Roma anni '60. Massimo giornalista di un rotocalco scandalistico, si trova in mezzo ai vizi e scandali di quella che era definita "la dolce vita" dei divi del momento.
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Un capolavoro di tecnica registica: questo è l'unico modo in cui riesco a definire "La Dolce Vita". Ovviamente parlo di perfezione registica senza voler discriminare tutti gli altri aspetti del film, a partire dalle recitazioni. Quale uomo, mi chiedo, non vorrebbe essere nella vita come Mastroianni in questo film?