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Dopo un certo numero di film che con la settima arte avevano davvero poco o nulla a che fare sentivo proprio il bisogno di guardarmi qualcosa che potesse ricordarmela in tutto quello che può essere il suo lucente splendore... la sua vera essenza, insomma... l'indecisione tra tre titoli che mi garantivano una certa sicurezza si è ben presto risolta e la scelta è caduta su Mankiewicz, regista che adoro. Col senno di poi posso affermare che non avrei potuto fare scelta migliore... "Il fantasma e la signora Muir" rientra di diritto nella lista dei film più belli che abbia mai visto, senza sé e senza ma. Non perdo nemmeno tempo a chiedermi se il voto sia troppo alto, non ce n'è bisogno! So bene che la storia del cinema ha regalato pellicole superiori a questa, ma per una serie di motivazioni, non ultime le emozioni che è stata in grado di suscitare in me, il mio voto non può che essere quello massimo.
Lucy Muir è una giovane vedova che abita con la suocera e la cognata. La sua voglia di indipendenza, però, è grande e prende la decisione di lasciare la casa e trasferirsi... la scelta, nonostante i tentativi di dissuaderla da parte dell'agente immobiliare, cade su villa Alcyone, una splendida residenza che si affaccia direttamente sul mare. Ben presto Lucy scopre che è abitata dal fantasma del vecchio proprietario, un burbero marinaio morto in maniera accidentale. Contrariamente ai precedenti inquilini la donna non si fa intimorire e inizia a instaurare un buon rapporto con lui.
Sfruttando questa storia Mankiewicz realizza un autentico capolavoro. Un film fantastico che non è solo fantastico, un dramma in grado di sfociare a tratti nella commedia ma, più di ogni altra cosa, una storia d'amore. Ma non di quelle sciocche, banali, retoriche o mielose... affatto!! E nemmeno surreale, e questo nonostante l'irrealtà della trama e la costante presenza del fantasma di Daniel. No, questa è una storia d'amore terribilmente vera, più vera di quelle che si vedono nel 99% delle pellicole che trattano il tema puntando su una coppia in carne e ossa... e questo dovrebbe già far capire molte cose. Ma poi c'è tutto il resto!!
Innanzitutto c'è Mankiewicz, quel fantastico regista di origini polacche ingiustamente dimenticato da molti, forse persino da troppi... quanti potevano permettersi di realizzare qualcosa del genere senza scadere nella retorica o nel sentimentalismo più indigesto? Lubitsch è il primo che mi viene in mente, ma era appunto Lubitsch, non certo il primo venuto. Beh, Mankiewicz dimostra di rientrare in questa cerchia e qui impartisce una vera e propria lezione su come trattare una storia d'amore... ... c'è la sua solita, impareggiabile classe nel dirigere. Basti pensare ai primi giorni di Lucy nella nuova villa, dove ci regala alcune inquadrature degne dei migliori thriller d'atmosfera, oppure a quella fantastica scena in cui vediamo lo spirito di Daniel appena in risalto rispetto alla finestra e al mare che gli stanno dietro. Ma c'è anche la giusta sensibilità, quella che permette alla storia di essere tra le più belle e struggenti che io abbia mai visto sul grande schermo. L'amore tra Lucy e Daniel è un amore che non ha bisogno delle solite, sciocche frasi ad effetto per essere alimentato, un amore che si percepisce più vivo che mai proprio nella sua impossibilità di realizzarsi.
Senza dimenticare altri particolari che fanno grande la pellicola. Ok la storia d'amore, ma vogliamo parlare della fantastica fotografia, dei dialoghi che rasentano la perfezione per intensità ed emozione, del bianco e nero che, in un solo aggettivo, potrei definire sontuoso? Senza dimenticare quel fortissimo senso di malinconia che pervade l'intera pellicola raggiungendo, nella parte finale, livelli quasi insostenibili... commovente come Lucy continui ad aspettare e aspettare malgrado sia lei stessa ad attribuire al fantasma di Daniel i connotati di un semplice sogno oramai distante. E aspetterà fino alla vecchiaia, protetta dalla villa che la circonda e accompagnata dalla fedele compagnia di Martha, la sua domestica... e dai ricordi.
E infine ci sono i personaggi a dare concretezza al tutto, in questo caso un duetto di attori assolutamente eccezionali.
Daniel è un Rex Harrison per quanto mi riguarda in una delle sue migliori interpretazioni. Il suo essere burbero smorza spesso i toni della pellicola e strappa qualche sorriso, ma è ciò che si nasconde oltre il suo linguaggio inadeguato, il suo essere "puerile" e i suoi modi a fare della sua interpretazione un qualcosa di notevole. La sua presenza si sente anche quando non appare sullo schermo... è sempre lì, a vegliare su Lucy, ad aspettarla, a soffrire insieme a lei. E quello che le sussurra prima di lasciarla per sempre, mentre le labbra sfiorano le sue in un momento di struggente intensità, rappresenta probabilmente uno dei punti più alti raggiunti dalla pellicola, insieme ovviamente a un finale dalla potenza emotiva pazzesca.
Il ruolo di Lucy, invece, spetta alla Tierney. Ed è assolutamente favolosa!! Al di là della bellezza quasi irreale del suo viso (al quale Mankiewicz riserva alcuni primi piani da lasciare senza fiato), riesce a plasmare il suo personaggio rendendolo una donna nel più ampio significato possibile del termine. E che donna! Come si può rimanere indifferenti dinanzi a una simile interpretazione? I connotati del suo volto le donano un'espressività a tratti quasi angelica, e nel momento in cui (uno solo, ma indimenticabile) in cui si lascia andare a una vera e propria risata credo che qualsiasi uomo potrebbe letteralmente sciogliersi. E non le manca neppure l'intensità espressiva. Per non parlare di quella fortissima malinconia che, attraverso i suoi occhi, si abbatte letteralmente sullo spettatore quando la vede in attesa sul balcone della sua villa, mentre guarda il mare, oppure poco prima di esalare il suo ultimo respiro, con in mano quel bicchiere di latte che, improvvisamente, sembra essere troppo pesante da sostenere. Da brividi!!
La successiva morte di Lucy non è altro che la fine di un'attesa. Anni e anni di logorante attesa vengono infine premiati, Daniel riappare e, mano nella mano, li vediamo di spalle abbandonare quella villa che, un tempo, era stata loro; s'intravede un viale lastricato dinanzi a loro, e una luce... forse la luce di un nuovo inizio. Lo imboccano accompagnati dalla splendida partitura musicale di Hermann e la porta della villa si chiude... ... i titoli di coda sembra quasi di non riuscire neppure a vederli, gli occhi sono ancora fermi all'immagine della coppia che si allontana stretta mano nella mano.