il divo regia di Paolo Sorrentino Italia 2008
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il divo (2008)

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locandina del film IL DIVO

Titolo Originale: IL DIVO

RegiaPaolo Sorrentino

InterpretiToni Servillo, Anna Bonaiuto, Giulio Bosetti, Flavio Bucci, Carlo Buccirosso, Giorgio Colangeli, Piera Degli Esposti, Alberto Cracco, Lorenzo Gioielli, Paolo Graziosi, Gianfelice Imparato, Massimo Popolizio, Aldo Ralli, Giovanni Vettorazzo

Durata: h 1.50
NazionalitàItalia 2008
Generedrammatico
Al cinema nel Maggio 2008

•  Altri film di Paolo Sorrentino

Trama del film Il divo

Il film racconta la vita di Giulio Andreotti, ma solo in una parte ristretta, ovvero dalla fine del suo settimo governo, aprile 1992, alla vigilia del processo di Palermo, dove fu rinviato a giudizio per associazione mafiosa, con in mezzo la mancata conquista del Quirinale, la strage di Falcone e la malattia.

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Voto Visitatori:   8,00 / 10 (218 voti)8,00Grafico
Miglior attore protagonista (Toni Servillo)Miglior attrice non protagonista (Piera Degli Esposti)Miglior fotografiaMiglior truccoMigliori acconciatureMigliori effetti specialiMiglior colonna sonora
VINCITORE DI 7 PREMI DAVID DI DONATELLO:
Miglior attore protagonista (Toni Servillo), Miglior attrice non protagonista (Piera Degli Esposti), Miglior fotografia, Miglior trucco, Migliori acconciature, Migliori effetti speciali, Miglior colonna sonora
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Voti e commenti su Il divo, 218 opinioni inserite

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Vegetable man  @  11/06/2008 12:16:44
   10 / 10
L'ho rivisto una seconda volta, e ne sono rimasto ancora più colpito.

Cercherò di essere molto conciso, perchè già altri prima di me hanno speso parole d'elogio.
Prima di tutto, l'aspetto formale: fotografia, montaggio, sceneggiatura sono originali, arditi, perfettamente levigati, senza sbavature.
In secondo luogo, i contenuti: è tornato il grande cinema politico italiano. Questo è un discendente diretto di "Todo Modo", il suo specchio grottesco deforma la realtà restituendone per miracolo una cifra piuttosto esatta. Davvero splendido, un film che lascerà un segno indelebile. E l'affluenza del pubblico non può che fare piacere: in Italia non ci sono solo commedie adolescenziali e drammoni di trentenni in crisi.
Assolutamente necessario vederlo.

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Ultima risposta 11/06/2008 12.17.52
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Gruppo STAFF, Moderatore Invia una mail all'autore del commento Lot  @  11/06/2008 11:42:00
   9 / 10
"Non ho vizi minori".

Ha una straordinaria potenza visiva questo acuto, avvolgente, eversivo ma paradossalmente quasi affettuoso omaggio di Sorrentino ad Andreotti e più in generale alla politica.
Una continua italianissima metonimia, surreale e grottesca, che prende giustamente la forma di chi è politicamente preesistente (e successivo) alla Costituzione e che, non ho dubbi, ci seppellirà tutti.
L'ala moderata della mafia, che scioglie le vittime nel caffè, si innerva nei palazzi per consolidare la democrazia, spurgandola degli elementi inquirenti. Il potere ti strozza con nastri di seta, dicevano a suo riguardo, ed è proprio questa sensazione di soffocamento da impotenza che disturba e affascina nel film, quasi una sindrome di Stoccolma, un sentimento strano misto di repulsione e nostalgia, per forzare il paradosso.
Forse perché è buono questo sapore di cinema anni '70 ma nessuna sorpresa in fondo in questi tempi in cui anche il pudore della facciata è caduto e che ormai superano ampiamente (vizi minori compresi) quanto denunciato nel film, nella assordante indifferenza generale.
Tecnicamente eccellente, a cominciare dai primi folgoranti minuti e da alcune sequenze splendide (in chiesa, in casa e nella requisitoria solitaria); musica, regia e montaggio accompagnano in modo impeccabile un film più lucido e maturo di quanto potessi immaginare. Servillo, una maschera, più che sorridere fa gelare il sangue, ottima anche la Bonaiuto, unica crepa e continuo contraltare privato della pubblica imperturbabilità dell'istituzione.

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Ultima risposta 12/06/2008 19.28.16
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Gruppo COLLABORATORI gerardo  @  11/06/2008 00:32:46
   9 / 10
“Signora, gradisce UN trasgressione?”

Una sequenza di omicidi e stragi apre il film con un ritmo che rende perfettamente l’idea della tempistica dei misfatti italiani negli anni a cavallo tra i ’70 e gli ’80, riproducendone appunto l’impressionante sequenzialità criminale con cui la politica e la storia recente italiana si è evoluta. È un incipit visivamente strepitoso, che ricorda tantissimo, nella potenza evocativa, il grande cinema di Scorsese e, in qualche misura, quello più pomposo – ma esteticamente (e politicamente) non meno efficace – di Oliver Stone.

L’uomo in più

Giulio Andreotti è la figura politica più complessa, longeva e rappresentativa della storia dell’Italia repubblicana: simbolo ecumenico e graffiante del Potere, riassume in sé i caratteri profondi della cosidetta Prima Repubblica (che in lui si identifica totalmente), col suo carico perverso e glorioso di sviluppo economico e delle strutture democratiche italiane al prezzo di tragiche doppie fedeltà e strategie occulte e sanguinarie. Praticare (anche) il Male per avere il Bene (del Paese, si sottintende) è il senso che “Il Divo” Andreotti (secondo Sorrentino, e non solo) dà del suo operato, ma che nel confessionale diventa piuttosto una giustificazione e una discolpa sulle proprie responsabilità politiche, storiche e – da ultimo – giudiziarie.

L’amico di famiglia

A un certo punto del film c’è una scena in cui Andreotti distribuisce pacchi di pasta, biscotti, giocattoli e soldi ad alcune famiglie indigenti. È l’unica concessione al minimalismo che vediamo nel film.
Sorrentino sceglie di raccontare, dell’estesa storia andreottiana, il periodo che segna il tramonto del protagonismo politico del divo Giulio. Non è un film realista in senso stretto, né un’opera documentaria ed esaustiva sul personaggio di Andreotti. Sorrentino trova il modo migliore di raccontare una storia profondamente italiana senza ricorrere all’enunciazione didascalica (e un po’ pedante) di fatti e misfatti (come per es. in “Segreti di Stato” di P. Benvenuti, eloquente sin dal titolo), ma proponendo la sua particolare visione d’autore che reinventa un’intimità del personaggio di Andreotti, collocandolo nel contesto delle vicende italiane degli anni ’90. Con una splendida regia venata come sempre di surrealismo e grottesco, Sorrentino mostra un verosimile volto del Potere senza la pretesa, appunto didascalica (e pedagogica), di rivelarci la verità assoluta sull’ambiguità della figura andreottiana, che da sola rappresenta il potere stesso in Italia.
Il Divo dialoga spesso con la propria coscienza, si autoesamina, si autoassolve prima che lo facciano pubblicamente in tribunale. Non aspetta il giudizio della Storia, anche se nella coscienza gli resta la ferita aperta del rapimento e uccisione di Aldo Moro, una sorta di spettro persecutorio che gli aleggia attorno costantemente.
L’impossibilità storica di raccontare fatti ed eventi non provati trova una geniale soluzione nella rappresentazione onirica del bacio con Totò Riina: il surreale, in questo caso, descrive un’ipotetica realtà meglio di un convinto (e rischioso) realismo, accentuando i caratteri comico-grotteschi che attraversano il film in alcune sue parti. D’altronde l’ironia – anzi, il senso dell’umorismo – è proprio l’arma in più che possiede Andreotti, quella risata (a denti stretti) che ci seppellirà…
Splendida colonna sonora, con brani originali di Teho Teardo.

“Presidente, sta arrivando una brutta corrente”

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edo88  @  09/06/2008 16:32:41
   9½ / 10
Un film stupendo, che mi ha affascinato e catturato dalla prima all'ultima scena e che mi ha fatto uscire dalla sala a bocca mezza aperta. Non me lo aspettavo per nulla così e ritengo che non lo si debba affatto perdere finché lo si può trovare al cinema.
Una regia perfetta e potente (mi è rimasto particolarmente impresso l'arrivo all'abitazione di Andreotti dei suoi amici "collaboratori"), un Sorrentino che non conoscevo per nulla ma che entra di diritto tra i 3 migliori registi italiani contemporanei (mi procurerò al più presto i suoi precedenti lavori).
Prima parte capolavoro, seconda leggermente inferiore.
Non si cade in nessun cliché e non si ha la sensazione di vedere un film di denuncia o persino di parte. Anzi, la sceneggiatura è costruita in modo tale da dare una visione oggettiva, ordinata e chiara dei fatti, come fosse una mente razionale ad esaminarli senza preconcetti.
Il personaggio di Andreotti è costruito veramente bene ed è ciò che più affascina del film; non ti stanchi un attimo di vederlo e vorresti sapere sempre più cose di lui. Il merito va però soprattutto al monumentale Servillo, dannatamente perfetto e che spero veramente riceva qualche importante riconoscimento, come se lo meriterebbero Sorrentino e il film stesso (il premio della Giuria a Cannes spero sia stato solo l'inizio di una lunga serie).
Ottimi anche la colonna sonora, la fotografia, il montaggio (da quello che posso capirne io, molto efficace) e l'intero cast.

