Roma anni '60. Massimo giornalista di un rotocalco scandalistico, si trova in mezzo ai vizi e scandali di quella che era definita "la dolce vita" dei divi del momento.
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Cosa dire che non sia già stato detto? Non solo un film, ma un fatto di costume. Il mio insegnante di lettere al liceo, sapendo che molti della mia classe (compreso il sottoscritto) non lo avevano mai visto un giorno saltò le lezioni ci portò nell'aula della televisione con il vhs del film e ce lo fece vedere. Poi ne discutemmo. Non ci sono più insegnanti così... Tutto in questo film è epocale; un ritratto impietoso della società italiana stanca, disillusa, indolente, corrotta, immorale, cinica, superstiziosa, ruffiana... E' entrato nel costume, nel linguaggio, nel modo di pensare...Grande Mas*****nni (come in 8 1/2 rappresenta la fatica spesso insormontabile di essere ciò che si è veramente o che si vorrebbe e potrebbe essere, in modo eccezionale), bellissima Anouk Aimée, e... scusate... un ricordo commosso alla partecipazione indimenticabile di Annibale Ninchi.