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Rilettura in chiave contemporanea del celebre romanzo di Dumas: la tisi diventa una specie di Aids, con i protagonisti letteralmente travolti da un turbinio di festini psichedelici a base di sesso, droghe e musiche ossessive. Un film velleitario, figlio di un epoca vaga e lontana che oggi lo fa sembrare un reperto archeologico, ma è un curioso oggetto di raffinata follia che merita rispetto per il suo coraggio in un periodo piuttosto piatto per il nostro cinema. Metzger è un regista che gode di una certa fama tra i cultori del trash ed in effetti anche in questo caso fa sfoggio di uno stile allucinato difficilmente descrivibile. Anche il tipo di erotismo ricreato lascia il segno, a metà strada tra sadomasochismo soft (nonostante l'immagine forte di Camille tenuta al guinzaglio) e romanticismo alto-borghese (con gli aplessi inquadrati tramite ogni sorta di artifizio visivo, attraverso specchi, tramite giochi di luci e ombre...). Convincenti anche i due interpreti principali, la bella e sfortunata modella francese Daniele Gaubert e l'aitante Castelnuovo che con questo film ruppe la sua immagine di ragazzo pulitino e perbene, sconvolgendo le ammiratrici con una serie di nudi, diciamo ehm...artistici.