lourdes regia di Jessica Hausner Austria, Francia, Germania, 2009
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lourdes (2009)

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locandina del film LOURDES

Titolo Originale: LOURDES

RegiaJessica Hausner

InterpretiLéa Seydoux, Sylvie Testud, Bruno Todeschini, Irma Wagner

Durata: h 1.39
NazionalitàAustria, Francia, Germania, 2009
Generedrammatico
Al cinema nel Febbraio 2010

•  Altri film di Jessica Hausner

Trama del film Lourdes

Christine è una giovane donna costretta sulla carrozzella dalla sclerosi multipla. Rassegnata alla sua condizione di ‘ferma', partecipa a un pellegrinaggio a Lourdes, con la speranza di riacquistare un po' di fiducia nella vita. Sorride sempre, cerca la conversazione con i piacenti giovani volontari dell'organizzazione, si appiglia all'espressività del volto, l'unica parte del corpo che riesce a muovere. Alla gita spirituale partecipano malati nel fisico e nella mente, tutti parte di un micro mondo abituato alla solitudine e scivolato nell'individualismo. Quando i giorni di vacanza stanno per concludersi, accade il miracolo: Christine, piano piano, riacquista sensibilità alle dita, poi alle braccia e alle gambe, fino ad appoggiare i piedi a terra e cominciare a camminare. La guarigione improvvisa sorprende tutti e inaugura crudeli invidie tra i compagni. Nel frattempo Christine si gode il piccolo momento di felicità, ancora incerta sul suo precario futuro.

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Voto Visitatori:   7,39 / 10 (51 voti)7,39Grafico
Voto Recensore:   9,00 / 10  9,00
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Voti e commenti su Lourdes, 51 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Horrorfan1  @  21/01/2014 14:58:20
   7½ / 10
Non so con quali intenti sia stato girato il film, che, a quanto mi pare di ricordare, fece contenti sia i credenti che gli agnostici / non credenti che dir si voglia, né che messaggio il film voglia trasmettere.

Condivido in pieno, dal mio punto di vista, il giudizio e il voto di chi mi precede e credo (magari sbagliandomi) che la regista non avesse in realtà intenti molto "integralisti" quando ha girato il film...

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Ultima risposta 21/01/2014 15.05.11
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polbot  @  09/11/2013 12:33:29
   7½ / 10
Film un po' spiazzante, che si prende gioco di creduloni e negazionisti. Alla fine prevale la verità.. che spesso coincide con l'interrogativo senza soluzione. Merita la visione.

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Ultima risposta 09/11/2013 17.11.09
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Rockem  @  11/02/2011 18:40:04
   5½ / 10
Stimola un'utile riflessione, ma a volte è troppo poco incisivo e poco pungente. Scomodo per alcuni, indispensabile per altri, ma l'oggetto in questione, la fede, è vista dal regista in maniera troppo opaca a scoraggiante, cinematograficamente parlando, ovviamente.

