il vangelo secondo matteo regia di Pier Paolo Pasolini Italia 1964
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il vangelo secondo matteo (1964)

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locandina del film IL VANGELO SECONDO MATTEO

Titolo Originale: IL VANGELO SECONDO MATTEO

RegiaPier Paolo Pasolini

InterpretiEnrique Irazoqui, Margherita Caruso, Susanna Pasolini, Marcello Morante, Mario Socrate, Settimio Di Porto, Otello Sestili, Ferruccio Nuzzo, Giacomo Morante, Giorgio Agamben

Durata: h 2.22
NazionalitàItalia 1964
Generedrammatico
Al cinema nell'Aprile 2004

•  Altri film di Pier Paolo Pasolini

Trama del film Il vangelo secondo matteo

Seguendo fedelmente il Vangelo di S. Matteo, il film narra la vita di Gesù Cristo dall'Annunciazione alla Vergine Maria fino alla croceffisione e conseguente Resurrezione.

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Voto Visitatori:   8,37 / 10 (106 voti)8,37Grafico
Voto Recensore:   10,00 / 10  10,00
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Voti e commenti su Il vangelo secondo matteo, 106 opinioni inserite

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AMERICANFREE  @  19/01/2020 18:00:09
   5 / 10
Non mi e' piaciuto, troppo lento e ripetito ho faticato per vederlo tutto. Sopravvalutato

1 risposta al commento
Ultima risposta 06/02/2023 14.43.58
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Filman  @  02/05/2016 23:41:50
   7 / 10
Affresco stilizzato, per quanto arcaicamente interiore, della propria idea cristiana, IL VANGELO SECONDO MATTEO è un film biblico drammatico che apre il lato spirituale di Pier Paolo Pasolini con annesse le sue personali sfaccettature interpretative, e che dunque prende la Bibbia come un dramma intellettuale ed un'opera letteraria artistica e lo trasporta cinematograficamente con un carattere difficilmente concepibile, che pone il Cristo come un uomo normale e fin troppo rivoluzionario nella sua divina bontà. Il protagonismo della miseria è forte nell'immaginario di questa pellicola, rude tecnicamente ma affascinante nel suo stile secco e contemplativo, interessante nei suoi silenzi nonostante la sceneggiatura sia un concentrato completo ma non necessario delle citazioni più conosciute della stessa Bibbia, mezzo semplicistico di riassunto.

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Ultima risposta 10/05/2016 00.14.29
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bulldog  @  08/05/2012 16:26:49
   9 / 10
E' paradossale come la più grande opera filmica prodotta ad oggi su Gesù Cristo sia figlia di un ateo.

Ma mica tanto alla fine, nell'era della spiritualità deviata, per ricercare il magnetismo, l'abbandono e la trascendenza bisogna spesso passare attraverso personalità artistiche o letterarie che si lasciano letteralmente travolgere dal flusso dei pensieri dell'epoca.
E non sono importanti la loro posizioni politiche o le loro credenze, quella è tutta spazzatura egoica che non influisce minimamente sul valore delle creazioni artistiche.

Pier Paolo Pasolini stava lì, in questo limbo di "privilegiati", nient'altro che un soggetto divenuto oggetto sacrificale per l'attraversamento inconscio delle collere erranti dell'epoca.
Le sue opere non potevano che essere dei capolavori.

14 risposte al commento
Ultima risposta 23/07/2014 12.45.12
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Invia una mail all'autore del commento luca986  @  11/04/2012 12:36:40
   9½ / 10
Altro capolavoro di un poeta prestato al cinema. Un ateo che fornisce la migliore riscrittura filmica della predicazione di Gesù Cristo. Sensazionale. Da ascoltare con molta attenzione: è un audiolibro montato con immagini e musiche perfette.

