Il professor James Murray inizia a compilare le parole per la prima edizione dell'Oxford English Dictionary a metà del XIX secolo e riceve oltre 10.000 voci da un paziente al manicomio criminale di Broadmoor, il dott. William Minor.
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Sembra incredibile, ma nello svolgimento di un film che cita pesantemente "Will Hunting" ma anche "Elephant man" Mel Gibson recita per una volta con grande misura e intensità, mentre al pur bravo Sean Penn va la palma del gigionismo forzato più che mai. A questo punto il migliore è il comprimario l'interprete di "Still life" che con il suo sguardo ricorda certi nobilissimi attori francesi, come Charles Vanel o Noiret. Quanto al film, mi dicono che la storia è diversa, che l'amore tra il Pazzo e la donna che rese vedova non è mai esistito e non fatico a crederci. Non mi ha convinto molto, lo trovo troppo pesante ed elucubratorio come storia letteraria sul senso della Parola scritta, e al tempo stesso troppo commerciale per le sue ambizioni. In ogni caso, troppo lungo e prolisso nel suo insieme. Regge unicamente perché la storia è ricca di fascino e di attrattive letterarie. La fotografia del resto è impeccabile, e la transizione sulla malattia mentale come degenerazione popolare da nascondere anziché curare efficace, ma non credo che rivedrò questo film