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Gruppo REDAZIONE amterme63  @  29/10/2010 12:36:47
   8½ / 10
Ha un fascino particolarissimo questo film, qualcosa che sopperisce alla mancanza quasi totale di tutte quelle caratteristiche (azione, suspence, emozioni estreme, sentimentalismi), di cui in genere un film comune non può fare a meno.
Si tratta della capacità di penetrare a fondo nelle vite umane e nei concetti profondi che le guidano. Una dote che si realizza tramite lo sfruttamento totale del mezzo cinematografico. Non si fanno parlare solo i personaggi o la storia ma si fa parlare tutto quello che appare nello schermo: gli oggetti, i colori, le scenografie, le luci e i suoni. La bravissima regista è riuscita a far rivivere lo spirito essenziale, sintetico e profondo che animava le pellicole di Dreyer.
Ed è così che partendo da una semplice storia di una banalissima persona, in circostanze comuni e in ambienti dimessi, si riesce a penetrare in questione etiche, religiose ed esistenziali universali e cruciali. Si rimane molto colpiti dopo la visione del film, veramente scossi nell'animo e non si può fare a meno di riflettere, di domandarsi, di prendere posizione. E' un'emozione che colpisce soprattutto il lato etico e spirituale dell'animo umano.
Il grande pregio del film è quello di non prendere nessuna posizione prestabilita ma di dare dignità e forza a qualsiasi ipotesi od opinione che venga espressa. Allo stesso tempo ogni posizione viene verificata con il reale e con l'effettivo. Si espone direttamente e ufficialmente, ma la regista allo stesso tempo ci propone anche delle letture implicite, diverse o opposte che dalle circostanze, dai contesti, dalle immagini. C'è dignità e avvallo per ogni ipotesi ma c'è pure molta oggettività e distacco, tutto è chiaro-scuro, vero-falso, in tutti i personaggi nessuno escluso. Spetta a noi spettatori elaborare e trarre le conseguenze. La regista ci fornisce tutti gli elementi e ci lascia libertà assoluta di giudizio.
I termini in gioco sono il constrasto fra fede e non fede in un ente supremo sovraterreno, fede e non fede nel "miracolo", cioè nel cambiamento radicale della propria esistenza. C'è poi il contrasto fra corpo e spirito, fra normale e "handicappato", fra solitudine e compagnia. Insomma un film apparente povero e lento ma decisamente ricco di vita e spirito.
I personaggi chiave sono due: la protagonista Christine e Cecile, la suora capogruppo. La protagonista (che sembra uscita da un film di Rohmer) rappresenta il lato "terreno" dell'animo umano, quello che cerca di esprimersi e di trovare tutto in questa vita e sulla terra. Assetata di vita, di amore, di compagnia, non ha grande interesse per la religione. Per lei questi viaggi a Lourdes sono un'occasione di svago (preferisce Roma che è più culturale) e un tentativo di ottenere sollievo materiale e fisico. Il "miracolo" quindi viene vissuto come qualcosa di scandaloso dai suoi "colleghi": come dire, Dio così spirituale ed etereo va a soddisfare i desideri di chi chiede i piaceri mondani? Poi di una che non aveva una fede accesa né era assidua nei riti. L'abile ma sincero prete si rifugia nel "calcio d'angolo" dell'assoluta autonomia di Dìo che si deve accettare in tutte le circostanze, belle e brutte che siano. L'evento smentisce la sua opinione che il miracolo avviene a chi è semplice, ligio e credente.
L'ombra del materialismo e della contraddizione si allunga così inesorabile su questi viaggi "della speranza". Si fa balenare la speranza di una vita terrena più agevole e allo stesso tempo si predica la rassegnazione e l'accettazione. Cosa serve curare il corpo se conta di più lo spirito? Il curato ha sempre la risposta pronta a ogni questione e a ogni domanda, ma la sottotraccia del film fa vedere una realtà molto più burocratica e pratica. Da una parte il malato con i suoi desideri ed esigenze terrene (lo svago, il divertimento, la compagnia), dall'altro i religiosi che fanno quasi del "marketing".
C'è anche un secondo miracolo "paradossale" ed è quello che capita a l'unica persona profondamente e coerentemente "religiosa" (secondo l'accezione cattolica), cioè Cecile. Lei è l'unica che ha proprio nessuna considerazione nel lato terreno della vita. E' così coerente che arriva ad essere severa e dura nell'imporre la disciplina e la rinuncia a tutto quello che è edonistico ed egoistico. La sua è un'aspirazione diametralmente opposta a quella della protagonista e si tratta dell'annullamento e della rinuncia a tutto ciò che è materiale. Viene "accontentata" e la sua esistenza diventa completamente "spirituale". Anche questo è un "miracolo", in quando si realizza un desiderio "impossibile", paradossale.
Vince alla fine l'instabilità e l'incertezza del vivere e del pensare umano.
Il grande merito del film è proprio quello di lasciare tutte le questioni aperte, avendocele mostrate visivamente e interiormente in maniera completa e perfetta. Questa è veramente Arte con l'A maiuscola.

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Ultima risposta 29/10/2010 19.31.43
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DarkRareMirko  @  10/08/2010 17:16:24
   9½ / 10
Capolavoro della Hausner di Hotel.

Seppur inspiegabilmente il film abbia ricevuto, tra gli altri, pure un premio da persone Cattoliche (?) - incredibile, visto che il film palesemente contrasta tale credenza, soprattutto nel desolante finale - la regista, abile ed intelligente, riesce sempre ad evitare giudizi e banalità sapendo sempre ben restare in un'atmosfera pseudogrottesca, mai totalmente seria, cosa che dona al film ancora maggiore inquietudine di quello che già normalmente possiede.

Bravissimi tutti gli attori, che ben riescono a tratteggiare invidia, ignoranza, cattiveria, rassegnazione, irriverenza.

Il senso del film parrebbe quasi suggerire che è più importante la serenità e la felicità piuttosto che avere in dotazione l'utilizzo delle proprie gambe; ad ogni modo molto riuscita la denuncia relativa a certi luoghi di pellegrinaggio che, proprio come avvine a Lourdes, altro non pensano che al lucro.

Da storia del cinema il finale con la protagonista che accetta rassegnata il proprio futuro * * *, il tutto sottolineato dalla canzone "Felicità" di Albano e Romina Power, a quanto pare conosciuta pure a livello internazionale.

Il miglior film del 2009.

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Ultima risposta 07/09/2012 00.24.54
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  31/07/2010 19:56:48
   8 / 10
Possiede un equilibrio perfetto il film della Hausner, sospeso tra l'asetticità dello sguardo e l'irrazionalità di un'umanità dalle mille sfaccettature in quel di Lourdes: la speranza di una guarigione, il tema del miracolo, invidia e compassione che si sovrappongono. E' un film che in ogni sguardo o immagine racchiude in sè un'ambivalenza interpretativa che è uno dei motivi della riuscita di questo film. Il tutto in un contesto rigido e rigoroso quasi da catena di montaggio, una meticolosità spiazzante da sembrare aliena.

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Ultima risposta 27/08/2012 11.45.11
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR oh dae-soo  @  15/07/2010 13:15:57
   8½ / 10
ATTENZIONE: il commento potrebbe contenere anticipazioni.