Sono felice che il cinema italiano si stia risollevando così, questa sembra la sua buona annata (vedi "Gomorra").

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Ultima risposta 11/06/2008 00.38.20
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Invia una mail all'autore del commento vittoriopoteri  @  09/06/2008 13:24:06
   9½ / 10
un grazie sincero al regista Sorrentino che non conoscevo e che mi ha regalato 2 ore avvincenti.
Questo infatti è un film innovativo dal punto di vista della regia e credo che possa essere preso come modello dai registi della nuova generazione.

Con delle inquadrature sorprendenti, una colonna sonora coinvolgente riesce a raccontare con un linguaggio sperimentale la vita "spettacolare" del protagonista.

Visti i temi trattati si poteva cadere nella trappola del solito film noioso di denuncia, invece si entra nelle stanze del potere e negli animi dei protagonisti riuscendo a cogliere la dura realtà dei fatti,

se volete fare del bene e vivere una vita serena.....
state lontani dalla politica.....

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Ultima risposta 11/06/2008 23.38.14
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suzuki71  @  09/06/2008 09:55:13
   8 / 10
I commenti che mi precedono dicono bene e molto. Un magnifico film, fotografia entusiasmante ma non eccessiva, arguta sceneggiatura (nonostante il pericolo dell'argomento e personaggio unico per due ore di pellicola), attori strepitosi tutti, commento sonoro ardito e mai banale. Fantastica la scena della festa a casa di Pomicino, e la pluricitata apologia del male a fin di bene: superlativa. Non era facile scommetterci, invece è venuto fuori "Il Divo".

Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  09/06/2008 09:10:19
   9 / 10
Raccontare la figura più ambigua della storia della Repubblica italiana non è un lavoro semplice e sembrerebbe un'immane opera da svolgere degnamente, Sorrentino non solo riesce a farlo ma lo fa splendidamente.
Il film ha uno stile innovativo, un ottimo esempio di rinascita del cinema italiano; dalla bellissima presentazione dei personaggi della corrente andreottiana e non solo che richiama lo Scorsese di "The Goodfellas" alla figura idealmente luciferina e grottesca di Giulio Andreotti.
Sorrentino ci regala un film e non un documentario in cui cerca di carpire l'essenza dell'Oscuro Potere, di quel maligno che è coperto da un'apparente medietà. Stupenda l'interpretazione di Servillo curata in ogni dettaglio, in ogni movenza e soprattutto in ogni battuta ironica. Ottime le prove anche degli altri interpreti.

filosofo  @  09/06/2008 01:52:59
   7½ / 10
Bello!! Gomorra in confronto è una ca.gata disumana!
Di certo è un film molto coraggioso, e il vero andreotti naturalmente non ha fatto niente per censurarlo. Se lo avesse fatto sarebbe stato ridicolo come invece l' aveva consigliato il suo avvocato che l'aveva salvato dal famoso processo!
D'altronde è un uomo intelligente e non è affatto scemo!
Comunque mi sono un po rotto le palle per una cosa... in Italia per fare film belli bisogna solo parlare di mafia? Ne sono un esempio Gomorra (Che a me ha fatto schifo) e il Divo che entrambi hanno avuto un discreto successo. E sono stati in programmazione allo stesso periodo.
Mah

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Ultima risposta 09/06/2008 23.55.40
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Gruppo REDAZIONE amterme63  @  08/06/2008 22:01:13
   8 / 10
Devo ancora capire bene il senso del film. Sono rimasto un po’ perplesso. Quello che invece ho capito e apprezzato è invece lo stile particolare e anticonvenzionale. Forse è proprio nello stile che si nasconde il messaggio del film. Certamente il filone artistico a cui si è rifatto il regista è quello del cinema espressionista. Ho sempre notato una certa rassomiglianza fra la figura di Andreotti e il Nosferatu di Murnau e qua e là nel film Sorrentino sembra volutamente accennarci.
Der resto, come nei film espressionisti, anche qui c’è un’atmosfera buia, chiusa, quasi claustrofobica. Le scene sono quasi sempre girate di sera o di notte, oppure in interni mal illuminati. Predominano i colori rossastri. In ogni caso la figura di Andreotti è sempre associata alla penombra, al buio; quasi mai alla luce piena. Gli effetti lumistici sono curatissimi e come nei film espressionisti le luci e le ombre distorcono i tratti, accentuano i contrasti e creano un’atmosfera cupa, gravata di ansie e angosce. I primi piani insistiti esaltano ancora di più il lato espressivo dei personaggi. Anche la musica con i suoi ostinati e angosciosi assoli classici, intervallata da scoppi di assordante musica moderna, si combina a fondo con le immagini e ne esalta l’atmosfera.
L’accentuazione espressionista sta anche nel fatto che i personaggi sono isolati dal contesto, posti al centro della scena e esasperati. Il filo narrativo è molto esile e si affida al bagaglio di conoscenze storiche e giornalistiche dei fatti a cavallo fra ‘70 e ‘90 che deve avere lo spettatore (un adolescente è tagliato fuori dalla comprensione del film). Non a caso spesso c’è bisogno delle didascalie come in un film muto, per indicare chi recita in quel momento.
Non si vuole quindi spiegare perché sono accadute certe cose, ma gettare luce (o ombra) sulla personalità enigmatica che potrebbe stare dietro questi fatti. Però anche Sorrentino è costretto a gettare la spugna, in quanto pure lui non può far altro che certificare l’impenetrabilità di una tale figura umana. Il personaggio della moglie serve proprio a testimoniare l’ermeticità del protagonista che non si apre con nessuno, nemmeno con la persona che affettivamente gli sta più vicino. Servillo poi è bravissimo nel riprodurre la maschera di impassibilità, gelo, ironia, distacco, viscidità che ha sempre caratterizzato anche dal vero Andreotti.
Per poter penetrare al di là della cortina di ferro, Sorrentino si affida ai fatti accidentali. Vengono messi in risalto i malesseri e tic di Andretti, i frequenti mal di testa, le insonnie, gli accenni a nervosismi. Il fatto stesso che sfugga sempre ai confronti diretti affidandosi alle ironie e alle battute viene fatto passare per una specie di sfida con la verità, come un tentativo di dimostrarne l’illusorietà, l’impossibilità di raggiungerla. Sembra quasi che Andreotti non voglia negare tutti i fatti turpi che gli vengono addebitati, ma semplicemente sfidare gli altri a dimostrare che siano veri.
Si cerca di insinuare che al di là di tutto non ci sia una coscienza in pace con se stessa, lo stile espressionista poi accentua l’aspetto demoniaco e inquietante del personaggio, infine per “smitizzare” il personaggio gli si mette accanto una corte fatta di personaggi a dir poco grotteschi. Si tratta quindi di “suggerimenti” indiretti, suggestioni o intuizioni, ma niente di più.
Le mie perplessità stanno anche nel fatto che il film non aiuta a capire meglio i fatti e l’Italia di quell’epoca. La risposta migliore a Sorrentino l’ha data Andreotti stesso nel film, quando rispondendo alle accuse fattegli da Scalfari ha risposto secco: “la situazione è molto più complicata”. Inoltre non si può ridurre tutta la filosofia di Andreotti all’idea di poter fare anche del male per poter fare del bene. Quale è questo bene?
E poi, mi domando, non è che questo film alla fine abbia amplificato ancora di più il mito di Andreotti nell’immaginario collettivo e che in fondo lo abbia ancora più esaltato? Sto ancora cercando di sciogliere questo dubbio.

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Ultima risposta 11/06/2008 14.29.17
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento mkmonti  @  08/06/2008 15:07:43
   9½ / 10
Registicamente perfetto, piani sequenza geniali, primi piani strettisimi, soundtrack indovinatissima,a farcire il tutto una sceneggiatura mai noiosa e non facile, che non scade mai nel docu-fiction, un Toni Servillo ormai, credo, miglior attore italiano vivente.......da palma d'oro...
Politicamente, Sorrentino sceglie di non prendere posizione er acconta la verità dei fatti oggettivi, mostrandoci un Andreooti,anche tenero, che forse è stato in contatto con poteri al di sopra di lui stesso......forse è da assolvere?......

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR bellin1  @  08/06/2008 10:30:18
   5 / 10
Non sono uscito dal cinema soddisfatto. Ho avuto l'impressione che la tanta carne al fuoco che un giulio Andreotti può dare non sia stata sfruttata a dovere. Sicuramente Meglio la prima parte che non la seconda.
In quest'ultima la parte giudiziaria del processo (con i vari intrecci mafiosi) diventa confusa, difficilmente seguibile e anche un po' stucchevole. La prima parte, invece, è maggiormente quadrata e di qualità. Discreta anche la colonna sonora, ma non basta. Interessanti qua e là alcune citazioni (es. quella del diverso ruolo di De Gasperi e Andreotti in una chiesa), ma l'esasperazione di giulio andreotti, fatta così, non è credibile. In una media tra prima parte e seconda esce un prodotto pienamente mediocre. 5+

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pivetes  @  08/06/2008 03:16:56
   9½ / 10
Ovverosia le conseguenze dell'amore parte terza.
Dopo Titta di Girolamo e Geremia cuore d'oro, le cui esistenze a un certo punto della loro vita vengono sconvolte dalle conseguenze dell'amore, Sorrentino ci racconta alla sua geniale maniera le vicende di un uomo, questa volta reale, la cui vita è stata dominata da sempre per un altro tipo di amore, quello per il Potere. Le conseguenze in questo caso le ha pagate per buona parte il nostro paese.
Andreotti, condannato in cassazione per collaborazione mafiosa -reato non scontato solo perchè caduto in prescrizione- ha detto che è un film cattivo e scorretto. Quanto basta per dire che il film è arrivato anche a giusta destinazione.

