il profeta regia di Jacques Audiard Francia 2009
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il profeta (2009)

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locandina del film IL PROFETA

Titolo Originale: UN PROPHÉTE

RegiaJacques Audiard

InterpretiNiels Arestrup, Alaa Oumouzoune, Gilles Cohen, Adel Bencherif, Tahar Rahim, Sonia Hell, Pascal Henault, Salem Kali, Jean-Philippe Ricci, Reda Kateb

Durata: h 2.35
NazionalitàFrancia 2009
Generegiallo
Al cinema nel Marzo 2010

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Trama del film Il profeta

Condannato a sei anni di prigione Malik El Djebena, non sà leggere, nè scrivere. Ha diciotto anni è solo al mondo e sembra molto più piccolo e sperduto di tutti gli altri carcerati rinchiusi insieme a lui. Malik finisce presto per indurirsi e guadagnarsi il rispetto del gruppo di corsi che comanda all'interno del carcere. Ma altrettanto presto, grazie alla sua furbizia, riesce a tessere una sua rete di relazioni che sfugga al controllo dei corsi.

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Voto Visitatori:   7,20 / 10 (135 voti)7,20Grafico
Miglior FilmMigliore regiaMiglior attore protagonista (Tahar Rahim)Miglior attore non protagonista (Niels Arestrup)Miglior attore debuttante (Tahar Rahim)Migliore sceneggiatura originaleMigliore fotografiaMiglior montaggioMigliore scenografia
VINCITORE DI 9 PREMI CÉSAR:
Miglior Film, Migliore regia, Miglior attore protagonista (Tahar Rahim), Miglior attore non protagonista (Niels Arestrup), Miglior attore debuttante (Tahar Rahim), Migliore sceneggiatura originale, Migliore fotografia, Miglior montaggio, Migliore scenografia
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Voti e commenti su Il profeta, 135 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Crimson  @  03/08/2009 15:17:05
   8½ / 10
Ogni film di Audiard mette in scena un protagonista che utilizza codici comunicativi differenti dalla consuetudine, ci mostra un lato del modo di rapportarci con gli altri fuori dal comune, e lo fa con una regia empatica, coinvolgente. Anche 'un prophete' non fa eccezione, anzi dal punto di vista formale è il miglior film del regista. Il ritmo è lento ma direttamente proporzionale allo sviluppo psicologico del protagonista. Gli elementi di contorno costituiscono un potenziale impressionante, nonostante ci sia qualche aspetto che risulta eccessivamente pretenzioso: il lato 'paranormale' della storia è interessante ma slegato dalla vicenda. Certo il cinema d'autore può permettersi divagazioni incomprensibili e meccanicamente sconnesse rispetto al significato degli avvenimenti su cui si fonda, quindi mi rimane difficile stabilire quanto ciò nel film di Audiard sia voluto e abbia pur sempre una propria logica o meno. Sta di fatto che la sequenza con il segnale di pericolo per la possibile presenza di animali selvatici è molto forte sul piano emotivo.
Malik e il suo mondo, costruito con l'intraprendenza, con un 'furor' disperato che consiste tutto nella ricerca dell'apprendimento, della 'tecnica' migliore e più funzionale che gli permetta di uscire da una situazione opprimente come quella delle costrizioni, di un mondo ostile e brutale in cui si ritrova, il sistema carcerario (lo spettatore non ne conosce le ragioni, e così Malik ci viene presentato come una persona di cui non si sa nulla, si parte ovvero da zero - situazione che ci accomuna agli altri carcerati). E il mondo circostante non è forse illogicamente ricco di punti in comune con quello carcerario?? E' la domanda che sorge spontanea, quando Malik comincia ad avere i permessi per 'buona condotta'. La vicenda si snoda su due mondi separati eppure così vicini, il pathos cresce in modo esponenziale. Un altro grande punto di interesse del film è il rapporto sibillino e doppiogiochista tra Malik e il capo dei Corsi (il grande Niels Arestrup, attore versatile come pochi), continuamente in bilico tra tradimento e una evidente 'forma' di rispetto che nasconde solo l'interesse reciproco nel 'servirsi' dell'altro.
Un gran film, lungo ma elettrizzante, intenso e profondo. La mia palma d'oro.

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