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Si tratta di una raccolta di cinque corti horror per il mercato home-video, affidati a cinque diversi registi. Il minimo comune denominatore sembra essere l'estrema bizzarria delle storie raccontate: nei primi tre corti si passa da una leggenda metropolitana su una fantomatica donna-ragno a uno spirito che si muove solo tra le fessure, per finire a un improbabile quanto inquietante impiegato che opera riti oscuri contro le ragazze che lo scaricano. Ma i più azzeccati sono a mio avviso gli ultimi due: il divertente Blonde Kaidan di Shimizu Takashi, dove un giapponese a Hollywood (chiaro l'auto-riferimento, poichè egli girerà a breve il remake americano di Ju-on) è inizialmente esaltato dall'abbondanza di bionde da urlo, ma poi verrà perseguitato dallo spirito proprio di una bella ragazza bionda; rappresentando metaforicamente e in modo molto azzeccato il misto sentimento di attrazione e timore dell'uomo giapponese nei confronti della donna occidentale. Infine il surreale The Presentiment di Ochiai Masayuki, nobilitato dalla presenza di Kagawa Teruyuki (chiaramente cinque spanne sopra tutti gli altri attori), il quale interpreta un impiegato che ruba alla sua azienda dei file importantissimi e che gli frutteranno un sacco di soldi; e che progetta di scappare poi insieme all'amante. Egli rimane però intrappolato nell'ascensore insieme a tre inquietanti persone, e da qui la storia comincia a prendere pieghe più sinistre. Dark Tales of Japan è in definitiva godibile e inquietante, apprezzabile soprattutto per la scanzonata originalità delle storie raccontate più che per l'effettiva paura suscitata dalla loro visione.