Gruppo COLLABORATORI paul  @  07/06/2008 21:31:18
   9 / 10
Rappresentare sul grande schermo la più enigmatica figura della nostra repubblica, forse la più enigmatica della millenaria storia italiana, poteva sembrare un'impresa ardua, se non impossibile. Ci è riuscito, con uno stile "sorrentiniano" al 100%, proprio Paolo Sorrentino. Il Divo (per antonomasia) non ci viene descritto con noiose (ed improbabili) immagini da cinema verità, ma con un'ironia che riesce a non scadere mai nella caricatura. Laddove Gomorra è tanto neo-realismo, qui siamo a neo-cinema allo stato puro. Gomorra e Il Divo: ed il cinema italiano torna ad essere Cinema. E si riparte.

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Ultima risposta 09/06/2008 22.41.45
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Gruppo COLLABORATORI Invia una mail all'autore del commento L.P.  @  07/06/2008 20:07:16
   10 / 10
Siamo in presenza di un film strepitoso. In sala ero completamente annichilita dalla potenza delle immagini create da Sorrentino che credo sia davvero uno dei migliori registi a livello internazionale.
Dopo tutto quello che avete già detto voi su Il Divo, non voglio essere ripetitiva e quindi mi limito a scrivere che sono orgogliosa di avere un autore del genere nel mio paese, coraggioso e dotato di uno stile personalissimo e unico.
Capolavoro.

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Ultima risposta 10/06/2008 14.59.20
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento matteo200486  @  07/06/2008 13:02:44
   9 / 10
"Se non riuscite a parlar bene di una persona, non parlatene…"

Il Divo di Sorrentino è un film fantastico. Poi per gli appassionati di politica e soprattutto per tutti coloro che sono interessati alle collusioni tra mafia e politica diventa sublime.
Personalmente mi è piaciuto di più che Gomorra, seppur entrambi siano strepitosi.
Toni Servillo è straordinario. Postura, movimenti, tono di voce, sguardo. Una prova profondamente studiata e fatta con grande passione per il personaggio.
Un ritratto di Andreotti cinico e a tratti grottesco. Un personaggio completamente immerso nel suo ermetismo bugiardo e a tratti profondamente contraddittorio.
Un tuffo al cuore quando ho visto Salvo Lima, Cirino Pomicino e l'inizio descrivente la Loggia P2 a cui partecipò anche il nostro Presidente del Cosiglio.
Un film sulla memoria a mio avviso. Per non dimenticare Falcone, Calvi, Ambrosoli, Moro e tanti tanti altri. Per non dimenticare personaggi come Riina, Di Maggio, Badalamenti e tantissimi altri che influirono pesantemente sulla vita politica.
Un film per ricordarci anche che mediante il nostro voto abbiamo permesso al fascista poi democristiano Ciarrapico di sedersi ancora su quelle poltrone e che mafia e politica sono andate e vanno tutt'ora a braccetto tanto da aver condannati per mafia ancora presenti nella vita politica del nostro paese.
Regia di Sorrentino strepitosa, per un film splendido e giustamente premiato a Cannes.

"Gli alberi, per cerescere, hanno bisogno del concime."

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Ultima risposta 07/06/2008 15.40.17
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cappellaio  @  07/06/2008 12:38:49
   8 / 10
film davvero eccellente.. monumentale servillo e geniale sorrentino alla regia. mix di grottesco humour e dramma che non stufano mai ma riescono a coinvolgere sempre lo spettatore. Fottutamente tutto vero, malgrado qualche libertà che Paolo si è (giustamente) preso e spettacolo assolutamente da non perdere.

Zurlistuta  @  07/06/2008 11:44:54
   9 / 10
Ottimo periodo per i films made in Italy, bruttusimo periodo invece per la vera storia italiana, anche se questa è pur sempre finzione e nn realtà i dubbi restano.
Si potrbbe parlare per ore sui temi proposti dal film, per questo lo premio con unvoto alto.
Il solo creare discussione fa bene al'Italia soprattutto la più giovane, come diceva lo stesso Andreotti "l'importante che se ne parli"

phemt  @  07/06/2008 10:52:16
   9 / 10
Splendido e coraggioso, paradossalmente divertente e surreale, rasenta il limite del grottesco ma alla fine colpisce duro, amara descrizione di quello che fa e può fare il Potere, filtrata attraverso il racconto di uno dei personaggi politici, nel bene o nel male, più rilevanti della storia Italiana… Potere degenerativo che finisce in un modo o nell’altro per sconfiggere tutti (tra suicidi, omicidi, stragi, carceri ecc) tranne lui, il divo Giulio, immobile e immortale, fiero e combattivo, solo in mezzo ad un oceano di persone, caustico ed intelligente, incazzato ma ironico…
I primi 15 minuti fanno al gridare al miracolo, poi il film si assesta sul docu-dramma con i già citati risvolti surreali ma non perde mai di vista il punto focale del film e si mantiene serio malgrado qualche divagazione… E infatti non capisco assolutamente come venga in mente a qualcuno di associare questo film al nome del Bagaglino… Mah!

Comunque Il Divo non è assolutamente una sequenza di mere situazioni e nomi da docu-dramma, quanto un viaggio in quel preciso periodo politico italiano ed all’interno di un personaggio dalle mille sfaccettature come il divo Giulio… Che non ci viene solo mostrato come il politico a capo della corrente e al suo settimo mandato da Presidente del Consiglio, o come il politico in corsa per la carica di presidente della Repubblica o come l’uomo dalle diverse convivenze mafiose…
Sorrentino ce lo disegna come l’uomo che da Mosca chiama la moglie per sentirsi dire parole con la erre moscia, un uomo che lotta contro la solitudine e il mal di stesa con in mente il pensiero fisso di non togliere un medicinale dal prontuario, ride alla battuta di Grillo in tv, generoso con i suoi elettori, non ci sta quando muore Limone ed è tormentato dal senso di colpa del ricordo di Aldo Moro…
Sorrentino prende spunto dal Nosferatu di Mornau (i movimenti di Servillo ne sono figli lampanti) e dallo stile poliziesco degli anni 70 (con tanto di presentazione con nome, cognome e soprannome) ma continua il suo personale percorso cinematografico e Andreotti non è nient’altro che l’evoluzione di Antonio Pisapia, Titta Di Girolamo e Geremia De Geremia… Il regista praticamente sa già di chi sta parlando e lo fa nel modo migliore possibile infarcendo il film di frasi ad effetto come nel suo stile e regalandoci alcune scene dalla bellezza rara… Splendide le passeggiata dal sapore metafisico, notevole il modo in cui la moglie si interroga su chi abbia veramente sposato e l’apparizione (da puro film horror) di Moro nel bagno… Pensavo che sarebbe stato perfetto farlo comparire anche alla fine tra il pubblico durante il processo ma forse Sorrentino non ha voluto calcare la mano…
Eccellente la caratterizzazione dei personaggi di contorno, dalla moglie a Pomicino passando per Evangelisti e lo Squalo (peccato che si noti vistosamente il cuscino utilizzato come pancia)…

Registicamente di livello sopraffino Sorrentino conferma le qualità tecniche già ampiamente emerse nei suoi primi 3 film…

Mostruoso Toni Servillo che malgrado un fisico un po’ troppo imponente è talmente perfetto nell’interpretare Andreotti da risultare quasi fastidioso, una citazione speciale se la merita Buccirosso che lontano dalle Salemmate e dalle Vanzinate mostra di poter dire molto anche nel cinema che conta senza perdere l’indistinguibile tocco comico che lo contraddistingue regalandoci un Cirino Pomicino perfetto… Contentissimo per Flavio Bucci che ricordo con piacere ai tempi dell’Ultimo Treno di Aldo Lado…

Sorrentino non è più una splendida promessa ma la più bella realtà del cinema italiano… E il Divo, aldilà del fatto che poi possa piacere o no, è un film che va visto assolutamente…

carlito72  @  07/06/2008 02:19:35
   6½ / 10
tutto perfetto meno un particolare.
sorrentino si è dimenticato la sceneggiatura.

alcuni personaggi troppo macchiettistici, troppo surreale, troppo prolisso, troppo abbozzato.

un'altra delusione dopo "l'amico di famiglia".
mi tengo stretto "le conseguenze dell'amore". da li in poi sorrentino, un guaio dietro l'altro. complimenti al battage pubblicitario iamme iamme che ce lo vende come un capolavoro, come fu con il caimano, film penoso, e con la stanza del figlio.
5 gradini sotto a gomorra, che fulmine a ciel sereno è il più importante film italiano degli ultimi dieci anni.

