bersagli mobili regia di Peter Bogdanovich USA 1968
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bersagli mobili (1968)

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locandina del film BERSAGLI MOBILI

Titolo Originale: TARGETS

RegiaPeter Bogdanovich

InterpretiBoris Karloff, Tim O'Kelly, Peter Bogdanovich, James Brown

Durata: h 1.30
NazionalitàUSA 1968
Generedrammatico
Al cinema nel Luglio 1968

•  Altri film di Peter Bogdanovich

Trama del film Bersagli mobili

Bobby, un ragazzo in apparenza tranquillo, si apposta in cima a un gasometro, e da lì inizia a sparare a caso sui passanti. Poi si trasferisce dietro lo schermo di un drive-in, da dove si mette a bersagliare gli spettatori. Quella sera si proietta un film horror del vecchio divo Byron Orlock; costui è presente per caso allo spettacolo, e sarà proprio lui ad affrontare il giovane omicida, neutralizzandolo e consegnandolo alla polizia.

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Voto Visitatori:   7,93 / 10 (14 voti)7,93Grafico
Voto Recensore:   9,00 / 10  9,00
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Voti e commenti su Bersagli mobili, 14 opinioni inserite

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VincVega  @  07/02/2023 12:22:07
   8½ / 10
Una pellicola che racconta il passaggio dall'orrore vecchio stile di stampo cinematografico a quello legato alla realtà fatta di violenza senza un perchè. Molto efficace nel ritrarre la freddezza con cui il protagonista fa fuori i propri familiari e le persone al drive in. Un film importante per l'epoca e molto riuscito. Ottimo Boris Karloff in una variante di se stesso. Strano che Bogdanovich non girerà più pellicole di questo tipo e anche se la carriera è stata di grande livello, mi sarebbe piaciuto avesse realizzato prodotti del genere.

Boromir  @  26/01/2023 23:03:53
   8 / 10
A fronte dei crescenti traumi a cui il "Mondo Libero" è sottoposto dalla tragedia vietnamita in giù, possono i mostri impressi su celluloide fare più paura degli orrori che serpeggiano nel quotidiano, alla luce del sole? A questa domanda tenta di rispondere un giovane Peter Bogdanovich, che sulle basi di alcune riprese di scarto firmate Roger Corman costruisce una tesa ed essenziale fotografia dell'America di fine Anni Sessanta, proiettata in un futuro di sempre più insensata violenza.
Utilizzando un montaggio parallelo pieno di strepitose transizioni, il film segue/giustappone le vicende dell'anziano attore di cinema gotico Byron Orlok e di un giovane disadattato, traslando la meditazione sul concetto di terrore inconoscibile dalla finzione filmica alla reale ordinarietà in un'operazione metafilmica davvero brillante (che per un esordio non è mai scontato).

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Angel Heart  @  01/05/2016 13:24:19
   7 / 10
Secco e disturbante esordio di Bogdanovich, che racconta due storie diverse (da un lato la furia omicida di un giovane apparentemente normale, dall'altro la voglia di uscire dalle scene da parte di un vecchio e stanco divo dell'horror) destinate a conciliarsi solo nello stravolgente epilogo.
Si mantiene sull'essenziale (che ci sta, soprattutto nel primo caso) e i mezzi sono pochi (a farne un po' le spese è proprio la parte finale, con montaggio e fotografia abbastanza caotici) ma colpisce nel segno per come mette in luce e senza fronzoli le due realtà che narra (nel primo caso in particolare, di nuovo, dove non c'è bisogno di spiegazioni, come nella vita vera i motivi di tali azioni, semmai ci fossero, si scoprono sempre dopo).

Interessante, anche se gli anni gli hanno fatto perdere di potenza.

DogDayAfternoon  @  19/03/2016 21:58:58
   6½ / 10
Non riesco proprio a capire quanto mi sia piaciuto "Bersagli" (e non "Bersagli mobili"), di per certo però posso dire che è un film interessante. Quello che mi lascia un po' perplesso è che il personaggio focale del film sia stato così poco approfondito, nulla infatti traspare sulle motivazioni che spingono Bobby a compiere questi insensati omicidi. E' anche vero però che in questo modo il tutto diventa più angosciante e imprevedibile, ma è anche altrettanto vero che gli omicidi non è che siano stati girati proprio benissimo, anzi direi che sono parecchio scadenti.