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Ultima risposta 14/04/2012 19.55.51
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Niko.g  @  24/11/2011 13:12:01
   6½ / 10
Poco dopo l'esperimento ideologico-sfizioso de "La ricotta", in cui sovrappone alla passione di Cristo una riscrittura in chiave marxista, Pasolini presenta il suo film sulla vita di Gesù, seguendo fedelmente il testo di San Matteo.
Il risultato è molto simile ad un vero e proprio documentario sulla vita di Gesù, dalla connotazione fredda e statica. Senza dubbio è coraggiosa e apprezzabile l'idea di mettere in risalto un testo nella sua forma originale, senza intaccarlo con adattamenti o troncature, tuttavia, emerge un certo distacco da questo testo, che finisce per essere inchiodato sui primi piani del protagonista, privandolo così di slancio e dinamismo scenico, oltre che di spiritualità (da molti confusa con umanità). Non avrebbe nociuto un'ispirazione che fosse andata oltre l'aspetto urlato e rivoluzionario della parola di Gesù, che era sì un uomo, ma anche il figlio di Dìo legato al Padre e questo legame quasi non si percepisce. Se non fosse per la corona di spine che ha sulla testa, questo Cristo inchiodato alla croce, rischierebbe di confondersi con uno dei due ladroni.
Inevitabilmente poi, un regista adattatosi a questo ruolo (non è il mestiere di Pasolini questo) e un cast di attori non professionisti, inficiano la qualità complessiva del film che avrebbe richiesto una cura maggiore (il montaggio, per esempio, lascia spesso a desiderare).
Il film, comunque, dà spazio anche a molti silenzi "parlati" (bellissimi i sorrisi che Gesù regala ai bambini), con ottimi sottofondi musicali, dipanandosi poi attraverso una lunga e quasi estenuante carrellata di primi piani, a volte stile "intervista giornalistica", con lo studente spagnolo Enrique Irazoqui (doppiato dall'ottimo Enrico Maria Salerno), che snocciola parola per parola il testo evangelico nella sua forza più pura. E' il Gesù-Parola. E non è poco.

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Ultima risposta 14/03/2012 00.28.57
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Gabo Viola  @  16/03/2010 13:52:05
   9 / 10
Pasolini, in aderenza con il vangelo di Matteo, dipinge il Cristò come figura sovversiva e visionaria. Cristò stesso è stato in seguito apprezzato dallo stesso Nietzsche per il suo inaudito magnetismo e la capacità di spirito libero ed indipendente. Pasolini, indirettamente, continua la sua opera di denuncia e smantellamento sociale (i farisei altro non sono che il fascismo ed il potere della chiesa). Film definitivo sulla figura mitica e fantastica di Gesù.

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Ultima risposta 17/03/2010 15.10.25
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dobel  @  27/08/2009 19:03:43
   9 / 10
Un grande film con grandi musiche e una bella traduzione del testo di Matteo. Il più bello dei film su Gesù, ma...
Ma questo è un Gesù rivoluzionario nel quale vengono proiettate le convinzioni antimussoliniane e le aspirazioni anticonformiste di Pasolini. Questo Gesù somiglia più che altro a Giovanni Battista, l'uomo che grida nel deserto, con l'impeto del profeta. E' ancora un Gesù prima di Gesù. Nel suo personaggio ci sono alcuni aspetti del Gesù dei vangeli, ma siamo ancora troppo vicini all'ideale dell'eroe positivo, romantico. Pasolini, a mio avviso, è ancora legato ad una tradizione equivoca che ritroviamo anche nel film idilliaco di Zeffirelli. Pasolini inverte semplicemente i termini: a fronte dell'immagine stucchevole che abbondava nei catechismi dopo il 1880, presenta un personaggio ribelle. Nei due casi (in Pasolini e in Zeffirelli, anche se con molto più talento nel primo) l'incarnazione non è stata compresa.
Comunque un film bellissimo che va visto assolutamente.
Chissà se Bunuel...

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Ultima risposta 29/08/2009 12.21.47
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Gatsu  @  26/05/2009 14:07:24
   4 / 10
Siccome "devo" fare un film sulla vita di Gesù e rischio di intrappolarmi in discorsi molto più grandi di me, scrivo la storia dell'evangelista più simpatico, e monto tutte le immagini senza dialoghi, non si sa mai, magari potrebbero infuriarsi i cattolici che, in linea di massima, seguono un'idea, una "finta" strada, non sapendo nemmeno loro COSA stanno inseguendo. Questo è il film di Pasolini ed è inutile dire che, a parte qualche lato positivo tecnico, è da buttare.

