il tempo si e' fermato regia di Ermanno Olmi Italia 1959
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il tempo si e' fermato (1959)

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locandina del film IL TEMPO SI E' FERMATO

Titolo Originale: IL TEMPO SI E' FERMATO

RegiaErmanno Olmi

InterpretiNatale Rossi, Roberto Seveso, Paolo Quadrubbi

Durata: h 1.40
NazionalitàItalia 1959
Generedrammatico
Al cinema nel Maggio 1959

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Trama del film Il tempo si e' fermato

Uno studente è salito alla grande diga per sostituire uno dei due guardiani che ha dovuto scendere a valle in seguito alla nascita del figlio. Tra il ragazzo e l'altro guardiano dapprima c'è imbarazzo e freddezza, ma nel corso di una notte di tormenta tra i due nasce una sincera amicizia.

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Voto Visitatori:   7,50 / 10 (8 voti)7,50Grafico
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Voti e commenti su Il tempo si e' fermato, 8 opinioni inserite

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Gruppo REDAZIONE amterme63  @  01/06/2013 15:55:23
   8 / 10
Miglior titolo non poteva avere questo film. In qualche maniera "ferma" il tempo alla fine degli anni '50 e con il suo stile pacato, descrittivo, quasi documentaristico, ci trasmette intatta e pura una rappresentazione di vita e sentimento dell'epoca della costruzione dello stato repubblicano italiano. Gli elementi etici, su cui si era cercato di costruire la nuova nazione italiana sorta dal disastro del fascismo e della guerra, erano la laboriosità (vedi art.1 della Costituzione), la sobrietà, la tolleranza, la collaborazione e la solidarietà; niente retorica, niente fronzoli, niente eroismi: solamente il nudo e crudo lavoro e una forte impronta etica e spirituale basata su una lettura valoriale della religione cattolica. Questo film ce ne dà una vivida testimonianza.
La sceneggiatura e la scenografia sono ridotti all'osso. Ci sono solo tre personaggi (anzi due e mezzo, visto che il compagno di Natale recita per i primi 10 minuti e poi sparisce dal film), di cui si raccontano due giornate di vita normalissima, nello spazio isolato e innevato di una diga in costruzione sull'Adamello, durante la fredda stagione invernale. All'adulto guardiano Natale, veterano ed esperto, abituato alla vita solitaria, spartana, dura e difficile d'alta quota, si affianca come sostituto del suo compagno abituale, il giovanissimo Roberto, mite e gentile ma inesperto e non abituato ai sacrifici.
Il contrasto fra i due è ben visibile: mentre Natale parla (poco) quasi sempre in dialetto bergamasco (e il film ce lo propone senza sottotitoli), Roberto parla (molto) solo in italiano. Natale beve vino e grappa, Roberto è astemio. Roberto infine si è portato dietro fin sulle vette solitarie un giridischi e una canzone rock in inglese di Adriano Celentano, che fa suonare a tutto volume.
La convivenza forzata all'inizio è piuttosto imbarazzata, poi alla fine le difficoltà (una valanga e una tempesta di neve) portano a una comprensione e a un aiuto reciproco, basato sul rispetto e sull'apprezzamento dei propri differenti caratteri. Il merito è soprattutto di Natale, della sua pazienza e della sua tolleranza. Le sue considerazioni sconsolate sul variare e sul "peggiorare" dei tempi, non gli impediscono di prendersi cura del giovane e di invidiargli un po' il suo entusiasmo e la sua gioia di vivere. Roberto, dal canto suo, si rende conto con questa esperienza delle difficoltà e delle sfide che si devono affrontare per portare avanti in autonomia la propria vita.
Negli 80 minuti del film la mdp indugia lenta sui personaggi e ce ne riporta ogni minimo gesto, ogni minimo atto, anche quello più banale. Le riprese sono quasi sempre in campo medio per portare l'attenzione dello spettatore sull'ambiente in cui i personaggi vivono. Ed è questa forse la parte più visivamente interessante per lo spettatore d'oggi. Per noi è un tuffo "vintage" negli anni Cinquanta (le cucine economiche, la povertà degli interni, la scarsità di suppellettili, la nudità delle pareti, la vecchia radio, ecc.). Alcuni rari ma intensi primi piani ci consegnano delle facce di gente assolutamente normale; magra, ossuta e rugosa (ma fiera e dignitosa) quella di Natale (Natale Rossi, un vero operaio, non un attore professionista), sorridente, vivace e luminosa quella di Roberto.
Infine al tipico sguardo documentario dato dal campo medio, fanno da contraltare alcune panoramiche e campi lunghi su una suggestiva natura di picchi montani, su cui s'incastra il mastodontico muro della diga. In quegli anni non era ancora successa la disgrazia del Vajont, né la cementificazione e l'urbanizzazione aveva raggiunto i livelli parossistici di ora. Le costruzioni (anche in ambienti delicati come l'alta montagna) venivano viste come un progresso positivo, un'espandersi utile alla società, al miglioramento delle condizioni collettive di vita. Olmi infatti si era formato come operatore dell'Edisonvolta, cioè una ditta che si occupava di centrali idroelettriche. Tutte le sue prime opere testimoniano di questa aspirazione, di quest'ideale collettivo del fine sociale e collettivo che deve avere l'impresa privata (vedi l'articolo 41 della costituzione).
A me il film è piaciuto molto, non ha affatto annoiato. Molto bello.

Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  27/05/2013 21:02:55
   8 / 10
Doveva essere un documentario, Olmi ne trae un grande film.
Delicato e poetico nel mostrare la vita di due individui sperduti, due sconosciuti diversi e simili.
E' l'esordio al lungometraggio di un grandissimo regista del cinema italiano.

Gruppo COLLABORATORI paul  @  07/09/2011 18:01:58
   9 / 10
Piccolo gioiello di neorealismo italiano, che avvince proprio per la sua semplicità e il "non accadere" delle cose (attenzione però: non è un "aspettando Godot", nè tanto meno un "deserto dei tartari". Le cose non accadono perchè nessuno deve aspettarsi nulla).
Dolce, ironico, poetico, bonario. Imperdibile.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  06/07/2011 16:28:48
   7 / 10
Una leggera diffidenza ma è soprattutto la curiosità reciproca che spinge i due personaggi lentamente a scoprirsi, compito facilitato dalla convivenza comune in un contesto di lontananza da ogni centro abitato. Ecco quindi che tra il vecchio montanaro e lo studente più "cittadino" si instaura un rapporto di comune rispetto pur rimanendo le differenze reciproche. E' un film giocato molto sugli sguardi, dai dialoghi piuttosto scarni. Un po' difficile da seguire all'inizio, causa l'uso del dialetto molto stretto.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  20/09/2008 23:26:42
   6½ / 10
All'inizio pensavo ci volessero i sottotitoli per capire il difficile dialetto che utilizzano i protaonisti...poi ,per fotuna,le mmagini prendono il sopravvento sulle parole e il film viene seguito facilmente!
Però a me non ha colpito particolarmente...Olmi racconta una normale giornata passata da due "custodi" di una diga...non è che succeda molto!
il film,forse,è proprio molto bello per la sua semplicità...

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  10/09/2008 16:45:05
   7½ / 10
E' una strana, suggestiva combinazione di elementi diversi: la montagna, la diga, un mondo che gelosamente custodisce le sue modeste (ma ricche) virtù e ... l'adolescente in balìa degli urlatori e di Celentano.
Nasce come un documentario, un pò à la Ivens, poi Olmi dirige con leggerezza e poesia una storia quotidiana di armonia e gusto beffardo.
Credo che dovremmo fare tesoro dei vecchi consigli e bere tutti latte caldo con la grappa in balìa di un'influenza

jess  @  04/07/2007 11:38:02
   7 / 10
jmarra  @  25/06/2007 16:02:23
   7 / 10
un gioellino l'opera prima di emanno olmi dove gia si intravede i temi cari al regista che sfoceranno poi ne "il posto " e "albero degli zoccoli"

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