Interessante invece Boris Karloff nella parte di se stesso, una sorta di revival di Gloria Swanson in "Viale del tramonto".

Mezzo punto in meno per il finale, davvero deludente. Tensione e suspense comunque si mantengono per tutto il film su buoni livelli.

BlueBlaster  @  30/01/2014 18:20:43
   7 / 10
Non ci vedo nulla di straordinario...certamente un ottimo esordio per Bogdanovich sia qualitativamente che come tematica forte e atipica specie per i fattori metacinematografici.
Ho trovato tutto però un pò macchinoso...cioè le cose succedono e si ripetono senza una grande profondità di sceneggiatura, gli intrecci non sono irresistibili ed il montaggio non è eccelso.
Brilla Boris Karloff che interpreta se stesso con un nome alter ego, il finalissimo è uno spettacolo.
Film affascinante che rappresenta "Un giorno di ordinaria follia" ante litteram ma che non mi ha fatto impazzire come pare sia stato per i miei "colleghi".

pinhead88  @  12/07/2013 01:38:35
   8 / 10
Ah, i bei film di una volta. Invecchiato alla perfezione, alla faccia di molti prodotti recenti già vergognosamente stantii e incartapecoriti.
Soggetto di Bogdanovich e Fuller, quindi pochi cäzzi.
Targets ci mostra, in un meraviglioso concetto meta-cinematografico la fine di un'era ingenua ma genuina impersonificata da un ormai obsoleto Karloff, qui nelle vesti di Byron Orlok, attore di horror ottocenteschi e barocchi, quindi praticamente un alter ego dello stesso Karloff, dove il massimo dell'orrore era mostrare al pubblico un personaggio travestito da Frankenstein o da mummia.
Karloff si ritira per dare spazio ai giovani e perchè ingiustamente si sente un "pezzo d'antiquariato", ed è proprio qui che entra in gioco il vero orrore, quello reale, da cronaca nera, in cui la follia e la malvagità prendono il posto e tutto diventa più pericoloso, estremo, tragico. Questo sia nel Cinema che nella realtà.
Niente di più vero, a partire(nel cinema) dagli acerbi anni '70 con l'exploitation.
Nel complesso davvero un piccolo gioiello che andrebbe ripristinato.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Ciumi  @  08/12/2010 11:59:12
   8 / 10
"Il mondo appartiene ai giovani, tocca a loro adesso" e subito dopo il cranio azzittito del vecchio è inquadrato nel mirino di uno di quei giovani. Uno stacco (bello a livello narrativo) agghiacciante nella sua ironia, da cui nasce il racconto e raffronto parallelo: da una parte l'attempato attore di vecchi horror macabri, il mostro giurassico che per fare paura si doveva truccare, superato e autocritico nei confronti del proprio orrore che egli stesso avverte come messinscena ormai grottesca e anacronistica; e dall'altra l'orrore reale da cronaca nera, il mostro dal volto di un ragazzo perbene che non sembra avere altre mire se non il cominciare a uccidere di punto in bianco famigliari ed estranei, apparentemente senza un movente.

C'è una sorta di resa della finzione nei confronti della realtà già nella scelta dei ruoli: un vero attore di vecchi film horror (Karloff, il mostro di Frankenstein) e un personaggio ispirato a una figura veramente esistita. Una resa che è tutta nell'espressione delusa dell'anziano. Spenta la luce nella sua camera, dopo una sbronza con il proprio sceneggiatore (altro bel passaggio), un fiammifero si accende nel buio della stanza sul volto del giovane, come ad appiccare nei suoi occhi la miccia di un ordigno che da tempo meditava.

Bogdanovich è un regista che predilige i vasti spazi deserti, specie quelli urbani, che anche quando affollati o trafficati, sa desolare con il suo sguardo distaccato; talvolta certe sue inquadrature ricordano per atmosfera i quadri di Hopper.
Imprigionate dentro l'oblò del mirino, le persone si trasformano in una serie di bersagli senza voce; isolati, lontani oggetti inanimati in movimento.