Se c'è qualcosa di impossibile per i film che affrontano argomenti religiosi è riuscire a non far capire allo spettatore quale sia il pensiero del regista, Credere o no. La Hausner riesce invece nell'intento attraverso due piccoli e geniali accorgimenti. Per chi non lo sapesse Lourdes racconta la vicenda di una ragazza affetta da sclerosi multipla guarita (?) per miracolo (?) nella città di pellegrinaggio francese.
Il primo accorgimento della regista è far sì che a guarire sia proprio la ragazza sprovvista di fede, o comunque con un credo molto inferiore ai suoi compagni di sventura. Questo piccolo particolare ha una straordinaria ambivalenza: se da un lato può essere la testimonianza che la fede non serva a niente nè porti a nulla, dall'altro è invece la dimostrazione di quanto Dio possa intercedere per chiunque, fedele o no. A seconda di come si legge l'episodio, credenti o non possono portarlo a loro "favore". Perchè ho messo i punti interrogativi nel precedente paragrafo alle parole "guarita" e "miracolo"? Perchè lì sta il secondo capolavoro di sceneggiatura. In un finale straordinario, nel quale per 10 minuti il film diventa quasi un thriller, un thriller della guarigione e della speranza, la regista ci dà piccolissimi ma forse decisivi segnali di qualcosa: la caduta, l'angosciante attesa sulla parete ( e qui il livello recitativo della Testud è incredibile) e il mettersi sulla sedia a rotelle. C'è stata davvero una guarigione definitiva o è cominciato un peggioramento? In caso di guarigione, è dovuta a Dio o a qualcos'altro? Anche qui, a seconda di "convenienza" o di semplici sensazioni si può scegliere l'ipotesi preferita.
E' indubbio che il film non sia tenero nei confronti di Lourdes (il merchandising, la frivolezza delle volontarie, l'invidia tra i malati, il prete stereotipato) ma non fa che raccontare un'oggettività, una realtà che esiste e che ci viene mostrata in una maniera quasi documentaristica ( tranne le scene di dialoghi, quindi di obbligata fiction,non è "Lourdes" quasi un documentario?).
In questo senso la regia è in perfetta simbiosi con la materia trattata: abbiamo una staticità incredibile della macchina da presa che compie al massimo qualche panoramica orizzontale o verticale senza mai muoversi dalla sede (nè carrelli, nè riprese dirette dell'operatore). Anche i dialoghi non hanno mai campi o controcampi ma avvengono in inquadratura fissa.
Parlavo di simbiosi con la materia perchè tale regia rappresenta e rispetta la staticità della liturgia e ( non la si consideri una battuta ma una considerazione ponderata) sembra quasi affetta da una paraplegia al pari della sua protagonista. Liturgia e malattia invalidante = regia statica. Una regia dinamica, mossa, avrebbe portato a tutt'altro film.

Insomma, un gioiellino sia per icontenuti che per la bravura della Hausner, girato tutto in un'atmosfera sommessa, sotto le righe, come del resto sotto le righe è l'ottima interpretazione della Testud (che mi ricorda molto fisicamente la nostra Rohrwacher).

Una considerazione finale che esula leggermente dal film è che, a mio parere, per chi è credente (come me) non dovrebbero esistere luoghi della fede. Se crediamo in Dio dobbiamo pensarlo in ogni luogo e in ogni cosa. Lourdes non è in Francia, Lourdes è anche qui, a casa mia. Dio non è nei luoghi di pellegrinaggio, ma qua intorno a noi; è qui vicino a mia filglia che gioca per terra e, divertito, mi vede scrivere di lui.

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Ultima risposta 29/10/2010 17.46.43
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Gruppo REDAZIONE maremare  @  13/07/2010 13:50:28
   8 / 10
Con realismo pregnante uno spaccato lucido del mercato della fede e i pellegrini che vi gravitano intorno.
In equilibrio perfetto tra spiritualità e materialismo un film profondamente laico e assolutamente da non perdere.

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Ultima risposta 31/07/2010 20.41.29
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kossarr  @  05/07/2010 23:11:23
   3½ / 10
Una inutile accozzaglia di immagini, senza pathos, senza sentimento, senza coinvolgimento e senza parte.
L'inizio del film fa vedere il vaneggiamento di migliaia di persone che venerano un luogo che non è nient'altro che una normalissima collina un tempo abitata da una bambina visionaria.
La seconda parte mostra l'invidia delle gente gelosa che la macchinina è stata regalata ad un altro e non a loro.
Preti che a domande precise rispondono con risposte insensate e deficitarie e la gente pure li ringrazia...
A 7 anni ero già più intelligente del regista e di chi ha apprezzato questo film.
Se poi mettiamo come finale la canzone più stupida della storia di Albano e Romina , cantata da una francese arrapata e delusa, abbiamo chiuso il cerchio.
Voto più alto di quello che merita, solo perché così la gente non stressa che abbasso le medie.
Consigliato a... nessuno. Né ai credenti né agli atei.