Gruppo COLLABORATORI ULTRAVIOLENCE78  @  06/06/2008 15:27:39
   8 / 10
Un macchiavellico Nosferatu moderno (il modo di indietreggiare del “divo” ha infatti richiamato alla mia mente il vampiro di Murnau): è così che Sorrentino dipinge la figura di Giulio Andreotti, presentandocelo nella sua aura di ambiguità in cui Bene e Male coesistono e si compenetrano a vicenda.
Sono tre, a mio avviso i momenti cruciali del film: l’inizio, in cui si ritrae grottescamente Andreotti con la fronte puntellata di aghi come rimedio alle sue emicranie, le quali possono essere lette come la somatizzazione del profondo conflitto interiore di un uomo costretto ad agire al di fuori dei canoni dell’etica; lo strepitoso faccia a faccia con il giornalista Scalfari, che si conclude con l’inappuntabile chiosa di Andreotti il quale ribatte a tutte le illazioni del suo interlocutore e le ribalta –facendo leva proprio su una considerazione di quest’ultimo- affermando che la realtà delle cose non è semplice e manicheisticamente inquadrabile nei concetti di Bene e Male, perché è talmente sfaccettata e complessa da rendere impossibili giudizi univoci; e infine la chiusa del film, in cui il regista si sofferma sul monologo di Andreotti, che si compendia straordinariamente con l’assioma machiavellico secondo cui “bisogna perpetrare il male per garantire il benessere della società”. Da questo enunciato prende forma il personaggio descritto superbamente da Sorrentino, il quale se da un lato propone una sorta di giustificazione “scientifica” al modo di gestire la Cosa pubblica da parte del maggior esponente della DC, dall’altro, seppur in maniera fantasiosa, rappresenta la realtà dei fatti di quel cruciale decennio politico, senza lesinare sui suoi aspetti più scomodi e scabrosi. Il grande merito del regista è stato quello di riuscire a coniugare un umorismo sopra le righe e quasi surreale, oggettivato da personaggi ai limiti della macchietta (in particolare quello di Cirino Pomicino) e da situazioni grottesche (come il party celebrativo del settimo governo Andreotti e la scena da “ultima cena” che vede riuniti Andreotti, i principali esponenti della sua corrente e il cardinale), ad una inquietante descrizione degli eventi storici che ci mostrano gli intrecci tra Politica, Mafia e Chiesa. In più, Sorrentino ha saputo umanizzare il personaggio del “divo”, tracciandone un profilo privato e psicologico (cosa che non è riuscito a fare il Moretti de “Il Caimano”) che mette a nudo la complessità dello stesso, facendocelo apparire come un uomo integralmente consacrato allo Stato, e per questo impossibilitato ad approfondire e a consolidare i rapporti umani. Nella vita di Andreotti la ragione di Stato è venuta prima di tutto: prima della famiglia, dell’etica, del sentire cristiano e anche dell’amicizia, come dimostra il sacrificio di Aldo Moro, il quale ci viene presentato come la fonte del suo più “lancinante” cruccio.
In ogni caso, al di là di tutte le teorizzazioni che si possono postulare sull’azione dello statista, al di là delle nubi che si addensano sul passato di Andreotti e delle assoluzioni e archiviazioni con cui si sono chiusi i processi e le inchieste che lo hanno riguardato, rimane ferma e pesante come un macigno quella sentenza che penale che lo ha riconosciuto colpevole del reato di associazione per delinquere nei riguardi di cosa nostra fino al 1980, estinto per prescrizione. Nonostante ciò Giulio Andreotti è senatore a vita, e insieme a lui continuano a fare i parlamentari numerosi altri politici pregiudicati. Questà è la politica italiana, il resto sono solo ciarle.

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Gruppo COLLABORATORI Gabriela  @  06/06/2008 09:55:18
   8½ / 10
Sorrentino utilizza il sarcasmo sia nei dialoghi sia nella composizione dei personaggi per ottenere il triste ritratto della politica italiana.
Andreotti, interpretato da un perfetto Tomi Servillo, è disegnato in modo ironico, quasi come un moderno Machiavelli, un uomo ambiguo, cinico che si muove all’interno di una classe politica che nonostante la presunta “rigenerazione” si è semplicemente trasformata… per continuare ad essere la stessa con le sigle cambiate.

macs23  @  06/06/2008 01:49:07
   8 / 10
ottimo soprattutto il binomio film-colonna sonora che dimostra l'intenzione di sorrentino a ironizzare la drasticità della causa. ottima la regia e fenomenale servillo.

DarioArgento  @  06/06/2008 01:17:18
   8 / 10
sognando sogni che nessun mortale aveva mai immaginato di sognare

patt  @  05/06/2008 22:13:32
   9 / 10
L'enigma andreotti reso in maniera superba, la surreale linea di confine tra la realtà dei fatti e il divismo grottesco di un personaggio che non si è mai svelato raccontata senza giudizio e senza conclusione, così come poi a tutti ci è forse sempre apparsa nell'immaginario e nel vissuto.
Bellissima la scena già citata davanti alla tv, musiche sempre azzeccatissime a sottolineare una storia e una regia uniche.

Gruppo COLLABORATORI matteoscarface  @  05/06/2008 19:41:47
   9 / 10
Di fronte alle già innumerevoli lodi qui sotto, che condivido in pieno, non mi sento di aggiungere altro. Non è il film migliore di Sorrentino, ma è quanto di più originale abbia regalato lui a noi e al cinema italiano degli ultimi venti anni. Una vera perla. I primi 15 minuti parlano da soli. Toni Servillo anche.

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Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  05/06/2008 18:47:45
   9 / 10
Mi ricordo una vecchia striscia di Disegni & Caviglia, pubblicata non ricordo bene su Cuore o Totem, intitolata "Se Andreotti parlasse": preso da un improbabile rimorso di coscienza decide di parlare davanti ai giudici e comincia a snocciolare tutta una serie di chiarimenti sui più importanti avvenimenti controversi del dopoguerra italiano. I giudici invecchiavano e venivano sotituiti da magistati più giovani.....ma lui non invecchiava mai! La striscia si conclude con un'esplosione nucleare che distrugge tutto tranne lui e, in epoca ancora successiva, degli uomini cavernicoli che lo guardano in maniera interrogativa, mentre lui continuava a parlare imperterrito.
Se Andreotti parlasse molti avvenimenti, im primis le stragi stato, verrebbero tolte da quel limbo in cui sono state collocate da decenni senza una speranza di una minima verità giudiziaria, Piazza Fontana su tutte.
Ma Andreotti non parla. Nel film è la Sfinge con tutti i suoi enigmi: imperturbabile, con il pieno controllo di se stesso (Moro a Parte) e venendo a patti con tutto e tutti "per il bene del paese". Sorrentino qui offre la sua prova migliore: un film coraggioso che ne decreta la sua maturità di regista con sequenze da antologia e dialoghi brillanti che, specie nella prima parte, pigiano sul tasto del grottesco (mi ha ricordato il Todo modo di Petri). Servillo con questa ulteriore prova conferma il suo stato di grazia, una prova maiuscola per un personaggio controverso e pericoloso da interpretare, qui non certo ridotto a patetica macchietta da Bagaglino.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  05/06/2008 18:45:05
   9 / 10
Sono senza parole: un film letteralmente strepitoso, che forse inizia dove finisce "Il Caimano" Morettiano (o l'utopia di una giustizia equa mai realizzata). Probabilmente è tutto ciò che il pur ragguardevole film di M. non è riuscito a essere: ora un grande dramma epico di stampo shakesperiano (reminescenze del Giulio Cesare, non a caso...), ora un'opera acre dal sapore vagamente ferreriano (alcuni spunti ricordano il vetriolico "L'udienza"), ora una sorta di psicodramma che sfocia nell'oratorio (memorabile l'autorequisitoria del protagonista davanti a null'altro che se stesso...).
Non fa ridere come vorrebbe far credere: se oggi abbiamo per la terza volta un presidente del consiglio ex-P2 lo dobbiamo proprio al Divo Giulio, e ai suoi ehm insegnamenti: non per nulla, oggi il capo dello stato abbraccia il ruolo di statista disciplinato e autorevole (faccia di bronzo compresa) davanti al paese che continua a incensarlo...

Un film che evita fortunatamente tutti i manierismi che avevano inficiato il precedente "L'amico di famiglia", altro ritratto "monster" che non mi aveva però del tutto convinto, consegnando Sorrentino alle definitive grandi realtà del cinema italiano di oggi (c'è persino un trattamento del Divo degno del Sokurov de "Il sole", ovvero la parodia della maschera di sè).

Servillo anima, fino allo sfasamento, l'uomo prigioniero delle sue falsità, logorato dalla distanza "demoniaca" con la vita, la morte (anche quella altrui) e la coscienza.

Ne esce il ritratto impetuoso di un uomo che ha difeso con un'ambigua forma di intelligenza (l'impeto da assumere in presenza di uno stato cieco, ma non ancora sordo) una mole enorme di scandali e pagine oscure della nostra storia.

Memorabili sequenze, tra tutte il Divo e la sua scorta mentre scorgono i messaggi anarchici sulle mura delle strade, in una notte (italiana) muta e silente come tante.

Emblematica la scelta di un simbolo, quello della famigerata scatola nera dell'Uc10 di Ustica, che ricorre come testimone di un vorticoso abisso dove la nostra storia è costretta a soccombere, in eterno

"Io sono trasversale" (cit.)

