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Un film dal soggetto abbastanza inusuale ma non totalmente estraneo alla filmografia di Fernando Di Leo, qui alle prese con uno dei suoi primi lavori, incentrato sul rapporto tra un giovane e piacente bagnino e un'abbiente signora frustrata sessualmente.Alcune argomentazioni torneranno in "Avere vent'anni" e "La seduzione",ma in questo caso lo scopo prioritario consta nel dare risalto alla condizione della donna in un'epoca di cambiamento,in cui un opprimente e falso perbenismo veniva accantonato per rivendicare il proprio diritto alla libertà(non solo sessuale). L'interazione tra giovani e adulti è solo un trampolino di lancio,Di Leo è abile nel sottolineare le differenze innescate più da restrittive e conformiste norme societarie che da reali problematiche generate dalla differenza d'età,non si risparmia quindi nel condannare le ipocrisie della coppia borghese,schiava delle proprie apparenze da difendersi a qualsiasi costo. Utilizzando dei set miseri,ossia una spiaggia semideserta,una fatiscente cabina e un austero appartamento arredato in stile moderno,il regista condanna le restrizioni morali di cui erano vittime ancora molte donne sul finire degli anni ‘60 e di come queste faticassero a liberarsene,imprigionate in rigidi schemi comportamentali ai quali neppure la protagonista riesce a sottrarsi fino in fondo, innescando conseguenze di tragica portata. Buon film con qualche momento di stanca,importante soprattutto per il periodo in cui venne realizzato.Recitazione accettabile,la Prevost e Macchia un po' imbalsamati ma non pessimi,resta impressa la bellezza di Monica Strebel, il suo "costume" fatto di margherite è faticosamente dimenticabile.