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Ultima risposta 05/07/2010 23.17.57
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Yosseph  @  20/06/2010 14:03:24
   7½ / 10
Il Lourdes dell’austriaca Hausner è un autentico gioiello, un piccolo miracolo cinematografico, tale da meritarsi molti premi importanti e sembra paradossale che ne abbia ricevuto due contraddittori: il premio Signis, attribuito da una commissione di cattolici, e il premio Brain, attribuito da una commissione atea.
Il film, in stile minimalista e con taglio quasi documentaristico, racconta un pellegrinaggio a Lourdes, organizzato per invalidi e malati gravi.
La Hausner, attraverso il presunto miracolo di una tetraplegica, svela le ipocrisie e le gelosie della gente, che si mascherano di un finto buonismo, e rivela cinicamente, in una sorta di dietro le quinte, meccanismi rituali e forzati.
Tutto è un accanimento spirituale. Quasi si fa a gara per meritarsi di “essere scelti”, di essere miracolati; e da qui le invidie del “perché proprio a lei?”.
Lourdes riesce a trattare la solitudine della malattia attraverso una calibrata regia con uno sguardo in bilico tra razionalismo e fede.
Riuscito il tentativo di mettere in campo un’estetica, elegantemente gestita, allo stesso tempo del mistero e del paradosso, con leggere venature umoristiche perfettamente organiche alle inevitabili dolorose scene che spesso scorrono sullo schermo.
Ottima la fotografia e la sceneggiatura.

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Ultima risposta 20/06/2010 23.23.12
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KOMMANDOARDITI  @  06/06/2010 21:28:16
   7½ / 10
Presentato alla 66esima Mostra del Cinema di Venezia, LOURDES è il terzo lungometraggio della regista austriaca Jessica Hausner, girato subito dopo l'horror claustrofobico HOTEL.
Il primo miracolo inconfutabile è avvenuto proprio a livello di giurie : il film difatti si è aggiudicato riconoscimenti da commissioni critiche internazionali (Premio Fipresci), da organizzazioni cattoliche (Premio Signis) e da unioni ateo/agnostiche (Premio Brian), riuscendo nell'insolita impresa di accontentare un po' tutti i diversi palati ideologici.
Raccontando la vicenda di una giovane affetta da sclerosi multipla, in visita al Santuario mariano per eccellenza, la filmaker austriaca in realtà ci offre una sua personale riflessione laica su concetti come speranza, scetticismo, delusione, rassegnazione, dogmatismo ed invidia : tutti sentimenti umani che occupano LOURDES per intero, alternandosi ritmicamente senza tralasciare spazi vuoti.
Un'apertura sorprendentemente kubrickiana nella sua ghiacciata compostezza, sottolineata dalle note soffuse e sontuose dell'Ave Maria di Schubert, ci introduce in un universo tra sacro e commerciale alquanto inedito per chi, come il sottoscritto, non è mai stato in pellegrinaggio in posti del genere. Un mondo, al di fuori del Mondo, popolato da una fauna di varia umanità in disgrazia.
In prima fila c'è Christine, interpretata con garbo e finezza da una brava Sylvie Testud. Una ragazza disincantata, forse non credente, che si ritrova in quel luogo un po' per caso ; una che preferisce di gran lunga le città d'arte come Roma a Lourdes, tenendoci a ribadirlo più volte. Christine prende il miracolo che gli viene offerto senza tanti entusiasmi, esibizionismi o clamori ; lo accetta ma non si fa tanti problemi quando, verso la fine , avverte una probabile ricaduta. A quel punto lei non fa altro che riadagiarsi serenamente sulla sua carrozzella, paga oramai più per un amore conquistato che per una padronanza fisica caduca e vacillante.
Al suo ottimismo vitalistico si contrappone però la grigia condizione di chi le sta attorno. L'anziana degente affetta da emiparesi facciale, caparbiamente disposta a farle da tutrice pur di guadagnare punti per la grazia tanto agognata ; la mamma con la figlia tetraplegica, abbattuta, sconsolata, quasi invidiosa dell'evento straordinario capitato a Christine ma pronta con commozione a sciogliersi in lacrime per un sorriso ed uno sguardo che la figlia le regala ; le due pellegrine pettegole, tanto simili a quelle che popolano i nostri condomini, che chiacchierano amenamente di come e dove si possa verificare il prossimo miracolo, interrogandosi poi sul perchè sia toccato proprio ad una ragazza poco devota. Anche chi ha il compito gravoso di vegliare sugli ospiti del Santuario non sembra possedere le capacità per farlo. Osserviamo così la giovane volontaria dell'Ordine di Malta, gelosa della relazione nata tra la protagonista ed il capo della sicurezza ; il gendarme più anziano che racconta barzellette irriverenti e fuori luogo sulla mad.onna ; il prete che risponde alle domande dei fedeli in maniera meccanica ed insoddisfacente. Infine, la figura più enigmatica, l'arcigna capo-infermiera, dal volto cereo ed ossuto, inquietante manifestazione umana del "memento mori" : sarà lei, precognitivamente, a cedere il posto alla giovane miracolata.
Per realizzare questa pellicola la Hausner si è evidentemente documentata a fondo sulla questione, vivendo in prima persona le dinamiche caratteristiche di quel luogo santo. E' difficile pertanto non scorgere, nel personaggio principale di Christine, l'alter ego dell'autrice stessa, catapultata in una realtà singolare da osservare rigorosamente con occhio puro e fanciullesco.
Durante la visione è quasi impossibile non notare il poco spazio che occupano sentimenti profondamente cristiani come la solidarietà, la carità e la fede vera e propria. Tutto è burocratizzato, ritualizzato, robotizzato ; chi visita quel posto lo fa non per la salvezza interiore ma per quella più scopertamente fisica. Come dar loro torto per questo : l'umanità non risiede anche in tale anelito di concretezza o in tale egoistico istinto a vivere un'esistenza il più possibile dignitosa ?
Personalmente non so se la situazione che vivono i malati in visita a Lourdes sia rapportabile totalmente al modo in cui ci viene descritta nel film. Dalla pellicola però, più che l'immagine del classico luogo di culto, emerge invece una realtà paurosamente simile ad una "EuroDisney per diseredati", fatta di "giostre" ed "attrazioni" da provare in successione, giorno dopo giorno ; un "parco divertimenti" o "colonia estiva" in cui poco ci si svaga e molto ci si ristagna, in un ciclico ripetersi impassibile della quotidianità.
La regia è fredda, distaccata, algidamente prosastica, persino irrealistica nella sua asetticità esasperata. Le emozioni restano congelate in un rigore geometrico delle inquadrature di stampo quasi dreyeriano. Lo stile della Hausner ricorda da vicinissimo quello del suo connazionale Haneke ma riporta alla mente anche le opere del finnico Kaurismaki, nonchè consistenti rimandi ad autori nipponici quali Kitano e Kiyoshi Kurosawa (sfrondati naturalmente delle loro accezioni iper-violente...!).
Chi sceglie di vedere un'opera come LOURDES non si attenda risposte, nè tantomeno suggerimenti, sia pronto piuttosto ad affrontare un dubbio : la felicità è uno stato del corpo o dell'anima ?

