Un villaggio protestante della Germania del Nord. 1913/1914. Alla vigilia della prima guerra mondiale. La storia dei bambini e degli adolescenti di un coro diretto dal maestro del villaggio, le loro famiglie: il barone, l’intendente, il pastore, il medico, la levatrice, i contadini. Si verificano strani avvenimenti che prendono un poco alla volta l’aspetto di un rituale punitivo. Cosa si nasconde dietro tutto ciò?
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Innanzitutto mi complimento con JellyBelly perchè il suo commento a questo film ne racchiude davvero l'essenza. Il Nastro Bianco è un pugno nello stomaco.
Haneke ha la stessa visione pessimistica del quotidiano di Fassbinder a cui unisce una profondità di analisi dei rapporti tra esseri umani di Bergman. Si non si esagero ad accostare Michael allo svedese. Questo è il suo film più completo e più amaro in assoluto,a pari livello con quel capolavoro che è La Pianista. Le inquadrature fisse hanekiane sono più disturbanti che mai,il film scorre lentissimo dando un senso di oppressione e claustrofobia.
Gli scatti d'ira dei personaggi spaventano per la loro imprevedibilità e violenza sia fisica che verbale,nessun soggetto è positivo,tutti invischiati in un ingranaggio di modelli comportamentali che appiattiscono,distruggono l'io più profondo facendone uscire solamente le scorie.
Davvero perfetto nella sua parte Burghart Klaußner,già apprezzato in Requiem e The Edukators.
Attenzione,non è un film per tutti,ieri all'anterprima,su una quarantina di persone in sala parecchi hanno abbandonato,quasi tutti son rimasti delusi e con l'amaro in bocca. E' indigesto e molto ostico. Lunga vita ad Haneke.