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Ultima risposta 03/10/2011 04.20.55
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addicted  @  20/09/2007 15:49:52
   10 / 10
Ironia della sorte che il più intenso film sul Vangelo sia stato realizzato da Pasolini, che aveva subito una condanna a quattro mesi per vilipendio della religione in seguito a "La ricotta".
Il dettato evangelico è rispettato fedelmente e nessuno oggi può negare che si tratta di un capolavoro. Lontanissimo dagli stereotipi del cinema "sacro", è un racconto pieno di umanità, che colpisce.
Da non perdere.

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Ultima risposta 25/03/2008 04.38.40
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Gruppo STAFF, Moderatore Invia una mail all'autore del commento Lot  @  18/04/2006 21:32:43
   9 / 10
Volti anonimi, ambientazioni, scenografia e fotografia al minimo, regia semplice e distaccata.
Su tutto la forza della parola.

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Ultima risposta 03/09/2007 16.30.04
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Invia una mail all'autore del commento montypython  @  02/09/2005 12:00:07
   9 / 10
Resaurata di recente, la pellicola del capolavoro di Pier Paolo Pasolini torna nella sale in contemporanea con il film di Mel Gibson, la passione di Cristo: coincidenza, o ottima manovra di concorrenza con il tanto discusso film di Gibson? Sia quel che sia, l’occasione di rivedere una pietra miliare del cinema sullo schermo è unica, tantopiù l’occasione di poter mettere a confronto i due film, la passione e il Vangelo secondo Matteo.
Se vedendo la passione qualche dubbio sulla sua presunta bellezza rimane insoluto, visionando il Vangelo di Pasolini questi scompaiono del tutto, certo quello di Gibson è incentrato unicamente sulla passione e quello di Pasolini narra di un intero Vangelo, ma ciò non toglie la possibilità di poter fare un confonto tra le due visioni del Cristo e della sua vita da parte di questi autori.
Per evitare confusione e per non dilungarsi in sproloqui sul film di Gibson (sarebbe pleonastico, oltre che ripetitivo, visto le nuemerose recensioni su questo film) mi soffermerò sull’analisi del Vangelo secondo Matteo di Pasolini: in primo luogo salta subito agli occhi una scelta forte del regista, il bianco e nero; sebbene il colore esistesse già da tempo, Pasolini sceglie il bianco e nero da una parte per neutralizzare il film, nel senso che non vuole, attraverso il colore, enfatizzare o tantomeno impressionare gli spettatori (il suo scopo è un altro), dall’altra per sfruttare a pieno le sfumature di luce e di ombre e il chiaroscuro che la scala di grigio offre, con un risultato a dir poco spettacolare.
La rinuncia al colore è funzionale a quello che vuole essere il film: una riflessione;
Pasolini, non cristiano, si interroga sulla verità delle parole del Cristo, ricercandone il senso più profondo, indagando sui suoi insegnamenti e sulle sue azioni; non a caso il film si sviluppa attorno a dubbi e domande continue (tutte rigorosamente inerenti al teso evangelico di Matteo) che pur avendo risposta da parte del Cristo, queste continuano lo stesso a rimenere tali: esse sono le domande di Pasolini, le domande di tutti noi e non possono trovare una semplice risposta nelle parole di Gesù. Perché il piano religioso è stato spostato su quello filosofico e la filosofia non vive di certezze ma di continue domande: ecco che anche l’ambiente è metafisico, anacronistico, fuoriluogo (al contrario di Gibson che sfrutta lo stesso scenario, quello di Matera, esclusivamente come contorno di ricostruzione storica). Il tema è molto sentito da Pasolini che, da non credente, si sforza di comprendere il significato più recondito delle parole del Cristo e la loro verità, mentre Gibson, credente, ha già le sue certezze in materia, ed ecco che il suo film si trasforma nella mera rappresentazione del fatto, dato per scontato, fatto che per altro viene inquinato dalla sua enorme fede cottravvenendo all’obbiettività che lui stesso si era preposta. Obbiettività che in Pasolini è sempre presente non solo per il rigoroso rispetto per il testo di Matteo, ma anche per la volontà di mettere in risalto il