...A Monsieur Hulot questo film sarebbe certamente piaciuto molto........


P.S. : Singolare come in territorio francese la musica leggera italiana anni '80 vada così per la maggiore : qui, in chiusura, abbiamo il brano di Albano e Romina "Felicità", nel precedente ALTA TENSIONE (di Alexandre Aja) avevamo invece nientedimeno che "Sarà perchè ti amo" dei Ricchi e Poveri....... :-D

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Ultima risposta 30/10/2010 01.30.07
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tylerdurden80  @  27/05/2010 02:34:29
   4½ / 10
da ateo convinto mi aspettavo grandi cose da questo film...

ok il messaggio è incentrato sulla cattiveria e la gelosia che le persone cosidette credenti provano davanti al miracolo e quindi la felicità che tocca ad un'altra persona,ma quindi????

ci voleva x forza un film per mettere in evidenza come spesso chi si professa cattolico e praticante in realtà è spesso capace di azioni poco morali????

molti di voi dicono che fa riflettere...io francamente non ho avuto bisogno nè di questo nè di nessun altro film per arrivare a queste considerazioni sul lato poco nobile di ogni essere umano,sia esso credente o meno (anche se spesso l'ateo è più coerente e meno ruffiano...)

nulla di nuovo quindi,solo il racconto del doppio lato del credente medio,tanto caritevole e devoto quanto egoista e senza scrupoli a seconda delle situazioni (ovviamente non mi riferisco a tutti i fedeli,ci sono certamente eccezioni, anche se a un buon 90% si...........)

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Ultima risposta 11/06/2010 02.08.04
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  17/05/2010 16:38:10
   7½ / 10
Uno stile minimalista,inquadrature fisse e uno sguardo rispettoso ma impregnato da un’ironia sottile che non lascia indifferenti al fine di immergerci in un’atmosfera irreale,fuori dal mondo,in cui non è ravvisabile alcuna emozione spirituale,sostituita da una spiacevole sensazione di abbandono.
Jessica Hausner non si prende gioco delle istituzioni ecclesiastiche,non propone un film profondamente anticlericale e per questo motivo passa indenne le forche caudine della censura.
La fiera del sacro e profano di Lourdes,città del business religioso per eccellenza ove la chiesa munge a dovere pellegrini spesso disperati e ancorati a speranze (quasi) utopiche,in cui i miracoli avvengono non si sa in base a quale graduatoria meritocratica è servita.Sembra di stare in un circo di esile solennità,dove la contraddizione sta alla base di ogni gesto e di ogni parola.Soluzioni semplicistiche giustificano l’operato dell’onnipotente e premi quale “miglior pellegrino” vengono assegnati non per la devozione mostrata ma per meriti casuali,mentre i miracolati,per essere considerati tali,vengono sottoposti ad accurate visite mediche.La Hausner mostra con distaccata ferocia l’illogicità(per chi non ha fede) di relazioni e rituali fondamentalmente basati sulla disperazione e sull’ipocrisia,su una meschinità non per forza associabile alla dottrina cristiana,rimarcando quanta povertà morale si celi sotto un aspetto di rassicurante comodo.L’invidia verso chi è più fortunato o nei confronti del “normale” generano sensi di colpa che rinnegano in partenza lo spirito solidale e di grande fratellanza che dovrebbero regnare in un luogo simile,la ricerca della grazia diventa un’ossessione da perseguire con reiterate preghiere,bagni in fonti miracolose e bicchieri di acqua santa, quasi a voler mondare prima di tutto la propria corruttibile umanità.
La Hausner non giudica,lascia che la sua mdp immortali l’ artificioso moto verso l’illusione,dove la spensieratezza degli accompagnatori stride con l’austerità dei luoghi, come a sottolineare l’indeterminatezza di un mondo all’interno del quale i nostri vizi vengono messi a nudo senza pietà.

