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Bizzarra, grottesca e fuori di testa pellicola giapponese del 77, diventato negli anni un cult assoluto che ha, con molta probabilità, ispirato altri lavori celebri come La Casa (1981) di Sam Raimi, che presumibilmente ha visionato questo lavoro al periodo. Nobuhiko Obayashi ha dato vita ad un'opera folle, psichedelica e totalmente allucinata, piena di invenzioni registiche e di scene ispiratissime come tutto il finale e le due sequenze, molto famose, dello specchio e del pianoforte. Un potpourri di generi cinematografici impossibile da catalogare. Hausu è ammantato da un fascino tutto particolare, il fascino di quei film nati con i crismi dei cult-movie, che nonostante i difetti e le stranezze restano nel cuore col passare degli anni. Come molti film riscoperti nel tempo, Hausu non è privo di lacune, che possono apparire gravi o meno a seconda della soggettività dello spettatore; l'opera è come detto delirante, non ha una storia delineata e la confusione spesso la fa da padrone: in taluni passaggi la bellezza dell'inventivo regista colpisce, ma in molti altri il completo nosense del tutto, mescolato ad alcuni dettagli irritanti e da orticaria (la perenne e fastidiosa colonna sonora, le protagoniste oche e starnazzanti, svariate situazioni trash che valicano il confine della stupidità) rendono meno piacevole la visione della pellicola.
Resta difficile parlare di un prodotto come Hausu, visionario e lontano da qualsiasi dettame cinematografico comune. A mio parere questo titolo nipponico, che a modo suo ha fatto scuola, va visto, al di là dei gusti personali; è un qualcosa di talmente particolare e borderline che merita la riscoperta definitiva.