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Chi ha visto "Bed Time" di Jaume Balaguerò difficilmente non potrà notare le somiglianze tra quella pellicola e il film in oggetto ad opera dall'attore televisivo Paul Leyden. Per costoro non è arduo pronosticare una perdita di interesse crescente una volta compreso il tutto, in quanto il mistero alla base di "Come back to me" è molto simile a quello celato nel film spagnolo. Per tutti gli altri sarà meno facile giungere a una conclusione, dedurre in quale incubo sia finita la bella Sarah. La protagonista, da quando un nuovo stralunato ragazzo si è insediato nel quartiere, è preda di terrori notturni e di vuoti di memoria a cui dare un senso appare praticamente impossibile. Anche in questo caso però la tensione vacilla, non ci vuole un genio per capire chi sia il colpevole. Infatti i personaggi principali sono tre e su di uno in particolare la discutibile sceneggiatura fa pendere ogni sospetto fin da subito. Tuttavia resta alta la curiosità riguardo l come il pazzoide in questione riesca a far breccia nella vita della donna, e soprattutto quali siano movente e fine. Il thriller di Leyden è tutto sommato dignitoso; ben girato, recitato discretamente, non offre una gran varietà di location puntando molto su interni dai colori caldi che con il passare dei minuti virano su tonalità cupe, quasi notturne. Introduzione e finale raccolgono i momenti più interessanti, mentre la parte centrale, dove viene posizionato il fulcro drammaturgico del mistero, coinvolge sino ad un certo punto, reiterando in maniera a tratti tediante il malessere della vittima, e di riflesso quello del marito. Sicuramente la chiusura in salsa sci-fi horror è la cosa migliore del film, lascia decisamente soddisfatti offrendo un colpo di coda che permette una valutazione un attimo superiore alla semplice sufficienza.