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Ultima risposta 08/06/2008 17.16.18
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Satyr  @  05/06/2008 15:32:49
   9 / 10
Aldo Moro,la crescita della P2,le stragi,i pentiti di mafia,Totò Riina,la corrente adreottiana,i finti suicidi e lui,Giulio Andreotti,ovvero l'incaranzione del potere in Italia....il tutto ripreso attraverso la marcata impronta stilistica di Paolo Sorrentino,regista sempre devoto alla sua surrealistica idea cinematografica.
Ottima la scelta del cast,determinante la conduzione degli attori (vedi uno straordinario Buccirosso),inarrivabile Toni Servillo (somiglianza resa ottimamente da make-up,postura,camminata,gesti e voce completamente aderenti all'originale).
Diviso in due tronconi (prima parte caratterizzata dalla probabile elezione di Andreotti a presidente della Republica,seconda più descrittiva e autonoma con crollo della D.C.,processi e Boss mafiosi messi alla sbarra),il film avanza senza alcuna caduta di tono,immersi in sequenze straordinarie perfettamente sottolineate dall'ottima colonna sonora.
Il Divo probabilmente rappresenta la miglior pellicola di Sorrentino,sicuramente la più coraggiosa e innovativa,lontana dal cinema-civile degli anni 70 di Rosi e Petri,ma cmq incisiva e diretta senza risultare mai didascalica.Andate immediatamente al cinema.

Paride  @  05/06/2008 14:47:01
   7 / 10
Non un capolavoro, ma sicuramente un bel film, ben recitato e molto ben fatto.

Gruppo STAFF, Moderatore Jellybelly  @  05/06/2008 13:14:37
   8½ / 10
Grottesca riflessione sul Potere e sui machiavellici ingranaggi che ne sono indefettibile contrappunto, "Il divo" si propone come ennesima conferma del talento assoluto di Paolo Sorrentino, senza ombra di dubbio il miglior regista italiano sulla piazza.
Sorrentino dipinge un Giulio Andreotti imperturbabile, e lo fa attraverso un susseguirsi di scene da antologia e di dialoghi tanto raffinati quanto taglienti.
Eccellente il cast, a riprova di come dei selezionati caratteristi possano reggere sulle spalle un film di un simile spessore senza mai farlo scadere nella fiction: a parte il solito, monumentale Toni Servillo, colpiscono al cuore le figure della moglie Livia, interpretata dall'ottima Bonaiuti, e della fedele segretaria Enea, un'intensa Piera degli Espositi; indimenticabili poi i principali "tirapiedi" del Divo Giulio, presentati in una delle scene più evocative della pellicola, con Enea che, chiudendo la finestra, dice ad Andreotti di stare attento, perchè sta arrivando "una brutta corrente": su tutti, vanno ricordate almeno le prove di Buccirosso/Cirino Pomicino e Flavio Bucci/Evangelisti.
In particolare quest'ultimo è impressionante nella sua metamorfosi fisica fino a diventare un clone del personaggio che è chiamato ad interpretare, dimostrando una duttilità che rende ancora più inspiegabile il suo stare ai margini del cinema italiano "che conta".
Immagino, però, che per questo abbia già perdonato tutti noi, che non siamo padroni di un *****...

ErickCataclysm  @  04/06/2008 20:06:22
   8 / 10
Sarò franco: di Andreotti non me ne frega nulla. E i film politici sono una palla totale. Vederseli a casa, magari distrattamente è una cosa. Guardarseli al cinema proprio non ci sta. Ciò nonostante, il film mi ha sorpreso. E il voto ci sta tutto. Anzi... siamo onesti. Era un'impresa dare spessore e dinamicità a qualcosa di così soporifero. E Sorrentino c'è riuscito! Il film, nonostante la materia trattata, spicca per 'l'azione' che riesce a offrire. Tutto sembra pulsare. Anche il momento più noioso vive e si agita. C'è qualcosa di emozionante, davvero. Non credo si potesse fare di meglio. Le inquadrature sono spettacolari. La regia qualcosa di superbo. Le musiche incidono solchi sulla pelle, mentre le scene scorrono sullo schermo. Componente psicologica trattata ad oc. Scene mentali memorabili che si distribuiscono sullo schermo tra una dimensione onirica e una reale... Insomma, il film è da vedere. Assolutamente. Servillo, per quanto non somigliante, è molto bravo nella resa dei passi e delle posture. Il mio giudizio personale per la materia trattata poteva essere quattro ma il modo di trattarla e di presentarla sul grande schermo è sicuramente da otto!! Ottimo lavoro!

polbot  @  04/06/2008 14:15:52
   10 / 10
Più che il cinema che racconta Andreotti...è Andreotti che si fa cinema. Prova cinematografica superba. Non era facile, e non tutti capiranno. Pazienza.
Servillo lascia senza parole. Il film ha il pregio poi di non spiegare, ma di farti uscire con molta curiosità.
Ora...dopo Titta, Geremia e Giulio... Paolo devi cambiare e provare a spaziare in altri meandri del genere umano!!!
Non vedo l'ora..

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Ultima risposta 07/06/2008 13.38.30
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maxco  @  04/06/2008 11:27:18
   9 / 10
kayser soze  @  04/06/2008 00:06:51
   9½ / 10
Film tecnicamente perfetto. Finalmente si parla della vera vita di Giulio Andreotti, troppo spesso nascosta, e di quella che è stata la nostra Prima Repubblica.
GRANDE SORRENTINO

"La debolezza del potere supremo è la più terribile calamità dei popoli."
Napoleone Bonaparte

"Il potere tende a corrompere, ed il potere assoluto corrompe di là da ogni redenzione. I grandi uomini sono quasi sempre uomini malvagi."
John Acton

MarioBava  @  03/06/2008 11:28:49
   10 / 10
Raramente mi sono goduto un film come è successo col Divo. Sono rimasto ipnotizzato soprattutto dalla sapienza registica di Sorrentino che ha saputo ricostruire in modo credibile la figura di Andreotti senza cadere nella macchietta (vedi Bagaglino). Moltissime le scene cult della pellicola, ma non si può non menzionare il monologo immaginario in stile Machiavelli del politico democristiano, la scena in cui Andreotti zittisce la lunga sequela di accuse mossegli da Scalfari con una battuta, e la scena intima in cui Andreotti e la moglie si guardano e si stringono la mano sullo sfondo di una nota canzone di Renato Zero. Fenomenale!

Gruppo REDAZIONE Pasionaria  @  03/06/2008 10:34:55
   9½ / 10
Già dalla locandina s’intuisce la sapiente ironia del regista: il capo chino in costante preghiera al Dio di cui segue la volontà perchè nulla dipende dal caso e quelle manine giunte, unico veicolo comunicativo di un Andreotti privo di sguardo: unico accesso a lui, l’interpretazione del codice della sua gestualità. Neanche la moglie Livia, ad un certo punto, sembra riconoscerlo, pur pensando sia impossibile vivere tanto tempo con un uomo senza sapere chi è veramente.
Sorrentino interpreta Andreotti concretizzando, seppur grottescamente, l’immaginario collettivo di un uomo politico che ha orchestrato quarant’anni della storia politica italiana, dei suoi irrisolvibili misteri di cui si fa indecifrabile depositario. Eppure dall’ironico ritratto di Sorrentino, il divo non ne esce malissimo, non come la sua “corrente” democristiana, non come il Vaticano. E’ probabile che Machiavelli avrebbe approvato il talento politico da accondiscendente manovratore, Scalfari lo definì in modo appropriato un Talleyrand, Sorrentino lo immagina come l’essenza della forza occulta del Potere, i cui meccanismi sono stati, sono e saranno sempre sconosciuti al cittadino; non lo giudica, però, ne esaspera l’indecifrabilità e non manca di esasperare ironicamente anche la vanità politica e l’opportunismo dei suoi “amici” e nemici.
Eccellente come sempre Servillo , capace di non scivolare mai nella macchietta , strepitoso nel cinico monologo-confessione, nell’annoiata impassibilità durante le sedute in Parlamento, nel trattenuto e giocoso affetto del rapporto con la moglie, compagna consapevole(?) di vita.
Sorrentino conferma il suo stile innovativo di fare cinema, riuscendo a raggiungere ottimi risultati con un soggetto difficile come pochi. D’altronde il cineasta italiano ha già ampiamente dimostrato le proprie peculiarità artistiche, prima fra tutte la capacità di realizzare la funzione maieutica che il cinema dovrebbe fare propria, ma che solo i Grandi registi possiedono e Sorrentino è fra i pochi, non deve dimostrare più nulla.

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Ultima risposta 05/06/2008 17.52.22
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giumig  @  03/06/2008 00:52:08
   8½ / 10
Gran bel film, con un Servillo spettacolare ed una regia davvero di altissimo livello, null da invidiare ai grandi cineasti americani.

La sotria di andreotti è stata racconatta nell'unico modo possiblile, usando l'ironia e l'intelligenza proprie del Senatore.