Suggestivo il paesaggio accanto alla strada; ma ancora più suggestivo è l'ultimo ambiente, quello notturno del drive-in, dove le due storie parallele vengono a incontrarsi - sempre con un pizzico di ironia e auto-ironia, ma amarissime - e l'orrore vero e quello cinematografico. Prende coscienza la paura sinora trattenuta. Ad ogni colpo eseguito o mancato, sale la tensione e si espande il panico, i frequenti stacchi della telecamera e lo spegnersi e accendersi dei fari, fanno viva e spaventata ora la folla davanti al tiratore, e spaventato il ragazzo stesso, un mostro al cospetto della sua platea.

Bogdanovich evita di spiegare le cause. Non giudica, lascia che alla lezione ci pensi il vecchio mostro uscito dal proiettore.

4 risposte al commento
Ultima risposta 17/12/2010 17.26.32
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Invia una mail all'autore del commento Steppenwolf  @  13/09/2010 22:37:02
   7½ / 10
Eh no, ragazzi, così proprio non va bene, mi mettete in difficoltà con tutti questi 9! xD
Scherzi a parte, l'ho trovato decisamente un buon film, anche se leggermente sopravvalutato, pur essendo totalmente personale come opinione.
Il film tratta tematiche indiscutibilmente molto attuali e lo fa con stile freddo e realistico. Come è stato giustamente detto, si tratta innanzitutto di una sorta di "La rosa purpurea del Cairo" in chiave pessimista, metacinema dell'orrore.
Vi è un confronto diretto tra la realtà quotidiana e quella filmica che culmina nel finale.
Ma il film è anche un ritratto degli orrori degli States, la follia del quotidiano che si insidia tra le pieghe della realtà cui siamo abituati.
Un qualsiasi tizio con la "faccia onesta" un giorno può impazzire e fare una strage, così, senza motivo apparente. E' questo il vero orrore della realtà, perciò i film di una volta, il terrore che si provava un tempo, non è che l'ombra di ciò che fu. Vi è dunque una sorta di "Viale del tramonto", la fine dei miti, costretti a fare i conti con una inaccettabile verità, ribaltando però la reazione di Norma, che si chiuse nell'icona della diva che fu, non accettando la sconfitta. Boris decide di ritirarsi dal mondo dello spettacolo, al quale è ormai inadatto, ma nel suo ritiro si cela la volontà di restare vivo nella sua immagine di grande stella, quella dei tempi che furono.
Nel finale farà i conti con il suo alter ego, ciò che oggi più spaventa l'America, il paese dove portare con sé un'arma e sterminare gente è all'ordine del giorno.
Film davvero apprezzabile.

Gruppo COLLABORATORI atticus  @  05/03/2010 20:26:42
   7 / 10
Celebratissimo gioiellino metacinematografico (splendido finale) in salsa thriller, che segnò l'esordio di uno dei cineasti più brillanti dell'epoca. Francamente ridimensionerei le lodi per quello che indubbiamente rimane un intelligente quanto disturbante critica alla società consumistica moderna ma che forse neppure il suo autore intendeva innalzare verso tanto alte metafore sociologiche.
Per l'elegante Karloff fu il film del breve rilancio prima di morire.
Ad ogni modo da non perdere.

gasy  @  10/01/2009 19:57:18
   8½ / 10
Film molto interessante che riflesse su più tematiche in contemporanea come già hanno spiegato altri qui sotto. Una scena mi ha sconvolto particolarmente e mi ha fatto amare molto questo film:

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  28/12/2008 22:14:12
   9 / 10
Finalmente sono riuscito a vedere questa pellicola, una vera chicca imperdibile da (ri)scoprire. Il film racconta due storie parallele per riunirsi nel magnifico finale del drive-in quando le due icone si incontrano-scontrano: l'horror puramente cinematografico di Byron Orlock, un Boris Karloff che rifà se stesso e l'orrore nato dalla quotidianietà, ben più terribile perchè senza una spiegazione logica ed ispirato alla vicenda (vera, purtroppo) di Charles Whitman. Bogdanovich forse dichiara una sorta di resa nei confronti di un genere ancorato ad un classicismo ormai superato, capace solo omaggiare se stesso e le sue icone. Però, dopo pochissimo tempo l'uscita di Targets, al cinema verrà proiettato La notte dei morti viventi di Romero e sarà un'altra storia.

