Affresco corale con al centro del plot immigrati di diverse nazionalità intenti a combattere ognuno la propria battaglia personale per ottenere il legale permesso di soggiorno a Los Angeles.
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Decisamente appropriati gli interpreti ma scarni, per quanto realistici, i dialoghi.
Tecnicamente ben fatto scenograficamente, meno coreograficamente e decisamente migliorabile per la registrazione. Dialoghi sottotono, indietro nello spettro sonoro. Bella una canzone, quella cantata dal personaggio dell'ebreo ateo.
Improbabile ma reale al massimo nel ventaglio delle possibilità la figura di un riprorevole Ray Liotta, tipico approfittatore opportunista, figura sporca, opaca e oscura a tratti che, da un banale anonimato sociale, cerca di arraffare quel poco che la propria situazione gli consente.
Dolorosa ma vera la fotografia degli emigranti cinesi, arabi etc... in quello che si riconferma non essere il paradiso della vita, uno qualsiasi degli stati USA...ma chi ci ha mai creduto....