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È una pellicola che tutto sommato regge,confezionata dignitosamente ( considerando il budget che non doveva essere molto elevato), trova il suo maggior limite in un cast discontinuo ( nonostante all' interno di questo emergano anche alcuni talenti) ed in una sceneggiatura che si rifugia in alcune comode soluzioni comiche o melodrammatiche rinunciando ad affondare il colpo come invece sarebbe stato necessario. Comunque non da disprezzare,Corbucci farà di meglio in futuro.
I ragazzi della Roma bene. Fancazz1sti, figli di papà, dissoluti e senza rispetto, questi ragazzi descritti nel film di Corbucci, generazione senza morale e senza dignità. La storia, pur nella sua semplicità, sembra piuttosto credibile anche ai giorni nostri, palesando qualche tocco di modernità. La regia è asciutta, il cast piuttosto credibile e la sceneggiatura, come accennato prima, abbastanza verosimile. Emblematico il finale che spegne sul nascere quasi tutti i barlumi di speranza su redenzione e presa di coscienza.
Mi sembra chiaro che gli autori della sceneggiatura, Corbucci e Martino, siano non poco debitori a "I Vitelloni" di Fellini (tanto che, in un piccolo ruolo, c'è anche lo stesso interprete Leopoldo Trieste); gli anni '50 non sono solo neorealismo e commedie ma anche uno spaccato della società del periodo, ovvero di un tipo di società, quella dei neo ricchi dopo il boom economico e di conseguenza i loro figli: giovani viziati, annoiati e snob. Curioso vedere che hanno già un loro linguaggio gergale con termini come "tranqui" o "deficiens". La storia non manca di venature comiche grazie alla presenza di Manfredi ma è sostanzialmente un dramma che già mostra fino a che punto possono arrivare i giovani per soddisfare i loro vizi e che sono pronti a marcare le disparità sociali nei confronti di chi non è come loro. Abbastanza amaro poi, il finale che dimostra che le persone non cambiano e che chi nasce tondo non muore quadrato. Non arriva a scene pesanti od eccessive, ma porta a pensare.