problema per poi lasciare agli altri l’occasione di trovarne la soluzione.Il vangelo secondo Matteo, inoltre, è incentrata moltissimo sui visi e sugli sguardi mediante primissimi piani, fin dall’inizio (emblematica e bellissima in questo senso, la scena iniziale dove Giuseppe scopre la maternità di Maria, senza dialoghi, giocata tutta sulla complicità degli sguardi sui sorrisi e sul’espressione triste delle labbra) e per tutto il film si ha un susseguirsi di una galleria straordinaria di visi, di tutti i tipi, come tanti ritratti di altrettanti uomini, e questi siamo noi che poniamo i nostri dubbi al Cristo, volti in cui l’umanità è fortissima pur essendo questi sguardi fissi, primi piani statici che nulla mostrano se non sé stessi.L’enfatizzazione di Gibson, l’esasperazione della verità teologica disumanizza perfino il Cristo, che appare come una statua insofferente, in netta contraposizione con lo scopo del regista, quello di far vedere un Cristo umano; ma è molto più umano il Cristo di Pasolini, è più umana la sua lacrima appena accennata quando viene a conoscenza della morte del Battista, o quando si reca al monte degli ulivi, è più umano il suo sguardo quasi appesantito dalla consapevolezza della sua morte ( come in molte delle raffigurazioni di Donatello, vedi ad esempio, il profeta Geremia o il crocifisso bronzeo di Padova), è più umano il suo sorriso malinconico. È più umana la sua sofferenza interiore o il suo urlo di dolore quando gli vengono conficcati i chiodi nelle mani, quella di Pasolini è una umanità psicologica più che fisica: commovente il pianto di Pietro, quando scopre di aver rinnegato Gesù, così come un po’ di pietà suscita il pentimento tardivo di Giuda, che si accascia a terra disperato, in lacrime, consapevole della gravità del suo errore, una consapevolezza talmente pesante da risulatre insostenibile, tanto da spingerlo al suicidio (ed è forse questa la vera colpa di Giuda quelloa di aver rinunciato al dono più grande, la vita); al contrario Gibson non cura minimamente questo aspetto molto più umano e spiega il pentimento di giuda come una qualche punizione divina che lo portano quasi alla pazzia (i bambini quasi indemoniati che lo inseguono picchiandolo e la visione della carcassa dell’asino).
Ma è al momento della passione che le differenze più grandi si notano: il Cristo di Pasolini non appare con una goccia di sangue, al contario di quello di Gibson che ne appare totalmente ricoperto, eppure appare soffrente come se avesse dovuto sopportare chissà quali violenze, che si ha ricevuto, ma sono quelle psicologiche che più lo fanno soffrire e lo appesantiscono più della sua croce. Il volto appare cupo e sofferente come non lo era mai stato creando una umanità e una commozione incredibili: nella passione di Pasolini tutto avviene nella più completa indifferenza e semplicità: niente sicroni enfatizzanti tra musica e immagini, niente folla in preda al panico, soffocante, ma un placido corteo immerso in una atmosfera di riflessione e pentimeno quasi sacra; la tragedia si consuma tutta nello spasmodico affannarsi disperato di Maria (interpretata splendidamnete dalla madre stessa di Pasolini, a testimonanzia di quanto il regista si sentisse vicino e estremamente legato al tema), i cui urli sono soffocati dalla bellissima musica di Bacalov, e nell’urlo secco e più sofferente di qualsiasi altro urlo del Cristo che butatta fuori tutta la poca aria rimasta nei polmoni spira. E così la deposizione dalla croce appare come in un quadro del quattrocento, in cui sembra che tutti siano in posa attoniti, pietrificati di fronte alla morte del cristo, che paradossalmente appare disarticolato negli arti, non essendo ancora giunto il rigor mortis . Il Cristus Patiens di Gibson, perde la sua umanità nel momento in cui viene messo in croce, perché ormai è come un crocifisso di legno, dalle parvenze gotiche, troppo esasperate, per essere vere, troppo enfatizzate per essere obbiettive, ed è qui che il film di Gibson perde ogni suo significato, con il risultato di un film che non è né carne né pesce, ma semplicemente solo un brutto film, d’altra parte c’è più passione nel sudore accennato del Cristo di Pasolini, che nei litri di sangue utilizzati da Gibson.


