il diavolo veste prada regia di David Frankel USA 2006
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il diavolo veste prada (2006)

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locandina del film IL DIAVOLO VESTE PRADA

Titolo Originale: THE DEVIL WEARS PRADA

RegiaDavid Frankel

InterpretiMeryl Streep, Anne Hathaway, Emily Blunt, Stanley Tucci, Adrian Grenier, Tracie Thoms, Rich Sommer

Durata: -
NazionalitàUSA 2006
Generecommedia
Al cinema nell'Ottobre 2006

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Trama del film Il diavolo veste prada

Arrivata a New York, dopo essersi laureata ed aver trascorso una vita in una cittadina di provincia, Andy, trova lavoro come assistente di Miranda Priestly, l'editrice di una delle più conosciute riviste di moda. Chiunque al suo posto si riterrebbe fortunato, se non fosse per il carattere del suo capo che sa renderle la vita talmente difficile. Dopo il primo colloquio, però Andy, si rende conto che non saranno sufficienti ambizione e determinazione per sfondare nel mondo della moda, così lontano dal suo stile, ma non si darà per vinta ed accetterà la sfida...

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Voto Visitatori:   6,66 / 10 (337 voti)6,66Grafico
Miglior attrice in un film commedia o musicale (Meryl Streep)
VINCITORE DI 1 PREMIO GOLDEN GLOBE:
Miglior attrice in un film commedia o musicale (Meryl Streep)
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Voti e commenti su Il diavolo veste prada, 337 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  20/10/2006 01:11:04
   7 / 10
"Beh, se il film di Frankler (co-autore di "Sex and the city" e si vede) avesse mantenuto lo stesso ritmo e la stessa efficacissima requisitoria sul mondo dorato ma opprimente delle working women, avremmo avuto probabilmente la piu' audace e divertente commedia degli ultimi anni.
Eppure già così, il film è assolutamente magnifico, specialmente se coglie negli umori di un mondo superficiale come quello dell'alta moda il bisogno, per realizzare, di interiorizzare atteggiamenti spregiudicati e cinici (v. Miranda) degni di un uomo in carriera.
Non a caso la Streep ha raccontato questo del suo personaggio: nel femminismo imperante e (apparentemente) facile del mondo globale contemporaneo, una donna come Miranda deve imparare a farsi strada comunque, imponendo un decisionismo e una freddezza ehm virile.
Lo script non è nè sciocco nè particolarmente innovativo, e inizialmente l'affannoso abisso tra Andy (nome maschile non a caso?) e il mondo degli atelier e delle riviste patinate fa pensare per l'ennesima volta a "Pygmalion" e a tutto quello che rievoca, narrativamente, quella storia.
E in effetti il film è intelligente anche perchè riesce a imprimere nello spettatore la sensazione che quel mondo, di cui disconosciamo volutamente ogni sfumatura, è qualcosa di imperturbabile, di resistente, e di avvilente al tempo stesso.
Ma è anche un mondo che possiamo riconoscere vagamente noi stessi, se abbiamo a che fare con un lavoro dipendente, e le cui pur vaghe scorie del nostro quotidiano vengono direttamente anche da lì, dall'implacabile legge che rievoca nel prestigio anche la brutale sconfessione affettiva e umana.
Nella società contemporanea, non è piu' tempo di manifesti abbacinanti (Cukor aveva visto giusto, nel 1954, con "La ragazza del secolo") e la nuova Judy Halliday è un'ingenua il cui candore si presta potenzialmente alla metamorfosi opportunista imposta o suggerita dalla strana società in cui chiede di far parte.
Essa è ora vittima, ora dipendente delle sue stesse scelte, ed è in questo modo che la globalizzazione funziona: ammiccando a uno stile di vita durissimo ma invitante ("tutti vogliono essere NOI" cfr. Meryl Streep - Miranda) e al tempo stesso raccomandando biecamente di starne alla larga.
E' per questa ragione che il film merita sperticati elogi, poichè riesce a descrivere senza ipocrisie questa sorta di "amore e fuga impossibile" dalle responsabilità che uno/a si è scelto (a Andy viene continuamente ricordato il senso della sua ambizione, e di conseguenza è una ferita nell'orgoglio piu' intollerabile di tutti i sacrifici atti a valorizzarsi).
Altro spunto particolarmente intrigante, il ruolo del subalterno rispetto alla dipendente: in molti casi, avviene come nel film.
Esiste forse una valorizzazione interiore prima che un gesto o un'azione compiuti per l'approvazione del Capo? Molto spesso entrambi le cose sono complementari, e non sempre (anzi quasi mai) l'umiltà e l'obbedienza alle ferree regole del lavoro portano a stimare i propri superiori.
Ovviamente l'interpretazione della Streep è superlativa: quando cede a un'improvviso sorriso empatico, nel finale, cattura quasi un bisogno idealista di vivere una vita diversa, e la consapevolezza del suo ennesimo fallimento privato cede pero' presto il passo all'implacabile durezza che deve sostenere, sempre e comunque.
Ma è proprio questo segno di insindacabile freddezza a sancire il passaggio impossibile tra il "nuovo mondo" e l'altro, che Andy (la fresca e spontanea Anne Hathaway) si illude di poter ugualmente preservare.
I dialoghi sono a dir poco entusiasmanti ("in fondo questa mostra multimiliardaria gira intorno a questo, la bellezza interiore"), lo stilista gay Tucci praticamente perfetto anche quando ammicca ai consueti stereotipi, e la fotografia è una meraviglia, eppure c'è qualcosa che non riesce comunque a esaurirsi - come avrei voluto - nel capolavoro.
Passi una Parigi scintillante che ormai nel cinema abbiamo visto mille volte (già che ci siamo anche nell'ultima puntata di "sex and the city"), o il Kitsch del servizio "giungla urbana" al Central Park, ma tal belloccio vezzato a parties e cherry (Christian Thompson) è realmente un personaggio scialbo e inutile.
E la parte finale, vero, scade nella caricatura e nella prevedibilità (a parte quell'illuminante sequenza che immortala il volto della Streep), come del resto la non eccelsa colonna sonora tremendamente (troppo) cool.
Pero' vale proprio la pena abbandonare le reticenze (io che ne ho tante, riguardo a script del genere) e lasciarsi andare a un paio di domande forse irrilevanti e imprudenti:
A) Quanto si è disposti a sacrificare della propria dignitè per vendere se stessi?
B) E' vero amore quello di un uomo che lascia la donna che ama per sfavorire il suo (rispettabile) traguardo?

7 risposte al commento
Ultima risposta 02/11/2006 13.43.16
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