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Ultima risposta 17/05/2010 20.53.39
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Gruppo COLLABORATORI Terry Malloy  @  12/04/2010 13:48:05
   8½ / 10
Bellissimo, terribilmente cinico, estremamente delicato.
Come già sottolineato dal recensore, "Lourdes" è un film sull'umiltà. L'umiltà nella sofferenza, l'umiltà della vita: una virtù, una qualità, uno stile di vita che accomuna tutti, credenti e non, al sorgere di ogni mattina, dovunque si sia, nel tentativo di dare una risposta al mistero della vita. Una risposta personale, declinata secondo il personale cammino di vita, scelto e motivato da noi stessi, in un'estenuante, perenne, ma anche interessante lotta contro la solitudine, la paura e la sofferenza interiore ed esteriore.
Lourdes è un film che fa riflettere autoenunciando la sua terribile e ambigua verità; è ironico, ma molto lirico. Freddo, ma molto dolce. Interessante e profondo, ma molto semplice. Contiene la contraddizione di un argomento su cui si può dire tutto e niente, su cui ciò che si dice non è mai certo se sia mito o realtà. Un film che delicatamente, ma con forza e coerenza tratta temi scottanti su cui è peraltro facile scadere nella banalità e nella retorica, da tutti e due i lati. Per questo che è piaciuto a tutti, poichè non parla di misticismo, religione o fede, ma parla di noi, dell'Uomo e di ciò che più ci tormenta (o come direbbe Dostoevskij, ci piace), soffrire.

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Ultima risposta 30/04/2010 14.06.31
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR strange_river  @  30/03/2010 00:25:12
   8 / 10
Devo ringraziare gli utenti precedenti che hanno lasciato i loro interessanti commenti perché mi hanno permesso di avvicinarmi senza pregiudizi a questo film che porta un titolo per me davvero poco invitante.
Niente di più sbagliato, perché il film è di una scorrevolezza invidiabile e anche dal punto di vista meramente cinematografico ha delle qualità che lo rendono particolare e che vanno a colpire l'immaginazione di chi guarda.
Il tema della fede, o del distacco dalla fede o anche delle domande sulla fede, è esposto con invidiabile semplicità attraverso il racconto di quel luogo sublime che è il miracolificio di Lourdes, emblematica punta di diamante dell'artificio fideistico e superstizioso su cui si regge un intero apparato ecclesiale, una delle gambe di sostegno di una chiesa svuotata di senso primario.
Fin troppo chiara la critica ad una fabbrica di speranze prodotte in (e il gioco di parole è voluto) malafede, lesive della dignità delle persone, ripiene di quella pietà umiliante e offensiva che quasi sempre viene riservata a chi è malato, spacciata pure per amore nel bagno di ipocrisia in cui sta a mollo.
Credenti o non credenti, in questo caso, dovrebbe fare poca differenza, l'amaro e grottesco finale (molto, molto bello tra l'altro) tocca indistintamente tutti: l'imperante povertà di spirito tra esseri umani resi fantocci.
Ma Lourdes non si limita a descrivere questo ambiente (che vien giustamente da definire squallido), ma delicatamente lascia spazio alle riflessioni personali sulla ricerca o forse anche sul bisogno di spiritualità che è nell'uomo, riflessioni che ognuno può perseguire individualmente.
Per me, che ho smesso di credere alla giustizia e ai disegni divini da molto tempo, un motivo in più per attaccarmi alla vita in quanto tale e a ricercarne la complessità al di fuori da questi tracciati.

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Ultima risposta 07/10/2010 21.12.59
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carrie  @  12/03/2010 16:48:20
   7½ / 10
Questo non è un film contro la chiesa come molti prima di me hanno fatto credere.
E' un film sull'essere umano, sofferente, fragile e cattivo.
La fede, la spiritualità, il soprannaturale sono solo il contorno.
Il film è ben fatto, l'attrice è molto molto brava.
La regia descrive quasi in modo documentaristico ( a volte anche diversamente dalla realtà) quello che è Lourdes.
Poi ci inserisce una storia.
Una tra tante, perchè che agli atei piaccia o no, lì succedono cose inspiegabili alla mente umana.
Non sempre...perchè a volte la gente si fa anche suggestionare (e ci si va spesso solo per curiosità) ma che ci si creda o no, a volte succedono cose inspiegabili.
Detto questo, la protagonista è umile, riceve una grazia, ma se prima faceva "pena" per la sua sofferenza e quindi era superficialmente amata da tutti, una volta guarita suscita invidia ed incredulità. Perchè diciamocelo, l'essere umano quando non arriva a capire il perchè delle cose che non hanno una spiegazione, tende subito a trovare l'inganno nell'altro, tende a screditare. (ah quanto è facile attaccare la chiesa!)

