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Un ottimo Kitano, sicuramente migliore del sopravvalutato "Violent Cop", ma lungi da capolavori come "Dolls", o restando in tema di yakuza-eiga "Hana- Bi". Ancora incredibile la sua regia, in grado di essere fredda e distaccata anche nei momenti di estrema violenza. Quasi ad anticipare le inquadrature scioccanti del capolavoro "Cure" di Kurosawa. In contrapposizione i soliti interventi umoristici del maestro e una bella fotografia colorata, ma non saturata.
Recitazione perfetta. La trama, debolissima e insignificante, è se non altro sorretta dall'ottimo ritmo e dalla tecnica innegabile di un Kitano in punta di piedi.
L'attimo di ribellione di un giovane sfig.atello dà il via ad una reazione a catena di violenze e crimini, in un rincorrersi di situazioni paradossali e di personaggi buffi, cupi e grotteschi, in specie quello interpretato da Kitano. Non mi ha convinto fino in fondo questo secondo film di Takeshi, a differenza del primo Violent Cop che era un ottimo noir e che già tracciava il percorso che il regista seguirà in futuro. Anche questo film prova a farlo, ma risulta caratterizzato da silenzi che a mio parere mancano della giusta intensità emotiva e non riescono a riempire il vuoto lasciato dalla mancanza di una colonna sonora, ma sembrano più dovuti ad idee poco chiare che ad un tentativo poetico (o forse sarà che Kitano mi ha abituato troppo bene nelle sue successive opere). Un film pieno di sano e divertente cinismo che rende più digeribile la violenza di una realtà che assume i connotati del sogno, e che si rivela in un finale che torna al punto di partenza e, sinceramente, poteva essere migliore.