Il film ti prende dall'inizio alla fine, mai una pausa, mai un momento di noia. PErfetto.

paride_86  @  02/06/2008 19:52:31
   9 / 10
Era da tempo che non si vedeva un film italiano così! Una pellicola puramente grottesca, ironica, divertente, ma allo stesso tempo profonda e veritiera.
Davvero notevole, poi, la regia di Sorrentino: fluida e con caratteri innovativi.
L'ironia ed il cinismo che pervadono il film non sono affatto gratuiti; anzi, servono a stimolare riflessioni sul passato (e ahimè anche sul presente) della politica italiana.

Gruppo REDAZIONE VincentVega1  @  02/06/2008 14:22:27
   8½ / 10
Da persona che conosce ben poco i fatti avvenuti in quegli anni, non posso far altro che commentare il film dal punto di vista registico ed emozionale, tralasciando per un attimo ciò che Sorrentino ha voluto sottolineare e i fatti che ha voluto far trasparire nell'intera vicenda prendendosi pure qualche libertà forse un pò troppo azzardata!

L'inizio è una vera bomba esplosiva, già dalle prime scritte sullo schermo la sala si è azzittita per assistere ai 5 minuti più devastanti che un film italiano non proponeva da tantissimo tempo. Tutto è riuscito alla perfezione, da come le varie vicende si intrecciano, niente è lasciato al caso ("io non credo al caso, credo alla volontà divina") e ogni singola scena è utile per lo svolgersi dell'intera vicenda! Servillo è bravissimo nell'imitare i gesti, i movimenti e la voce di Andreotti, purtroppo però i lineamenti sono quelli che sono e nemmeno il trucco riesce a renderlo credibile nell'estetica del divo Giulio (molto Bagaglino sotto questo punto di vista, come è già stato sottolineato da molti prima di me)! Colonna sonora senza sbaffi, dove ogni musica è messa al punto giusto per lasciare impressa negli occhi dello spettatore la scena di violenza, o di amore, o di semplice descrizione degli eventi! Non si cade mai nel ridicolo, anche se alcuni personaggi sono resi forse sin troppo grottescamente (vedi su tutti Pomicino) e soprattutto non capiterà mai nelle due ore di visione di assistere ad un documentario!

In conclusione, Sorrentino come Petri, un bellissimo film politico su un periodo scottante, con protagonista uno degli uomini politici più influenti della Repubblica Italiana e uno spettacolo per gli occhi fra colpi di mitra, interni scuri e senza respiro e movimenti di macchina tutt'altro che dilettantistici!

occhiolungo  @  02/06/2008 12:27:55
   9 / 10
Certo, l'argomento trattato nel film è un bacino talmente sconfinato che si corre quasi il rischio di perdersi nel volerlo trattare.
Daltronde il film ha il vantaggio di non voler essere affatto un documentario ed è perciò svincolato da ogni dovere di completezza.
Lo scopo del film è piuttosto quello di voler delineare il carattere principale, presentando una chiave di lettura che probabilmente rispecchia quella dell'opinione pubblica, seppur anche troppo enfatizzata in certe qualità.
E' dunque la presentazione del personaggio come uomo, prima ancora della cronistoria delle sue accertate e presunte malefatte, raccontata attraverso le frequentazioni, le abitudini più marcate o delineanti, e, ovviamente, episodi della vita pubblica e lavorativa, che in questo caso per molti versi hanno coinciso, selezionati ed inseriti opportunamente tenendo sempre presente il filo conduttore della storia.
Un film con marcati tratti grotteschi, specie nella caratterizzazione dei personaggi, in cui la regia intesa sia come sapiente orchestrazione degli elementi costituenti il film, sia come loro cernita, risulta certamente estremamente valida.
Complimenti.

Gruppo REDAZIONE maremare  @  02/06/2008 02:09:15
   8 / 10
Film di difficile valutazione.
Iniziamo subito col dire che Sorrentino è un signore regista e lo dimostra pure in questa sua ultima opera.
Vola alto e si cimenta con un soggetto lastricato di bucce di banana: il divo Giulio Andreotti.
In perenne bilico tra il grottesco e il pamphlet, il surreale e il docudrama, il film alterna momenti memorabili (l'inizio è folgorante) ad altri in cui l'effetto Bagaglino è sempre dietro l'angolo. Del resto il personaggio è talmente grottesco in sè che, nonostante l'interpretazione superlativa di Servillo, è difficile non riandare con la memoria a Oreste Lionello o alle vignette del grande Forattini.
In fin dei conti l'impressione è che Sorrentino da una parte non vorrebbe prendere posizione e descrive il figlio prediletto di una certa Italia con i suoi vizi, le sue debolezze: un borghese piccolo piccolo acuto e un po' fanfarone, un Giulio così come viene visto nell'intimità dalla moglie (è la parte migliore del film).
Del resto Sorrentino non può non prendere posizione nella seconda parte, forse la meno riuscita, dove sterza sulla cronaca giudiziaria, raccontando quello che già tutti sappiamo.
Personalmente avrei concluso il film mezz'ora prima sulla scena memorabile di Giulio e la moglie seduti davanti alla televisione, mano nella mano, dopo che egli ha comunicato alla moglie di essere indagato per mafia.
Sulle note de ' I migliori anni della nostra vita' di Zero, la moglie di Giulio (interpretata da una superlativa Bonaiuto) osserva il marito: in quello sguardo c'e tutto il dubbio di una donna che si chiede chi sia l'uomo che ha sposato.
Comunque, nonostante alcune imperfezioni, questo rimane un film da non perdere, sia per il talento di un grande regista, sia per il tentativo di fare luce sull'enigma Andreotti. Forse la verità dell'enigma risiede nella frase che il parroco di S.Maria in Lucina dice al fedele Giulio: 'Tu e De Gasperi siete gli unici ad essere venuti tutti i giorni in Chiesa, solo che lui veniva per parlare con Dio, tu per parlare coi preti'.
Giulio Andreotti: un uomo nato per essere statista, che poteva svolgere solo quella professione e il cui unico scopo era quello di avere voti.
Come li ottenesse lui non voleva saperlo, a quello ci pensavano le 'brutte correnti'.

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Ultima risposta 03/06/2008 01.58.05
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vanbasten  @  01/06/2008 14:51:06
   10 / 10
da vedere assolutamente... a me e' piaciuto veramente tanto...non pensavo fosse cosi'... vale il prezzo in tutti i sensi

Borg  @  01/06/2008 11:19:58
   7 / 10
Tagliamo subito la testa al toro: Sorrentino non fa un film d’inchiesta, alla fine non prende posizione su Giulio Andreotti. Questo sarebbe anche coerente con il personaggio stesso, rappresentazione esasperata del mistero, eppure continua ad esserci il sospetto di una mossa astuta da parte del regista, che sceglie sicuramente la strada più comoda. Sarebbe stato più interessante e divertente se ci avesse detto chiaramente qual’ è la sua idea nei confronti del divo Giulio, novello Nosferatu (mostro cinematografico ed espressionista che più di una volta sembra reincarnarsi nel protagonista di questo film)…
Non è un film d’inchiesta dicevamo, il modello di Sorrentino è il cinema di Elio Petri (realtà che si mischia alla fantasia e al grottesco. Ricordiamoci almeno del bellissimo “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto” con un Gian Maria Volontè meraviglioso, psicopaticissimo, perversamente geniale e in pieno delirio d'onnipotenza!)…
Certo però, che guardare ad Elio Petri non avrebbe comunque impedito a Sorrentino di dirci chiaramente cosa pensa di Andreotti, ma tant’è, il politico in fondo suscita solo tante domande (anche ai suoi stessi colleghi), e il regista pare allinearsi, salvo quando, in una riuscita confessione immaginaria, gli fa ammettere le sue colpe (che pure non vengono menzionate chiaramente).
In quel momento l’Andreotti di Servillo prende la forma del gran burattinaio che per favorire il bene deve compiere anche azioni deplorevoli e contemplare il male.

Ecco, l’ultimo film di Sorrentino, a dire il vero, sembra più una storia firmata da Elio Petri ma girata con cipiglio postmoderno da un Quentin Tarantino di passaggio (il regista italiano deve prendere molto sul serio le ultime lettere del proprio cognome)…
E’ un buon film? Valido (senza gridare al miracolo però), anche se la vicenda, che racconta il periodo che va da Tangentopoli al processo per mafia del senatore a vita, è talmente ricca che spesso potrebbe essere difficile da seguire ( soprattutto se non si è un pò a conoscenza de “la vita spericolata di Giulio Andreotti”, come recita il sottotitolo)…
Inoltre, ed è uno dei difetti che più mi irritano di Sorrentino, la regia è così generosa di virtuosismi che spesso rasenti l’ubriachezza totale, no dai, quando è troppo è troppo, un po’ si deve limitare: dolly, ralenti e carrellate a più non posso!
Sorrenti’, abbiamo capito che non sei un “fictionazzo”, ma anche il senso della misura vorrebbe la sua parte…
Detto questo, il blasonato regista italiano ( che già mi immagino artefice dell’ennesima rinascita del cinema italiano assieme al Matteo Garrone), riesce a creare in questa pellicola ottimi ed ispirati momenti, nonché immagini sinceramente belle e convincenti: il montaggio degli omicidi/suicidi mi è piaciuto molto, Andreotti all’alba con la scorta idem, l’incontro con un somigliantissimo Totò Riina pure, in più la scena in cui Giulio e sua moglie Livia tenendosi per mano vedono Renato Zero in Tv, e la donna sembra essere colta dal dubbio, rimane davvero impressa nella mente…
Divertente anche il party danzante tenuto per festeggiare il nuovo governo!

