La vita dell'imprenditore italiano che ha dato il nome alle celeberrime automobili di lusso, in un biopic che si concentra più sulla sua figura di uomo, dal punto di vista privato, che su quella pubblica.
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Non ingrana, è ingrippato, vorrebb'esser'una sinfonia di morte, il rosso Ferrari come colore non di passione ma di sangue versato, uno pseudo biopic all'altezza dei capolavori del 1° Mann. Invece imbocca la strada sbagliata del luttuoso espresso a parole, coi dialoghi e non con la drammaturgia narrativa. Tre scene al cimitero e un altro paio per gl'incidenti nefasti non possono colmare due ore di film diretto con un distacco da regista post mortem.