Un villaggio protestante della Germania del Nord. 1913/1914. Alla vigilia della prima guerra mondiale. La storia dei bambini e degli adolescenti di un coro diretto dal maestro del villaggio, le loro famiglie: il barone, l’intendente, il pastore, il medico, la levatrice, i contadini. Si verificano strani avvenimenti che prendono un poco alla volta l’aspetto di un rituale punitivo. Cosa si nasconde dietro tutto ciò?
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Michael Haneke è uno dei pochi registi che fanno film prima per sè stessi poi per il pubblico. Michael Haneke è un regista di pura sensazione che usa lo strumento del cinema come messaggio: nella sua lucida e cinica analisi riesce sempre ad essere esaustivo. Colpisce il cervello ma soprattutto la pancia.
"Il nastro bianco" è un film immenso.
Guardarlo è come trovarsi in una stanza cupa, senza via d'uscita, nudi, in presenza del Male. Il Serpente che lo raffigura si fa sempre più vicino al tuo corpo, lo senti arrivare, ma non lo vedi. Poi eccolo lì, di colpo, sulle tue membra. Striscia sui tuoi piedi, si avvinghia sulle tue gambe. Il suo eterno trascinarsi lo senti caloroso sulla tua pelle. Egli non conosce il perdono o la redenzione. Tu sei fermo, tremante, hai terrore del suo veleno ma nel contempo ne sei affascinato. E più si avvicina al tuo viso più senti il suo fetore, sudicio, interminabile. Raggiunge il suo scopo e penetra nelle tue narici. Il marciume del suo molle corpo fa ormai parte di te. Scende per la gola e si acquieta dentro il tuo stomaco.
Poi finisce il film, la luce si accende, pensi ad una doccia calda e profumata ma sai che ormai non c'è via di scampo. D'altronde facciamo o non facciamo parte anche noi della razza umana?