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Ultima risposta 19/04/2006 01.28.29
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benzo24  @  08/07/2005 12:28:55
   5 / 10
Pasolini è stato uno dei più grandi intellettuali italiani, ma come regista e scrittore non era particolarmente dotato (sopratutto come regista) e questo film ne è la dimostrazione

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Ultima risposta 26/05/2009 18.19.56
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Heyitsmeuthere  @  01/07/2005 11:37:42
   3 / 10
Puahh, che palla colossale! quando ce lo fece vedere il prof. di disegno eravamo in 5° superiore, fine anno scolastico e nessuno aveva voglia di fare nulla.Così durante la proiezione, nel buio della stanza correvano voci incontrollate pazzesche, tipo "ohi Max ma sai che la prossima volta ci tocca il Decameron?" Risposi "di chi è? Pasolini?" "Vabbè porto "la Chiave", storico anche quello ma almeno di sicuro non si abbiocca nessuno". Funzionò, sembra una scena dal film di Fantozzi ma successe per davvero ed appunto questo film mi è rimasto impresso da allora. Pasolini non lo apprezzerò mai come regista, non mi fregherà mai niente dei suoi contenuti, dei suoi messaggi, del neorealismo, niente! L'ho molto più apprezzato nel ruolo di intervistatore nei primissimi anni 60', quando, precorrendo i tempi, formulava domande 30 anni avanti a ciò che la gente pensava.

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Ultima risposta 03/09/2007 16.27.44
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ranzou  @  27/02/2005 15:03:26
   7 / 10
Davvero un bel film. Anche se di Pasolini preferisco altri film.....uno su tutti...Salò e le 120 giornate di Sodoma

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Ultima risposta 24/06/2005 13.53.21
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corvino84  @  10/02/2005 22:38:32
   6 / 10
Ottimo regista, ed anche film fatto molto bene....ma proprio questo tema non mi piace! Noioso...

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Ultima risposta 15/11/2006 13.58.11
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francois  @  31/12/2004 18:10:59
   10 / 10
Il capolavoro di Paolini,per tecnica e poesia.

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Ultima risposta 10/01/2005 19.01.28
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Gruppo REDAZIONE Invia una mail all'autore del commento cash  @  31/12/2004 12:51:42
   7 / 10
film "evangelicamente povero", in cui la retorica e stilistica del linguaggio filmico pasoliniano era ridotta all'essenziale. per ignoranza tecnica, sicuramente; lo stesso pasolini ha sempre affermato di aver aprocciato il cinema in totale stato di carenza di linguaggio cinematografico. E il fatto che i primi film di pasolini siano "naif" è proprio da imputare a questo fattore. Lontano dalla rozza stilistica della trilogia della vita e della perfezione geometrica di salò ( a mio giudizio la sua opera più profonda e riuscita), "il vangelo" è comunque il miglior film sulla figura di cristo dopo il capolavoro scorsesiano "l'ultima passione di cristo", il vero DRAMMA del messia, altro che gibson. Pur nella sua ignoranza, il film possiede comunque una forza che lo trascende, trasformando ogni inquadratura in galleria di icone. Unica nota negativa la recitazione di alcuni; sono ben conscio che da "accattone" pasolini imparò la lezione del neorealismo e quindi di attori presi dalla strada, ma qui siamo a volte nei limiti del ridicolo e della farsa da filmato della domenica con amici. Comunque il suo posto nella storia del cinema l'ha conquistato, non si discute.
E non rompete le palle per il fatto che gli abbia messo "solo" 7; mi sono reso conto che da un po' i voti stanno veleggiando verso lidi decisamente troppo alti. Vanno bene gli 8,9 e 10 per film di intrattenimento o genere, ma con i film d'autore si rischia di fare il botto solo a causa del nome del regista.

18 risposte al commento
Ultima risposta 15/11/2006 14.00.23
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Invia una mail all'autore del commento pastapasta  @  16/12/2004 17:33:26
   8 / 10
mah avevo detto a paul ke nn lo votavo ma visto ke il voto è positivo..... cmq nn è il mio genere e nn voglio piu ripeterlo. ad ognimodo nn si puo dire ke sia un brutto film soltanto ke è lento, molto lento e sopratutto lungo, lunghissimo nn finiva piu! voto 7 ma metto 8 x rispetto a paul e compagnia

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Ultima risposta 03/09/2007 16.47.40
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adorno  @  10/12/2004 22:16:33
   10 / 10
Pasolini e´ un genio, non si discute.

