All'inizio del ventesimo secolo in Irlanda, due fratelli, Danien e Teddy insieme ad un loro amico Dan, spinti dal loro patriottismo, si arruolano nell'esercito per combattere per l'indipendenza del loro paese.
Sei un blogger e vuoi inserire un riferimento a questo film nel tuo blog? Ti basta fare un copia/incolla del codice che trovi nel campo Codice per inserire il box che vedi qui sotto ;-)
“La rivoluzione non è un pranzo di gala”: con questa frase di Mao si apre “Giù la testa” di Sergio Leone e può benissimo aprire anche questo film. Viene rappresentato come l’utilizzo del sopruso e della violenza generi un circolo vizioso da cui è impossibile sottrarsi, qualcosa che avvelena gli animi più nobili, che distorce qualsiasi rapporto umano. Il film racconta una storia inventata in un contesto storico reale (l’Irlanda del 1919-23). I fatti storici non vengono forzati e quindi si può considerare come fosse una storia vera. La prima parte del film è molto drammatica e riguarda la lotta nazionalistica per l’indipendenza. La Gran Bretagna fece l’errore, a quel tempo, di appoggiarsi a bande di mercenari. Nel film vengono rappresentati come animali spietati e violenti senza tentare di approfondire il perché dei loro atti. Solo per pochi secondi uno di loro spiega che sono reduci della Prima Guerra Mondiale abituati a vederne e a farne di tutti i colori. La brutalità delle trincee portata nella società civile ha un effetto deflagrante. Anche le persone più miti e raziocinanti non vedono altra soluzione che l’uso degli stessi metodi dei loro aggressori. Questa scelta non viene mitizzata, anzi si mettono in evidenza le conseguenze negative: l’orrore di se stessi, l’abbrutimento, la spietatezza, l’ubbidienza cieca a ordini e iniziative imposte dall’alto. Ci sono scene veramente drammatiche e rappresentative. Purtroppo il film ha un grosso calo di tensione all’inizio del secondo tempo. La firma del trattato di pace con la Gran Bretagna rivela tutte le divisioni che già serpeggiavano negli irlandesi. Ci sono diatribe fra chi si accontenta e vuole mantenere la struttura sociale così com’è e chi vuole proseguire la lotta e instaurare una società con meno disparità sociali. Stanca un po’ seguire le discussioni anche se sono interessanti, ma discutere non serve visto che ormai l’ultima parola viene considerata quella del fucile. E qui piange il cuore vedere lo scatenarsi della guerra civile! Ecco che il cerchio si chiude: la violenza ha trasformato vittime in nuovi aguzzini e li spinge ad usare i metodi che hanno subito, con l’aggravante della distruzione di legami sociali consolidati, addirittura quelli familiari. Ken Loach dà più attenzione e onore nel film al protagonista che rappresenta le idee più radicali, ma alla fine quello che resta è solo la consapevolezza che nessuno esce vincitore. Usare la violenza ha dei costi altissimi. Si sa come si comincia ma non si sa come si finisce.