A Città del Messico, Jaibo è il leader di una banda di giovani teppisti appena uscito dal riformatorio. Pedro è un teppista come lui, ma con qualche voglia di riscatto.
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Asciugando i limiti programmatici di una messinscena neorealista, e contenendo le simbologie surrealiste che lo hanno sempre contraddistinto, Bunuel ci regala un film di rara grazia e violenza. Grazia nel renderci partecipi di un microcosmo alla deriva, dove gli adulti sono assenti e l'incomunicabilità regna sovrana. Violenza per alcune sequenze insopportabili per intensità e realismo. Ma l'occhio di Bunuel è concreto e mai predicatorio (giusto qualche scivolone nella sceneggiatura). I capolavori di Bunuel a mio avviso verranno alcuni anni dopo, ma per un film del genere qualsiasi cineasta moderno venderebbe la propria madre.