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Ultima risposta 18/12/2004 20.44.06
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aliceflat  @  08/12/2004 13:18:56
   1 / 10
Non ci posso fare niente!!!Veramente brutto.
E poi considerarlo uno dei film più belli della storia?Non ci posso credere........


75 risposte al commento
Ultima risposta 03/09/2007 16.50.23
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Homer J Simpson  @  30/11/2004 13:54:15
   10 / 10
sono uomini come pasolini che mancano di più in momenti difficili come quelli che stiamo vivendo

1 risposta al commento
Ultima risposta 30/11/2004 14.02.50
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Invia una mail all'autore del commento Drughetto  @  22/10/2004 23:08:09
   10 / 10
pasolini è il più grande di tutti

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Ultima risposta 11/12/2004 11.52.20
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killl billl  @  12/10/2004 23:06:42
   1 / 10
dite quello che volete ma a me non è piaciuto(perchè non amo il genere)

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Ultima risposta 03/09/2007 16.59.28
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Quentin87  @  25/09/2004 14:02:52
   10 / 10
Pasolini non si commenta


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Ultima risposta 26/09/2004 00.01.51
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JoJo  @  21/09/2004 02:05:59
   10 / 10
L'eretico Pasolini, l'ipereterodosso bolognese che riuscì a farsi scomunicare da entrambe le Chiese che dominarono la sua epoca, dimostra in quest'opera la sua natura di duplice eretico. Pasolini, ideologicamente figlio del marxismo, riesce ad incastonare la figura di Cristo nel mezzo delle due grandi dottrine cristiana e comunista. Gesù infatti, se da una parte presentato come figlio dell'onnipotente dispensatore di parabole e miracoli, è al tempo stesso molto più umano di quanto le scritture, o meglio la loro interpretazione ufficiale, lascino trasparire: non è certo casuale la scelta di Pasolini di riprodurre la vita di Cristo sulle orme del Vangelo di Matteo, nel quale Cristo è visto nel suo volto più umano (cosa rilevabile sin dai primissimi versetti che puntano sulla carnalità della discendenza del Figlio dell'Uomo "Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, [...] Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo."). Ma proprio per la sua natura di ateo (o meglio "non cattolico") distaccato dal marxismo ortodosso Pasolini è riuscito a regalare un capolavoro di sensibilità ed equilibrio, che riuscì ad addirittura a strappare i consensi sia, seppur mezza bocca, della voce ufficiale del PCI (ovvero l'Unità), che - molto più entusiastici - dalle sezioni meno conservatrici del clero cattolico. E' infatti questo Cristo pasoliniano quasi l'incarnazione della conciliazione tra l'ideologia rivoluzionaria comunista e l'interpretazione più aderente al pauperismo e dunque anch'essa rivoluzionaria del messaggio del Figlio del Padre: una figura di Gesù in cui spiccano gli attacchi ai ricchi ed al potere costituito nel nome di una rivincita dei sottomessi, e si punta sulla violenza shockante del "porgi l'altra guancia": una delle idee più sconvolgenti della storia dell'umanità. "Il Vangelo secondo Matteo" ci da un'interpretazione del messaggio evangelico che è probabilmente uno degli elementi che sta alle fondamenta dell'incredibile riuscita di questo film, in quanto grazie al suo lato più marxista Pasolini riesce a darci una figura di Cristo più verace, un'idea della potenza del suo messaggio molto più efficace (ed in effetti, finora insuperata) di quanto avrebbe potuto fare un qualunque regista cattolico. Lo spiritualismo, sempre presente in questo film, infatti, sembra quasi comparire di riflesso, senza mai disturbare: l'arcangelo Gabriele viene presentato nella sua fanciullesca assessuatezza vestito di umili cenci, senza ali, luci o gingilli vari. La stessa resurrezione, il trionfo dello spiritualismo, viene discretamente indicata senza sensazionalismi di sorta, ma semplicemente con Gesù che ritorna a parlare ai suoi apostoli. Tutto ciò è possibile anche perché non è nel vero interesse di Pasolini (o almeno non è il suo interesse principale) in questo film il giustificare o il mettere in dubbio la corrispondenza narrazione-realtà nel messaggio evangelico, bensì il confronto con il perché del mondo, studiato attraverso l'analisi della morte: complementare alla vita per una piena comprensione delle ragioni dell'esistenza. Si spiega dunque così la forma utilizzata dal regista per descrivere il Vangelo di Matteo: visionaria e onirica, o se si preferisce semplicemente iperpurista, è la scelta della rappresentazione pasoliniana, che decide di non toccare minimamente la "sceneggiatura originale" - temendo d'intaccarne la poesia che il regista stesso vi sentiva, osservando il più umano degli uomini (com'egli riteneva Cristo, portatore di un'umanità ideale e dunque in tal senso divina) - ma semplicemente di trasporla crudamente esattamente così com'è, senza alcuna immagine o alcuna parola di raccordo di sorta, e dunque proponendo la vita di Gesù a salti, proprio come le visioni durante un sogno. Altre particolarità esaltano ancor di più la grandezza di questo film, come la scelta degli attori, tutti rigorosamente non professionisti, e la scelta delle musiche, tra le quali spiccano la "Passione di Matteo" - come poteva mancare? - di Bach, la "Marcia funebre massonica" di Mozart - che, si ricorda, parlava della morte fisica in termini abbastanza amichevoli - e, nel finale, il geniale "Gloria" estratto da una messa cantata (in latino) congolese: un epilogo degno delle miglior world music moderna a sottolineare l'universalità del messaggio evangelico (e pasoliniano). E' comunque la grandezza di Pasolini, col suo coraggio di far parlare il silenzio - la musica compare solo per accompagnare e sottolineare i momenti più significativi del film -, di rispettare (questo sì) nella maniera più ortodossa il testo originale, a fare con questo capolavoro (che è tale anche grazie a ciò) uno dei più grandi favori immaginabili alla Chiesa cattolica, dandoci questa visione di Cristo come la sintesi più pura dell'umanità presente in ogni uomo, analizzando la questione della morte e del senso dell'esistenza senza pretendere di dare risposte (fortissima traspare difatti l'importanza dell'"atto di fede"), a differenza delle due grandi Chiese dominanti ai tempi di Pasolini che davano le risposte senza nemmeno il bisogno di porre le domande.

