Dopo essersi "liberata" delle vecchie colleghe O-Ren Ishii e Vernita Green nel Volume 1, la Sposa prosegue nella sua vendetta in KILL BILL Volume 2. Eliminate le prime due dalla sua personale "lista della morte", rimangono altri due nomi da barrare - Budd e Elle Driver – prima di affrontare il suo ultimo obiettivo... uccidere Bill.
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Kill Bill finisce insomma per essere una lunga, ispirata, con più d’una resurrezione, farcitissima rivisitazione al femminile e familiare della vendetta leoniana di "Per un pugno di dollari", che in questo secondo volume, migliore a mio parere del primo, frena inaspettatamente, nell'azione, nel sadismo infantile, nella presentazione di nuovi personaggi; si allunga invece il cocktail di dialoghi, la cosa che al regista riesce probabilmente meglio.
Tarantino è un bambino cresciuto, il cui estro nell'arte del gioco è innegabile, e quando t'invita sul suo pavimento cosparso di giocattoli cinematografici e fumetti colorati, sa anche coinvolgere con il suo entusiasmo, soprattutto se ne condividi i gusti: sono bambini i suoi protagonisti, guerrieri supereroi che giocano a fare i genitori comuni... Non è forse l'intero film, baule pieno di ragnatele e balocchi, il mondo dei grandi visto attraverso gli occhi della piccola figlia che, spiazzando ancora, dà ulteriore freno al finale? Beh, no, non confondiamoci, lei è una bambola tra i pupazzi di gomma, lo sguardo rimane piuttosto il suo, del bimbo Tarantino, orgoglioso della sua ricca collezione di giocattoli orientali e occidentali (e al turno di "Bastardi senza gloria" tirerà fuori anche i soldatini), tanto eccitato da non desiderare di più che mostrarla a tutti gli altri.