Una donna muta dall'età di sei anni sembra essere attratta soltanto dalla musica. Finchè un uomo, interessato al piano che il marito della donna non vuole, entra nella sua vita e risveglia in lei anche la passione amorosa…
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Un film molto affascinante ,che ha la particolare caratteristica di avere un grande "animo",quasi fosse una persona.
La regia della Campion è formidabile nel riprendere l'incomunicabilità della protagonista,la sceneggiatura è piuttosto semplice,ma i caratteri dei personaggi convincono, e fa parte di una delle cose che l'ha fatto funzionare. Il cast è ottimo,Holly Hunter e Harvey Keitel son molto espressivi anche senza bisogno di parlare,e Sam Neill svolge bene un ruolo piuttosto ingrato e scomodo.Brava pure la piccola Anna Paquin,mi chiedo però se fosse necessario l'Oscar,soprattutto così in giovane età,non mancavano le concorrenti di livello fra cui la sfortunata Winona Ryder. La colonna sonora l'ho trovata passabile ma abbastanza dimenticabile.
"Lezioni di piano" è un film memorabile,di quelli che rimangono dopo la visione,e penso si ritaglierà un piccolo posto nella storia del cinema. Non arrivo a mettergli un voto più alto perché non mi ha emozionato tanto,la storia non mi ha preso del tutto,ma per chi riesce a farsi coinvolgere davvero diventa molto appassionante.
COMMENTO DELLA MIA RAGAZZA: Una storia dal tono triste, che si riflette sia nell'ambientazione che nei colori del film; una colonna sonora che racconta in modo perfetto gli stati d'animo della protagonista e le da voce. In molti momenti del film alcune immagini si soffermano come fossero dei dipinti o delle fotografie. E' sicuramente un film da vedere non solo per la storia (che secondo me è comunque molto bella e particolare) ma soprattutto per l'accoppiamento eccellente di immagini e musica. Perfetta interpretazione di Holly Hunter.
COMMENTO MIO: Uno pseudo ricco (ma che vive in una palude con degli aborigeni!) si prende in moglie (senza averla mai vista, come si usava quel tempo) una mummia muta e frigida: sarà la sua rovina! Lei non gliela dà, ma anzi gli fa le corna col migliore amico suo, che se la fa mentre lei suona il piano (della serie "lei suona il piano e lui la tromba !"). Li scopre e dopo la sfuriata napoletana la lascia andare via con lui! Mah!!
Delicato e sublime come la musica che lo accompagna per tutta la durata. Una bellissima storia di amore, di una sensibilità unica. La bambina tuttavia è capace di irritare come poche altre creature esistenti.
Un film bello, molto bello … forse troppo! Nel senso che ha tutti gli ingredienti per piacere e ammaliare: paesaggi strepitosi, inquadrature di una bellezza mozzafiato, fantasia e varietà nella tecniche di ripresa, personaggi fuori del comune, una storia passionale; eppure sorge il sospetto che il fine principale del film sia proprio questo, cioè piacere e basta. Il sentimento finale di preminenza e vittoria dell'amore serve più che altro a nobilitare la storia e i personaggi, più che a lasciare una traccia pratica o un messaggio universale. Questa impressione l'ho avuta molto forte soprattutto nella prima parte del film. E' la parte che più indugia nell'estetismo dell'immagine. Certamente non c'è da sputarci sopra, anzi tanto di cappello alla bravura della Campion! Però una maggiore introspezione nei personaggi non avrebbe guastato. Ce li troviamo davanti, già pronti "per l'uso". Il carattere di Ada, ad esempio, direi che è inspiegato (non sappiamo nulla - volutamente - del suo passato), piuttosto impenetrabile e tutto sommato imprevedibile. Secondo me non è "espresso" molto bene, del resto è un personaggio molto difficile. La colpa non è dell'attrice (molto brava) ma della regista, troppo presa dall'estetica dell'immagine per pensare ad approfondire l'interiorità del personaggio. L'handicap di Ada, più che essere una condanna di vita, assume quasi la funzione di rendere il personaggio ancora più caratteristico e affascinante per lo spettatore Molto strano e inspiegabile anche il personaggio del marito, il quale all'inizio viene lasciato colpevolmente in ombra. Pochi accenni lo dipingono come una persona scialba, un mediocre, un materialista, un carattere debole e morboso (è sicuramente voyeur). Sembra buono, paziente, comprensivo, eppure scoppia in un'ira estrema (veramente strana) proprio nella scena clou del film. Anche l'amante di Ada è un carattere già pronto all'uso. Sembra fatto apposta per incastrare nella storia. Sfuggono soprattutto i meccanismi interiori da cui nasce la sua passione per Ada (amore per l'arte? voglia di sesso? solitudine?). Certo, lui è meno materialista ma non è certo meno morboso del marito (è feticista). Questo puntare sulle morbosità rende i personaggi e la storia più intriganti ma non è certo utile se ci si vuole ricavare qualcosa. Il resto del mondo quasi non esiste o fa da semplice coro alla vicenda. Di straforo vediamo la distruzione della natura della Nuova Zelanda e l'espropriazione degli indigeni. Si tratta comunque di un semplice contorno. La storia poi procede abbastanza lentamente con salti su scene concentrate solo ed esclusivamente sulla storia sentimentale della protagonista. Non la vediamo quasi mai mangiare, sporcarsi, fare altra attività che non sia attinente all'oggetto del film. La quotidianità e la realtà sembrano proprio un accessorio. In sé e per sé tutto questo non è negativo e capisco che qualcuno possa considerare questo film un capolavoro (ha vinto anche l'oscar). Personalmente preferisco film più complessi, meno sbilanciati sulla celebrazione, più freddi e oggettivi, meno portati a "piacere" e più a "capire". Comunque un bel film, molto raffinato, non c'è dubbio.