Toni Servillo, minchia, ha fatto un lavorone: il suo Andreotti, oltre a sfuggire all'imitazione da Bagaglino (non che ce l'abbia con l'imitazione del bravo Oreste Lionello, ma di certo al cinema non avrei voluto vedere l'imitazione dell'imitazione), è l’immagine del potere oscuro che vorrebbe continuamente esistere e dirigere ( e Moro spenderà parole inequivocabili a riguardo) e della solitudine più disarmante…
Cast azzeccato, molto bravo Buccirosso-Paolo Cirino Pomicino.

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Marx  @  01/06/2008 11:05:56
   8½ / 10
Ottimo film, davvero ottimo. Io sincermaente non capisco le critiche che gli vengono mosse sul piano della veridicità ed esattezza dei fatti; il film ha chiaramente un altro intento, tutt'altro che storico o giornalistico: è un ritratto, filtrato attraverso gli occhi di un ottimo regista (secondo me tra i migliori attualmente in Italia, sicuramente il più innovativo e interessante) che non non focalizza tanto sull'accaduto, ma sul personaggio di Andreotti, ne dà una interpretazione, personalissima, in una cornice surreale.

Come invece pochi (ma buoni) hanno osservato, ci sara u motivo perchè è stato premiato a Cannes, dove pochissimi saranno interessati alla storia di Andreotti: ha vinto un premio perché è girato bene, in maniera accattivante, non è mai lento, è dinamico e ironico, e se posso aggiungere c'è un'ottima scelta delle musiche.
Peccato solo che Servillo sia un po' troppo alto per il personaggio, ma resta pur sempre un'ottima interpretazione, così come quella ottima della segrataria


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FABRIT  @  01/06/2008 10:12:08
   7 / 10
Buon film!Servillo semplicemente strepitoso come al solito...anche se "L'uomo in più" o "Le conseguenze dell'amore"rimangono i film migliori di Sorrentino!Diciamo un film molto coraggioso....anche se alla lunga stanca un pochino.

G-nomo  @  31/05/2008 16:07:29
   6½ / 10
Film visivamente molto bello con un'impostazione surreale.
Dall'inizio alla fine si è scelto di usare INQUADRATURE e LUCI ad effetto. Una scelta che trovo discutibile, perchè, prese singolarmente sono tutte molto belle, ma alla lunga stancano terribilmente.
Spettacolare l'entrata nel cortile degli elementi della "combriccola".
Non per tutti.

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Ultima risposta 01/06/2008 00.39.40
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2502rik  @  31/05/2008 15:12:00
   3½ / 10
Mediocre film italiota girato volgarmente con finta maestria da un regista più furbo che bravo
Grottesca interpretazione di Servillo che ricorda colpevolmente Oreste Lionello del Bagaglino
Per chi ama il cinema un vero calcio sullo scroto, per chi è superficialmente attratto dal cinema un grande film.
Consigliato a quelli che vogliono parlare di qualche cosa di pseudosottoculturale questa estate sotto l'ombrellone.
Ennesima dimostrazione che per l'italia non c'è più nessuna speranza nel cinema, meglio puntare sulle cose che sappiamo fare bene, come la pizza, il calcio e farci raccomandare negli uffici pubblici

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marco86  @  31/05/2008 13:42:22
   8½ / 10
grandissimo.
innanzitutto per la regia,originale e di personalità.poi per gli attori,soprattutto per Servillo.e anche,tantissimo,per il montaggio audio-video.

ma poi grandissimo per il modo originale in cui è stato descritto un certo modo di fare politica,tipico della prima repubblica.l'ambiguità di andreotti,che,con le parole di Montanelli,è o il più astuto criminale d'italia,o il più grande perseguitato d'italia.
alla prima mervagliosa sequenza criminale,si può contrapporre la delicatissima scena del Divo mano nella mano con la moglie davanti la tv.oppure la solitudine di andreotti:"crede che questa folla oceanica mi abbia fatto sentire meno solo?"
la moglie poi è un personaggio interessante,anche lei vittima dell'ambiguità del marito (non sa se è colpevole o innocente delle varie cose di cui è accusato,ma gli sta sempre vicino).

davvero,sono riusciti a rendere appieno l'enigma andreotti,tant'è che dopo aver visto il film non si riesce quasi a risolvere la domanda di montanelli di cui sopra.anche se chiaramente la domanda di montanelli era una domanda retorica...

le scene d'antologia sono molte.le prime due che mi vengono in mente:l'incipit,e la ricostruzione dell'incontro con Riina (il regista non prende posizione in merito;non dice se c'è stato davvero o no,se è probabile o no.si limita alla cronaca,cioè al racconto del pentito).



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Ultima risposta 06/06/2008 11.32.14
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Invia una mail all'autore del commento logical  @  31/05/2008 12:40:22
   7½ / 10
C'è una specie di osmosi nel cinema italiano, gli attori sono una grande famiglia che invecchia, generalmente bene, e che si sposta a macchia d'olio, tra un film e l'altro.
Le trame si assomigliano, le cose che raccontano hanno quasi lo stesso sapore, come gli odori delle scale dei condomini urbani. La scelta di Cannes sottolinea questo fenomeno: Gomorra e Il divo sono lo stesso film, la stessa nervosa e compiaciuta impotenza, lo stesso sguardo informato e complice perché sempre assente al presente e condannante al passato, quando tutto è passato.
La camorra uccide, la politica uccide, la vita uccide, si resiste, si fanno le feste, si canta "i migliori anni della nostra vita" a squarciagola come ex-sorcini, come delfini di craxi, come dorotei baciapile, come uomini con la scorta. La musica, in entrambi i film, ha una forza dirompente, fa riconoscere l'Italia e ricorda che da noi i drammi elisabettiani non hanno fortuna. Ci arrangiamo da soli, contro il fato, i demoni e le parche. Le nostre famiglie provvedono a tutto.
Una grande fotografia, un cast di cloni eccezionali, un altro presepe faciale che racconta lombrosianamente ogni funzione sociale.
Ora, aspettiamo che passi anche Berlusconi per - poi - raccontare la mafia, la faccia di Dell'Utri, le feste con le veline, i giudici da internare, i rifiuti da spartire, i ponti da costruire, le centrali da riesumare, la piaggeria per gli americani, gli affari con i russi, le televisioni, i giornali...
Si potranno premiare almeno quattro film ex-aequo.

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento agentediviaggi  @  31/05/2008 10:48:12
   9½ / 10
Gigantesco: un film che non sfigurerebbe di fronte a Indagine di Petri o il caso Mattei di Rosi cosi come Gomorra non sfigura di fronte a Le mani sulla città di Rosi o Queimanada di Pontecorvo. Il cinema politico italiano rinasce con questi due capolavori del 2008. Servillo presta la sua straordinaria maschera ad un Andreotti incredibilmente reale, dove persino la voce acquisisce qualcosa di concreto nel dare luogo alla ingombrante figura democristiana. Sceneggiatura sublime, regia e montaggio da fantascienza, attori meravigliosi. Tutto perfetto in un film che va visto assolutamente per chi vuole ricostruire gli anni che hanno visto l'Italia nuotare nella melma delle stragi terroriste e di mafia con un ruolo ambiguo dei certi registi democristiani (vedi anche Cossiga). Questo film non rinuncia nemmeno alla spettacolarità grazie anche ad una colonna sonora quanto mai adatta in ogni situazione, e credo che non sia molto facile trovare un film che descrive un politico con la stessa verità e autenticità. andando a pescare anche indietro negli annali. W Sorrentino, w il cinema italiano risorto! Alleluja alleluja!

lubol  @  30/05/2008 18:49:08
   9 / 10
Che bello vedere un film con una regia così bella. potrà non piacere, ma è innegabile che la cifra di Sorrentino sia distinguibile. Nella grande melassa del cinema di oggi non è un vanto da poco. Per me vale il discorso di Into the wild: il protagonista potrà risultare simpatico o antipatico (nel caso di andreotti credo che la seconda sia più probabile), ma quello che va apprezzato è come viene raccontata parte della sua storia. Cioè benissimo.
Bravissima Piera Degli Esposti, non riesco a esprimermi su Servillo: nel monologo è fantastico, ma per il resto... non vi sembra un po' troppo caricaturale? Nei dettagli è perfetto, ma nel portamento mi lascia un attimo spiazzato.

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Ultima risposta 30/05/2008 19.45.17
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Gruppo REDAZIONE K.S.T.D.E.D.  @  30/05/2008 12:53:51
   9 / 10
Altro capolavoro. Sorrentino calca la mano sull'ironia grottesca ed esasperata e la scaglia, con conseguenze devastanti, sull'immagine del "gruppo" Andreotti; più o meno l'effetto che avrebbe un tornado su un lenzuolo steso fuori. Maniacale cura dei dettagli, nelle inquadrature come nei tempi e nell'uso delle musiche(fenomenali ed essenziali), nella fotografia come nella direzione degli attori. Spiazzante nella sua originalità e tagliente nella sua invettiva.
Strepitose le sequenze iniziali avvolte e trasportate dalle note di "Toop Toop" dei Cassius. E Servillo.. beh.. è Servillo.

Sorrentino scrive e dirige, cosa che ormai pochi registi fanno, e per l'ennesiva volta si impone attraverso il suo personale, in questa pellicola più che in altre, modo di fare cinema.