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Ultima risposta 25/09/2004 15.33.03
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Il corvo  @  20/09/2004 21:22:02
   4 / 10
Ma che ci trovate di bello in questo film?mah!!!!!!!! mistero.

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Ultima risposta 22/09/2004 10.19.22
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lino  @  31/08/2004 00:30:50
   6 / 10
Un film che merita solamente la sufficienza,non è un capolavoro.

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Ultima risposta 03/09/2007 17.05.24
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Forza Sicilia  @  16/08/2004 20:59:37
   7 / 10
Anche se l'ho visto più di una volta,questo film non mi colpisce particolarmente.
Gli avrei dato un 7,5 ma siccome non c'è gli do un 7,che non è da buttare via.

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Ultima risposta 03/09/2007 17.05.13
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FlatEric  @  06/07/2004 16:02:06
   4 / 10
Squalliduccio, certo è molto intenso, ma non mi ha lasciato nulla...

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Ultima risposta 12/07/2004 00.31.33
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Jena  @  25/05/2004 14:49:46
   5 / 10
a me non e' molto piaciuto il film, anke xke' non mi piace molto lo stile di pasolini cmq lui rimane sempre un grande regista...

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Ultima risposta 01/07/2004 08.54.02
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beowulf  @  21/05/2004 14:35:04
   10 / 10
Il capolavoro di PPP. Chi da 2 a questo film non capisce un ***** di cinema. E nemmeno della vita.

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Ultima risposta 09/06/2004 00.54.44
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corrado71  @  19/05/2004 17:51:43
   10 / 10
un capolavoro, spero esca presto in dvd.

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Ultima risposta 20/05/2004 23.13.14
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Gruppo REDAZIONE maremare  @  08/05/2004 18:13:47
   10 / 10
Sublime, poetico, toccante.
Intriso di spiritualità.

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Ultima risposta 29/05/2004 16.59.54
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Gruppo COLLABORATORI paul  @  11/04/2004 22:23:28
   10 / 10
Stupendo, poetico, commovente, eccezionale. Laico e profondamente cristioano (non dimentichiamo che anche in questo film Cristo risorge) allo stesso tempo. Sfido anche a criticare questo film....

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Ultima risposta 08/03/2009 15.06.09
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