Bene, credo che sia un film contro tutti quelli che si credono cattolici solo cantando i salmi e recitando 20 ore al giorno i rosari e alla prima occasione non perdono tempo a pugnalare un altro, ed anche un film contro tutti quelli che dato che hanno perduto (o forse mai avuto) la "fede" sono pronti a puntare il loro dito contro persone che grazie alla fede trovano un motivo per vivere ed amare la vita, anche quando la loro sofferenza fisica li porterebbe solo a prendere una pistola per togliere il disturbo.

Credo che la regista voglia solo dare un consiglio a tutti., cioè "non giudicare".

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Ultima risposta 05/07/2010 17.07.08
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  @  27/02/2010 12:02:53
   8½ / 10
"Siore e siori, benvenuti nel circo dei miracoli (e delle aspettative che genera)!!". Se questo fosse stato il tono del film della Hausner, sarebbe risultata una operazione alla "Religolous" (giustamente citato da forzalube) che avrebbe solo irritato senza indurre alla profonda riflessione.
Invece il ritmo lentissimo, solenne, le inquadrature con fotografia fredda, azzurrina, "alla Haneke" (qualcuno ricorda "Caché"?), curatissime in ogni dettaglio e con movimenti di macchina pesatissimi e ponderatissimi (mirabili la sequenza iniziale e quella finale, per esempio, ma anche la preghiera sul letto della protagonista), costringe tutti, atei e credenti soprattutto cristiano-cattolici a porsi domande e a confrontarsi col "circo miracolistico" sul quale campa e crapula l'istituzione ecclesiastico-romana con tutta la sua soffocante sovrastruttura e il suo commerciale indotto.
Quel che la regista riesce mirabilmente a mettere in scena sono i sentimenti delle persone che costituiscono -più o meno loro malgrado- il "circo" di Lourdes (che varrebbe per ogni altro luogo di "aspettativa miracolistica"): dalla disperazione più nera, sorretta solo dalla tenace illusione che Dio intervenga a cambiare il corso di esistenze distrutte come una vincita alla lotteria, fino all'incredulità e al disincanto più totali, passando per il "semiprofessionismo volontaristico" di sacerdoti e operatori del Sovrano Ordine di Malta che non sempre sono mossi da nobili motivazioni nel fare quel che fanno (terribile la sequenza in cui l'accompagnatrice della protagonista le confessa con una ingenuità assoluta di essere lì per non annoiarsi andando a sciare nei fine settimana!!). Ancor più notevole la capacità della regista di mostrare tutta l'invidia e le connesse debolezze di un'umanità profondamente ferita alla quale viene "venduto" il miracolo fisico come attrazione per indicare l'altra Verità, cioè che, semmai, il Signore è più interessato alla guarigione dell'anima che non dei corpi. Ovvero quel che meno interessa i partecipanti a questi pellegrinaggi!... Vien da chiedersi se un corpo malato magari senza possibilità di guarigione possa ospitare un'anima "guarita": la mia recente esperienza di politraumatizzato da incidente stradale mi lascia alquanto perplesso sulla risposta da dare a questa terribile domanda.

Film ateo? Film da credente? No, semplicemente un film profondamente LAICO. Che ricorda, soprattutto a noi che viviamo sotto la soffocante cappa vaticana, che l'inventore della laicità fu un certo Gesù Cristo quando sancì il principio secondo il quale "a Cesare va dato quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio" e che fu messo in croce dalle autorità religiose dell'epoca sotto lo sguardo indifferente del potere politico imperiale altrimenti colluso con quello ebraico-ecclesiastico... nessuno vede dei paralleli con l'Italia e lo Stato della Chiesa di oggi?

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Ultima risposta 06/02/2013 17.35.51
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suzuki71  @  25/02/2010 09:05:11
   7½ / 10
Questo film particolarissimo vince il premio Brian dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti, e il cattolico premio Signis 2009: un caso più unico che raro. Ma se quello degli Atei è comprensibile, il secondo è abbastanza inspiegabile per un film che trasuda miscredenza a un occhio non particolarmente distratto. Dio è buono o onnipotente? Questa domanda è spiazzante, ed è una chiave di lettura del film, riportando gli uomini alla vita e alla terra. Buon film, fotografia e regia assennate, scena finale intensissima come poche, Sylvie Testud è davvero brava come il nostro Todeschini, forse si indugia un po' troppo sui soliti aspetti e il film è inevitabilmente monocorde ma va bene così. C'era più invidia a ballare "Felicità" che in una qualsiasi discoteca di Parigi: tutto il mondo è paese, anche Lourdes.