Gruppo COLLABORATORI Harpo  @  22/11/2007 20:43:35
   8 / 10
Un racconto metacinematografico che, anche grazie alle (complesse) tematiche sociali affrontate (che rimangono quantomai attuali, viste le continue stragi in scuole/centri commerciali/... negli USA e non solo), dimostra molti meno anni di quelli che si porta sul groppone. Davvero magnifica l'interpretazione di Boris Karloff.

2 risposte al commento
Ultima risposta 27/11/2007 18.40.25
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Gruppo COLLABORATORI ULTRAVIOLENCE78  @  05/11/2007 23:58:50
   9 / 10
Questo fa sicuramente parte di quella sparuta "combriccola" di film che possono definirsi indimenticabili.
Tutto è fatto a regola d'arte: dalla sceneggiatura alla recitazione e ovviamente alla regia del sapiente Bogdanovich.
La finzione della dimensione cinematografica, incarnata dall'attempato attore Byron Orlock, viene superata e surclassata dalla realtà, che si presenta ben più truce e folle degli horror in cui questri ha recitato. Di ciò è consapevole il vecchio divo, il quale di fronte alle notizie di cronaca nera che campeggiano sui quotidiani non può che sentirsi superato, in quanto rappresentante di un tipo di cinema desueto e non al passo con i tempi attuali, contrassegnati da una società allo sbando e alienata.
Emblema di questa alienazione è il giovane Bobby, che da cittadino americano medio incasellato negli schemi di una società appiattita e "routinaria" diverrà una vera e propria scheggia impazzita, producendosi in una vorticosa spirale di omicidi.
Bellissimo il contrasto finale tra la finzione e la realtà: dietro lo schermo in cui proiettano il film di Horlock si annida il cecchino Bobby. Tale contrasto culminerà con l'incontro materiale tra il giovane e lo stesso Horlock, il quale non si capaciterà del fatto che un ragazzo possa essere l'autore di una strage.
Film molto attuale, se pensiamo agli eccidi che si consumano oggigiorno nelle scuole americane ed alla problematica legata alla libertà del porto d'armi.

Stupendo il racconto della Morte.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  30/12/2006 22:49:44
   9 / 10
Semplicemente uno dei migliori esordi della storia del cinema, un film che è oltre che un'agghiacciante metafora sociale, un grande omaggio alla settima arte e alla degenerazione dell'immaginario collettivo.
Nasce come tributo autobiografico al grande Boris Karloff (doveva essere il suo ultimo film, ma firmò un contratto per altre 6 pellicole girate in pochi mesi prima della morte) e si sviluppa in direzioni diverse: road-movie, thriller, giallo, horror contemporaneo.
Bogdanovich conosce perfettamente la materia e la fonde splendidamente, tributando omaggi a Hitchcock e Howard Hawks, e risultando fra l'altro terribilmente innovativo e preveggente (dai tempi in cui fu girato, il problema della facile detenzione di armi negli Usa non è affatto diminuito).

Lucido, geniale, inquietante, un film che Osa raccontare l'apoteosi di un Divo noto come "re del sangue" (Karloff, qui Byron Orlock) alla sua ultima apparizione prima di lasciare le scene, e al tempo stesso l'orrore VERO esplorato dalla brutalità moderna e dal dramma della lucida follia quotidiana quella di Bobby (ispirato a un reale fatto di cronaca di qualche tempo prima)

Del resto, la collaborazione alla stesura con Roger Corman (anch'esso presente nel cast del film) e il grandissimo Sam Fuller ha dato eccellenti risultati al di là del modesto budget a disposizione

Straordinaria la sequenza finale, che anticipa di diversi anni, e con un tono certamente meno romantico, il Woody Allen di "la rosa purpurea del Cairo"

Davanti all'efferatezza del crimine non è solo l'horror vittoriano di Karloff ma la beffarda follia della realtà moderna a consegnare all'orrore sociale la sua dimensione "impura" di iconoclastia

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