecco un’opera intelligente nonchè spassosissima che tratta con mano grottesca e delicata l’annoso problema della morale relazionata alla scienza. Topico e metaforico è il soggetto: il ragazzo che tenta di volare senza la coscienza di capire come gestire la divisione naturale epimeteica dei beni e qualità. Una sorta di rivisitazione del mito greco di Dedalo e Icaro. Bravi gli interpreti, su tutti Murphy.

Beefheart  @  23/07/2007 20:46:45
   7½ / 10
Un discreto film, sul genere drammatico/surreale, che insiste sulla voglia di libertà e di fuga dalla solita, imbesuita, realtà sociale americana, che Alman tanto bene riesce sempre a demolire. Il protagonista, aspirante Icaro, è il giovane Brewster che, nei sotterranei dello stadio, dove vive, mette a punto un sofisticato meccanismo di volo. Nel frattempo, tutti coloro che tentano di frapporsi tra lui e la sua "missione" muoiono in circostanze misteriose. Inevitabilmente il cerchio delle indagini si fa serrato, ma non abbastanza da impedirgli di "spiccare il volo". Una storia decisamente fantasiosa ma efficace nel denunciare il senso di rifiuto verso quella che è una vera e propria overdose di alienazione, insulsaggine ed approssimazione, trasudanti da un tessuto sociale fondamentalmente frustrato e frustrante. Come al solito ci sono parecchi personaggi che si muovono sulla scena e molti di essi sono decisamente stravaganti. La trama è comodamente lineare e la recitazione all'altezza. Eccezionale il finale beffardo.

Invia una mail all'autore del commento Gualty  @  05/03/2007 15:35:53
   9 / 10
Geniale, sprezzante, grottesco. Altman disegna una società altezzosamente stupida, dalla quale sarebbe meglio volar via, anche se il nostro corpo è destinato alla terra e non all'aria. Comicità pura e poesia, giallo e love story... un miscuglio che senza l'ingrediente segreto di Altman sarebbe indigeribile.

frankensnifff  @  25/02/2007 18:17:24
   9 / 10
Commedia nera cinica, anarchica, tagliente, dissacrante, Altman dileggia e mette alla gogna senza pietà la cultura popolare americana i suoi valori e ideali, comunque c'è da dire che il registro sarcastico e irriverente che contraddistingue in maniera netta la prima parte del film viene via via messo da parte in favore di un finale poetico e malinconico che lascia spazio ad amare considerazioni su una società stupida, seriale, eccessivamente autocelebrativa. Il protagonista somiglia in maniera impressionante ad harry potter.Magari è il papà. Il papà di harry potter vive in beata solitudine in una specie di bunker all'interno di un astrodomo/stadio nel quale lavora alla realizzazione di un paio di gigantesche ali. Mentre si aggira per la città alla ricerca dei materiali necessari per realizzarle avvengono misteriose morti. Unico indizio, del materiale organico di uccelli distribuito sui corpi delle vittime. I riferimenti ai volatili compaiono dappertutto,inoltre nel corso del film un bizzarro narratore con la sua voce fuori campo, o dal suo studio (come il prof. del RHPicture), compara il comportamento degli esseri umani con quello di alcuni tipi di uccelli In definitiva non è uno dei film più celebri di Altman, ma sicuramente è uno dei miei preferiti, ciò a detta di tutti lo rende un capolavoro. Evviva l'autocelebrazione e l'esasperato autocompiacimento. Amen

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  15/01/2007 21:35:25
   9 / 10
Esaltante, eccessivo, grottesco, poetico, magnificamente freak.. non merita solo l'appellativo di "Cult" di cui tanti cinefili fanno uso, ma è di gran lunga uno dei film piu' coraggiosi inquietanti e originali di Altman... Bud Cort è superlativo: anima un personaggio che - come l'Icaro che è intrinseco nel sogno di tutti gli esseri umani (il desiderio di volare) non riesce quasi mai a "spiccare il volo" cfr. la storia di un psycho-killer riletta come una favola pop (dark).
Perfettamente e drammaticamente coerente con la linea del cinema dei primi anni settanta: il mondo beat alle porte, una nuova tragica coscienza (anche di violenza) ad allontanare e separare gli spettri e le utopie dell'uomo pacifista e pieno di speranze sul futuro.
Un film da vedere e rivedere ad ogni costo, insieme ad un altro indimenticabile cult (l'ho detto) come "Harold e Maude", con lo stesso Bud Cort, un anno dopo

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