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Ultima risposta 26/02/2010 13.44.19
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento mkmonti  @  18/02/2010 01:43:21
   8½ / 10
Confermo, una delle pellicole da ricordare anche negli anni a venire. "Lourdes", girato dall'ex credente Jessica Hausner, che ad una rapida e superficiale visione potrebbe essere liquidato come l'ennesimo ed inutile documentario sui pellegrinaggi nei luoghi della fede(?), è, invece, qualcosa di davvero sorprendente. Scrivo "qualcosa" proprio perchè è difficile davvero definire "Lourdes", a metà tra docu-film e un trattato filosofico religioso tanto da strappare a tratti un sorriso ma nel contempo per lunghi tratti incredibilmente commovente e riflessivo.Si lascia la sala straniti, confusi, ci si interroga sul finale aperto che la regista ci regala, quasi a non voler prendere una via certa e definita, quasi a voler rispettare tutte le idee e le opinioni, ma non è questo il dato rilevante:a prescindere che si tratti di miracolo o meno, ciò che conta è quel che sta nel mezzo, è l'invidia prima della protagonista verso chi non è malato, poi degli altri malati verso la protagonista "miracolata"(?) a voler rappresentare tutta l'incapacità del genere umano a voler spiegare ciò che non può essere spiegato, la solitudine nelle nostre esistenze che hanno bisogno di credere ostinatamente in qualcosa per dare un senso alla vita...e allora via ai baracconi luccicanti come Lourdes o San Giovanni Rotondo (per tornare a casa nostra), quanto di più lontano ci possa essere dagli insegnamenti d Dio, luoghi dove si sfuttano le sofferenze altrui alla ricerca di una felicità introvabile che possa curare"solo l'anima, ma non il corpo" (come più volte si ripete nel film)...il miracolo è però dietro l'angolo e all'improvviso s'intravede la felicità, quella però di "Albano e Romina" (la scena finale è davvero toccante, intensa, quasi ansiogena), basta poco per capire che non è vera felicità e nella donna che si accascia stremata di nuovo sulla sedia a rotelle c'è tutta la vacuità dell'esistenza.

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Ultima risposta 25/02/2010 08.39.45
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  18/02/2010 00:42:54
   8½ / 10
Il film è bello, bellissimo. Profondo come solo i film che interrogano lo spettatore sanno essere. Arricchisce la mia laicità e al tempo stesso alimenta i miei interrogativi in fatto di fede. Ma non è certo un film agiografico sul mondo dei pellegrinaggi, tutt'altro: lo vedi e ne resti coinvolto, malgrado tutto segui la storia da un'altra angolazione E a vedere e rivedere i rituali oppressivi - da animatori turistici - a cui vengono sottoposti i degenti (una sorta di accanimento terapeutico-spirituale) viene voglia di portarli tutti via da quella sorta di Eden incantato di speranze e illusioni. Quando poi ti ritrovi la consueta, odiosissima frase "Dobbiamo ringraziare D.io anche della sofferenza", allora il mio spirito diventa più blasfemo e anticlericale di una band black metal norvegese.
Non posso dimenticare un film dove si sente più volte la domanda "perchè proprio a lei?", e questo la dice lunga sulle coscienze dei presunti cattolici.
In vita mia non credo di aver assistito a un sentimento più meschino dell'invidia verso la guarigione - immacolata o scientifica che sia - di qualcuno.
Lo stesso valga per gli affetti familiari: la donna che non può più vivere per assistere la figlia si sente privata del suo ruolo, e vive prima felicemente, poi drammaticamente, la sua guarigione.
La paura della solitudine. "Non siamo soli" dice una volontaria della Croce di Malta a un degente e lui risponde "Noi sì".
E ogni rituale di questo luogo di abluzione dell'anima e del business religioso, dalla tavola imbandita per prepararsi ai nuovi ospiti (memorabile sequenza iniziale) al laico e commovente ballo-karaoke al ritmo di "felicità" di Albano e Romina (ehm) finisce per appartenere a un mondo dove si dubita, sperando - quasi come la stessa formidabile ritrosia della protagonista
Sembra di ritrovare un pò del cinema di Kaurismaki, ma soprattutto dei Dardenne, quando un gioco di gesti e di sguardi restituisce la cattiveria (laica) di una forte dimensione di fede.
Il rito - anche il più coercitivo - è un atto spirituale, purissimo, ma non serve a ritrovare la propria vita.
Confuso, mi avvio verso l'uscìta, senza dimenticare quella frase "perchè proprio a lei?", o l'eterno confondersi (cattolico, ma ripugnante nella sua blasfemia) di un sentimento che pretende di immolare all'eterno sacrificio il dolore dell'umanità più debole e sfortunata

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Ultima risposta 24/09/2010 12.50.29
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kampai  @  05/01/2010 17:06:32
   4½ / 10
l'attrice è brava, peccato che il film sia banale al 100%.sconsigliato ai non credenti

16 risposte al commento
Ultima risposta 15/04/2010 14.33.56
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ma87rio  @  22/11/2009 21:35:23
   10 / 10
Senza parole.

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Ultima risposta 08/02/2011 15.59.00
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