Che poesia questo film, che opera d'arte, è tutto così naturale, diventa naturale il modo di esprimersi della protagonista, una Holly Hunter credo alla sua migliore interpretazione, che trova nel piano la sua voce. Diventa naturale una melodia composta da una pioggia battente attraverso le feritoie del legno su un piano in riva al mare, gli occhi di Holly Hunter dicono tutto, esprimono tutte le emozioni possibili anche con uno solo sguardo, e il suo modo di muoversi diventa vera coreografia. L'uomo viene rappresentato quì come un animale quando il suo pensiero è caratteristico dello stato più brado, la regista ce lo mostra ironicamente con il modo in cui una donna cerca di coprire, spazzando via con un piede, una sosta di bisogni personali, e in modo più drammatico quando un'omo invece si vede ferito nel proprio orgoglio. Le interpretazioni sono tutte buone ma passano in secondo piano in confronto a quella della Hunter. Inquadrature, carrellate, movimenti di macchina incredibili per essere pensate da una donna. Nessuna misoginia in particolare da parte mia, è che si tratta della prima pellicola diretta da una donna che vedo. La fotografia è splendida, una delle più belle in assoluto che abbia mai visto, una colonna sonora stupenda, struggente, emozionante, uno dei capolavori degli anni 90 e uno dei pochi capolavori degli ultimi 15 anni.
Straordinario e praticamente perfetto nell'impianto narrativo ed estetico. La storia unisce ad una forte sensualità, un richiamo a quell'estremismo sentimentale tipico della letteratura romantica. La Campion, dopo il suo precedente "Ritratto di signora", racconta un'altra storia, che ha come protagonista un'altra delle sue tipiche figure femminili, vittime delle convenzioni sociali, dal carattere ribelle e anticonformista, legate ad una passione autodistruttiva. Una bellissima storia che si dispiega nell'affascinante quanto selvaggio paesaggio neozelandese ed ha come protagonista una donna muta di nome Ada. Non sappiamo le ragioni del suo mutismo, ma per certo il pianoforte diviene il suo mezzo di comunicazione ed espressione. Dall'incomprensione del marito per la sua passione, alla morbosa relazione adulterina con l'uomo che si fa dare lezioni da lei, fino alla cieca gelosia del marito, che arriva persino a danneggiarla fisicamente, la storia si evolve in un crescendo tragico, fino a sfociare inaspettatamente in un lieto fine , caratterizzata dalla serena ricomposizione di un ideale nucleo familiare. Bellissime le musiche di Nyman, che fanno tutt'uno con le straordinarie visioni paesaggistiche, dalle tinte simili al paesaggio olandese seicentesco di Ruysdael, intriso di accenti preromantici, o alle idilliche atmosfere di Lorrain. La bellissima scena del pianoforte legato a lei nel profondo degli abissi evidenzia il forte legame tra eros-thanatos, l'amore e la morte come due pulsioni vive e presenti in Ada, legate alla sua grande passione per il piano, che si snodano nella vicenda, con infine la prevalenza dell'una (amore) sull'altra (morte). Straordinari gli interpreti, capeggiati da una grandiosa Holly Hunter, affiancata da un bravissimo Keitel e da un ottimo Neil.
« C'è un grande silenzio dove non c'è mai stato suono, c'è un grande silenzio dove suono non può esserci nella fredda tomba del profondo mare »
L'estetizzazione del cinema della Campion ha raggiunto qui i massimi livelli, e il film è un vero e proprio incantesimo che si snoda attraverso il rapporto tra eros, thanatos e l'arte della musica. La fantastica Holly Hunter anima questo personaggio subentrando all'omissione dovuta delle parole la gestualità di riti, la magnifica e audace resa di un corpo che reclama di dare e ricevere piacere. In questo senso i diversi mondi maschili di Keytel e Sam Neill, entrambi strepitosi (sembrano personaggi usciti da un film di Werner Herzog) collimano in una dimensione in cui il suono del pianoforte rende tragicamente intonate e omogenee queste due realtà contrapposte. Il film, animato da una squisita sensibilità femminile, ha fatto sognare tanti spettatori e (soprattutto) spettatrici, ma non mi ha mai convinto fino in fondo. Ne apprezzo la sua profondità, ma devo dire che i suoi notevoli pregi formali sono anche un limite. E' talmente impeccabile e raffinato, talmente delicato e commosso, da indulgere chi lo vede a lavarsi le mani o entrare in una dimensione quasi elegiaca di perfezione confezionata per diventare, come del resto è stato, un'opera d'arte davvero unica nel suo genere. Ottima cmq. e per una volta non gratuita la citazione dell'"Atalante" di Vigo verso il finale. La bambina, francamente insopportabile, è stata premiata con l'oscar (!?)
Commedia davvero emozionante. E' stato uno dei pochi film che ho visto senza sapere assolutamente di cosa parlasse, poi ne sono rimasta profondamente colpita. Anche io ribadisco l'assoluta bravura degli attori, soprattutto Holly Hunter, che ha dato vita a una donna dalla personalità così introversa e malinconica. Le musiche di Neaman come commentarle... chi non le conosce, bellissime, come le scene che accompagnano.
Un film secondo me splendido del quale serbo ancora nei ricordi moltissime meravigliose sequenze incorniciata dalla coinvolgente melodia di Neaman. Da applausi sia H. Keitel che H. Hunter.
Insieme a “un angelo alla mia tavola” il miglior film, a parer mio, della brava regista e sceneggiatrice (ancora non riesco a credere che “in the cut” sia suo). Il film è una romantica storia d’amore interpretata da un fantastico trio di attori (su tutti Keithel).