gente di roma (2003)

Più che una commedia è un documentario a tinte fiction (dopotutto non si dice che la verità è probabilmente un composto di realtà e di fiction, dove la seconda insegue la prima almeno quanto la prima determini la seconda) quest'ennesima operazione corale che negli ultimi anni ha visto Scola fossilizzarsi e spesso alla deriva pagando l'eccessiva frammentazione. Sembrava il suo testamento (salvo poi tornare a 10 anni di distanza sulle scene quest'anno tributando Fellini) ritrarre Roma accennando un trait-d'union sul modello di Fellini, cosmopolita ormai una consolidata mistura di razze nel quale comincia a delinearsi una fusione tra la popolazione italiana e quella immigrata il che inficia sulla convivenza; quel che greve nell'opera è il senso di vacuo, d'accordo non è necessario avere una trama, il cineocchio vertoviano era un semplice tessuto di immagini urbane pulsanti di vita e di realtà non di spaccati di vita pretestuosi nella loro banalità. O è il capolavoro incompreso di Scola, oppure il bluff che mi da la sensazione essere.