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Dal maestro del cinema made in Spagna esce con questo film con il Gran Premio Espanol. Un film che esprime una malinconia incredibile espresse in modo coinvolgente dalle diversificanti scelte artistiche. La fotografia color seppia, l'ambientazione solitaria (un paesino in mezzo al nulla), la scenografia tra case in rovina e povertà, la colonna sonora nera, la caratterizzazione non solo psicologica della vecchia ma soprattutto quella fisica:le rughe, il viso scarno, gli occhi lucidi,..tutti elementi che sottolineano una vita vissuta, piena di sofferenza e di dolore, segnata dallo scorrere del tempo, che ha però una luce intorno a sè, la luce della speranza. La vecchia non parla, ma i suoi occhi e il suo silenzio con la delicatezza e la semplicità dei gesti quotidiani, quasi ingenui e a volte impacciati trasmette un senso di pena allo spettatore. Essa è in contrapposizione col bimbo che tira con la fionda che invece rappresenta la spensieratezza, la giovinezza, la felicità, il gioco. Questo contrasto messo sullo stesso piano dà al film un profondo senso di vuoto, un vuoto che cmq accompagna l'intero film in un lutto psicologico (nella realtà il lutto del figlio della vecchia), svuotato dalla linfa vitale, pieno di autoaccuse, di una profonda tristezza di fondo, dove ci si aggrappa ad una futile speranza. Il finale, estremamente sadico, fa abbozzare un NO di delusione per poi finire in un sorrisetto cinico.