Andreotti, dopo aver visto il film, ha detto «è molto cattivo, è una mascalzonata, direi. Cerca di rivoltare la realtà facendomi parlare con persone che non ho mai conosciuto». Sottoscrivo la prima parte.

Lo andate a vedere. Grazie.

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giax-tommy  @  29/05/2008 22:05:41
   8 / 10
Il divo è un film che mi ha fatto sicuramente riflettere su un periodo importantissimo della storia dell'Italia,attraverso un personaggio interessante quale Giulio Andreotti.L'importanza del personaggio non da adito ad una sceneggiatura che possa spaziare e dare libero sfogo all'immaginazione(anche se Sorrentino ama immaginare e immagina anche in questo film).
Sorrentino pone una questione di fondo:tutto ciò per cui è stato accusato è frutto di una mente che odiava profondamente Andreotti o era ed è implicato in tutte le magagne della storia della repubblica italiana(giusto per esagerare un pò)?
Sorrentino quindi non da sfogo ad un suo pensiero,bensì preferisce porre quesiti e dubbi.
Per quanto riguarda la prova da regista non l'ho trovata particolarmente piacevole,forse la troppa elaborazione,anche se in sintonia con un titolo del genere,è risultata spesso molto simile ad uno sfoggio di capacità e tecnica.Inoltre il montaggio:troppe scene di breve durata,con dialoghi che spesso iniziavano e concludevano con una battuta del Divo;tanto è vero che la scena in cui si sfoga in santa pace,da solo,parlando istintivamente per circa due minuti mi ha davvero sorpreso(oltre che illuminato,scena dove Sorrentino da libero sfogo alla sua fantasia).
La prova di Servillo è scontatamente ottima,anche perchè si è dovuto limitare a recitare con voce, occhi e mani...forse un pò troppo intrappolato in quella maschera di cera.Le iene del divo erano fantastiche,tra tutti uno spettacolare Buccirosso(che mi ha letteralmente scioccato);spettacolare per la sua capacità di essere viscido come una serpe e rappresentare totalmente l'ambiguità della D.C.
Per quanto riguarda scenografia e fotografia ha il piglio del film pulp anni settanta,con tanto di presentazione dei personaggi con:nome,cognome e soprannome.Le citazioni sono innumerevoli:dalle Iene di tarantino all'Al Capone di Gli Intoccabili(la scena dove il barbiere fa la barba al Divo).
Un film tanto piacevole quanto interessante,forse un pò prematuro,ma sicuramente da apprezzzare per coraggio,ricerca di libertà,stile e in parte maturità.Sorrentino è un grande regista,giovane,che ci sorprenderà ancora,e si supererà sempre più.

Gruppo COLLABORATORI Invia una mail all'autore del commento fabrizio dividi  @  29/05/2008 16:55:26
   7½ / 10

La storia di un decennio attraverso la lente distorta del feroce sarcasmo di Sorrentino colpisce nel segno e riporta ai fasti il cinema italiano. Più Petri che Rosi, più grottesco che realista, il regista racconta una figura storica contemporanea più simbolica che reale. Andreotti è l'idea della politica italiana, del potere e degli intrighi degni di un Machiavelli moderno tanto da superare la persona reale. Peraltro la sintesi storica è appropriata e difficilmente contestabile visto che la gran parte della sceneggiatura è composta da frasi, assiomi e pensieri che il nostro "grande vecchio" ha espresso in interviste, libri e aule processuali.
E' paradossale, ma Andreotti stesso dovrebbe riconoscersi nella figura che egli stesso ha contribuito a creare: cinico, calcolatore, freddamente ironico. Non tanto divo quanto mito vivente, nel senso più stretto del termine, il film lo descrive come il motore immobile della politica italiana, stella (o buco nero) intorno al quale si sono succeduti la gran parte dei movimenti politico-economici del nostro Paese.
Il film si impreziosisce nella fotografia barocca che ricorda il terzo Padrino di Coppola. Sorrentino indugia sui visi, sui solchi del potere che rigano le maschere della prima repubblica e colpisce per l'iper-realismo con cui li dipinge. Quasi un'opera verdiana, tragicomica visionaria rievocazione di un decennio, attraverso i balli e i discorsi di nani e ballerine, filmati talvolta con morbidi pianosequenze, altre con montaggio serrato, tecniche entrambe figlie di Scorsese, e in generale con una potenza narrativa rara nel cinema italiano.
Fabrizio Dividi

forzalube  @  29/05/2008 15:26:52
   7½ / 10
Film che reputo "strano" e difficile da commentare.
Il risultato finale non è sicuramente un film-inchiesta e non è neppure un atto d'accusa tout-court contro il protagonista che pure certo non viene dipinto amorevolmente.
Come dice qualcuno la carne al fuoco sarebbe tanta, ma se neppure decenni di lavoro dei tribunali sono riusciti a dipanare la matassa non si può pretendere che a farlo sia un regista e allora godiamoci le numerose scene e sequenze riuscite, l'ottima colonna sonora e le ironiche battute del "divo".
Toni Servillo, pur senza nessuna somiglianza con l'originale, ne restituisce ottimamente le movenze, la postura e la sua imprescrutabilità

diego81  @  29/05/2008 14:07:48
   10 / 10
Sarò di parte perchè adoro Sorrentino e tutto quello che fa... Ma qua credo che si sia veramente superato.
Un grandissimo film, un film che era veramente insperabile nel panorama italiano degli ultimi anni ma che finalmente è arrivato.
La prima ora è una bomba esplosiva con uno stile visivo superlativo.
Scene magistrali da applausi.
Un grandissimo film, lo ripeto con orgoglio per il cinema italiano, se è questo.

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Ultima risposta 29/05/2008 23.42.35
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Marenco  @  28/05/2008 20:26:57
   6½ / 10
Il divo. Ovvero: molto rumore per nulla. Come è ormai consuetudine nel mare piatto del cinema italiano dove basta una monetina (nello specifico questa) per scuotere un pò di acque.
Trattasi di film "a tesi". Relatore il signor Paolo Sorrentino. Che ha dimestichezza con la macchina da presa, un pò meno con la scrittura. Se è vero che il film se lo è scritto da solo, avrebbe fatto meglio ad affiancarsi ad uno sceneggiatore con la mano più esperta. Esasperato da tempi teatrali e dalla recitazione sommessa di un mostruoso Servillo, il film dimostra ancora una volta che il film migliore di Sorrentino resta la sua opera prima. Ovvero quell'"Uomo in più" che resta un cult nel cuore degli appassionati di cinema.
Questo "Divo" incanta pochissimo, entusiasma meno.
Troppa carne al fuoco per confluire ad un'unica dimostrazione: la colpevolezza di Andreotti, novello Ceucescu del panorama politico italiano, con molti cadaveri nella scatola nera e molta intelligenza in zucca.
Pieno zeppo di caratteristi fra i quali si segnalano gli esilaranti Buccirosso e Flavio Bucci, è a metà strada fra il film-inchiesta (ma l'inchiesta dov'è???) e il reportage vero e proprio.
Sorrentino cita spesso gli archivi di Andreotti. Ma farebbe meglio a citare le sue fonti visto che trae conclusioni affrettate, pur non avendo poteri per farlo.
La sua unica fortuna? L'ironia e la saggezza del divo Giulio che anche stavolta difronte a tanta diffamazione e a materiale per querele immediate, ha fatto spallucce (larghe) con la solita flemma. A proposito: Sorrentino non ci ha fatto vedere l'inferno che lo accoglierà nel momento del trapasso. Qualche battuta sulla bocca di Satanasso, non ci stava poi tanto male...

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Ultima risposta 03/06/2008 22.51.34
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The Legend  @  28/05/2008 20:20:58
   6½ / 10
Tanto clamore per... nulla.

Una mascalzonata, un film maligno, un ritratto troppo cinico e cattivo com'è stato definito dal 'vero' Andreotti' ?

Nulla di tutto questo. A me sembra, invece, che da questo film esca il ritratto di un eroe indistruttibile, colui che riesce sempre ad avere l'ultima parola. Vincente.

Sorrentino ha avuto paura di calcare la mano, e così ha disegnato un andreotti sicuramente aderente al personaggio, ma che la complessità della figura avrebbe dovuto indurre ad osare di più.

La sceneggiatura non ha dovuto fare troppi sforzi nella ricerca delle abbondanti battute brillanti presenti, semplicemente perchè queste appartengono al repertorio del personaggio reale. Per interpretare il quale, la scelta di Servillo si è rivelata alla fine, secondo me, sbagliata: il grande attore napoletano ha reso un decimo di quello che può dare, costretto com'è in un imperturbabile maschera di cera impassibile agli eventi.

Se è vero che Andreotti ha solo un espressione facciale per tutte le occasioni, allora sarebbe stato meglio scegliere un attore - anche esordiente, perchè no - semplicemente più simile a lui fisicamente, non c'era bisogno di scomodare tanto talento per fargli indossare un'espressione facciale sempre identica a se stessa. La migliore maschera grottesca è invece quella di Pomicino.

Resta una buona pagina della nostra storia recente, scritta con cura e stile asciutto, e la sensazione che, come il fratello Gomorra, si potesse certamente fare di più.

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Ultima risposta 11/03/2011 23.23.07
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