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Tanto tanto impegno e qualità dell'animazione per questo buonissimo lungometraggio di matrice russa che riesce a trasporre col giusto riguardo e con la giusta dose di cupezza la bella fiaba di Andersen, impresa che la Disney ha clamorosamente fallito nel 2013 tirando fuori quanto di più brutto, pigro, raffazzonato e irritante si sia visto nell'animazione tutta credo.
La storia in fondo in fondo è molto godibile pure, quantunque sia penalizzata da certi passaggi di narrazione e sceneggiatura fin troppo stucchevoli, ingenuotti e semplificati forse, anche troppo in un film che parrebbe comunque fare il verso ai film Disney dell'epoca d'oro (come suggerisce la figura dell'omino dei sogni ricalcata su modello del grillo parlante sia in corporatura che nel ruolo di intermediario tra audience e fiaba). Ciò non è necessariamente un male, questo storytelling figlio di un'epoca che non tornerà più unito al design squisitamente artigianale (anch'essa un'arte che sta pian piano morendo) conferiscono un'aria piacevolmente retrò all'opera, che agli occhi di uno spettatore del 2016 non può che risultare fascinosa.
Ecco, è uno di quei film che esattamente come un 'Song of the sea' o una qualunque opera minore dello Studio Ghibli che mancano della scintilla necessaria a fare il balzo in avanti, ed essere classificata come capolavoro, è impossibile che non piaccia per fattura curata, ed è comunque in grado di conferire lustro all'arte dell'animazione.