meduse regia di Etgar Keret, Shira Geffen Israele, Francia 2007
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meduse (2007)

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locandina del film MEDUSE

Titolo Originale: MEDUZOT

RegiaEtgar Keret, Shira Geffen

InterpretiSarah Adler, Nikol Leidman, Gera Sandler, Noa Knoller, Ma-nenita De Latorre, Zaharia Harifai, Ilanit Ben Yaakov

Durata: h 1.18
NazionalitàIsraele, Francia 2007
Generedrammatico
Al cinema nel Novembre 2007

•  Altri film di Etgar Keret
•  Altri film di Shira Geffen

Trama del film Meduse

Il giorno del suo matrimonio, Keren si rompe una gamba e deve così rinunciare alla sua luna di miele ai Caraibi... Una misteriosa bambina uscita dalle acque del mare cambia la vita di Batya, la giovane donna che la trova e che lei segue come un'ombra... Joy, una domestica immigrata, riesce senza accorgersene a rinforzare il legame tra un'anziana donna e la figlia... In un allegro disordine ognuno cerca il suo posto, l'amore, l'oblio o il ricordo, perché così è la vita a Tel Aviv...

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Voto Visitatori:   7,50 / 10 (15 voti)7,50Grafico
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Voti e commenti su Meduse, 15 opinioni inserite

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kafka62  @  16/05/2018 09:41:08
   8 / 10
"Meduse", della coppia di scrittori Etgar Keret e Shira Geffen, camera d'or come opera prima al festival di Cannes 2007, è un'autentica sorpresa. Niente conflitti tra israeliani e palestinesi qui, nessuna atmosfera da popolo ebreo ostinatamente in difesa della propria terra di fronte agli attacchi del mondo arabo, ma al loro posto (finalmente!) una strana favola metropolitana, ammantata di surreale poesia e di commovente malinconia. L'ambientazione di partenza sembrerebbe quasi kieslowskiana: delle tre protagoniste, la prima (Batya) fa la cameriera e vive in un triste appartamento che fa acqua dal soffitto (echi di Tsai Ming-Liang?), e nel corso del film viene lasciata dal fidanzato, licenziata e ricoverata in ospedale dopo essere stata investita per strada; la seconda (Keren) si rompe una gamba il giorno del suo matrimonio ed è costretta a passare la luna di miele in uno squallido albergo, rumoroso e maleodorante; la terza (Joy) è una badante filippina che non parla la lingua del paese in cui è emigrata e che ha lasciato a casa un figlio di cinque anni che le strazia il cuore con il rimorso della sua lontananza. In questo scenario di tristezza, di solitudine e di angoscia esistenziale, così comune a tanto cinema di alienazione contemporanea (un esempio su tutti: Aki Kaurismaki), Keret e Geffen inseriscono però un originale messaggio di conforto e di speranza (che richiama l'ottimismo de "Il favoloso mondo di Amelie", ma senza il suo semplicistico buonismo): è vero che i personaggi sono circondati dal cinismo (il sergente di polizia, che con la fotografia di una persona scomparsa fa una barchetta di carta), dall'arroganza (il direttore dell'agenzia di catering) e dall'egoismo, pur ammantato da motivazioni filantropiche (la madre di Batya) o artistiche (l'attrice figlia della vecchia signora accudita da Joy), ma a ognuno di essi, miracolosamente e contro ogni aspettativa logica, è sempre riservata una presenza salvifica, un angelo custode, magari sotto le spoglie di una bambina muta inspiegabilmente uscita dal mare (il mare che è metafora dell'inconscio da cui riemergono i ricordi sepolti del passato) per riaccendere una fiammella di speranza nella vita dell'infelice protagonista. Questa epifania è l'esemplificazione della necessità imprescindibile di non rinchiudersi in se stessi e di non negarsi mai ai rapporti umani. C'è sempre dell'amore pronto a essere donato da chi meno te lo aspetti (la vecchia che compera la barca-giocattolo che Joy aveva sognato di regalare al suo bambino), e persino un suicidio (la scrittrice dell'albergo che trova nel cassetto le parole "giuste" per il suo ultimo gesto) può trasformarsi in un sacrificio necessario affinché altre persone (la coppia di sposini in crisi) possano ritrovarsi. In questo splendido film corale, ricco di folgoranti invenzioni visive pur nella povertà della messa in scena, in cui i personaggi si sfiorano e si incrociano come in una pellicola di Altman, gli esseri umani sono come le meduse del titolo, sballottate dalla vita, neglette e vituperate, ma bisognose di amore, di compagnia e di un approdo sicuro sulla sabbia di una qualche spiaggia, e se solo si riesce a rompere il muro di ghiaccio (i tentacoli urticanti) che li circonda allora è possibile qualsiasi miracolo, anche quello di vedere realizzati i sogni abbandonati dell'infanzia (il venditore di gelati della fotografia che riappare nell'ultima inquadratura).

Invia una mail all'autore del commento Suskis  @  01/10/2014 23:06:33
   8 / 10
Un piccolo film israeliano, formalmente splendido, con bei personaggi abbozzati, accomunati tutti dalla solitudine e dell'incapacità di avvicinarsi agli altri. Per quanto triste, l'intensità delle sue storie (magari superficiali, anche per la brevità del film) lo rendono un gioiellino.

Jumpy  @  16/07/2013 00:58:38
   9 / 10
Poetico e delicato, dietro il surrealismo e le situazioni apparentemente paradossali cela un forte simbolismo.
Affetti negati, una neonata famiglia, solitudini.
Dialoghi, silenzi, fotografia curatissima.
E sullo sfondo: il mare.
Tel Aviv fa solo da sfondo: il film potrebbe esser ambientato in qualsiasi hotel in riva al mare in qualsiasi parte del mondo, e, secondo me, in quest'ottica va visto.
Eran mesi che un film non mi colpiva così tanto.

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uzzyubis  @  17/09/2010 18:20:55
   7 / 10
Mi ha dato l'impressione di un film fresco. Mi spiego meglio: il film come tematica principale si concentra sui rapporti familiari: una coppia di neosposi in crisi, un rapporto burrascoso tra madre e figlia che nasce dalla non sopportazione l'una dell'altra mentre in parallello si sviluppa la dolcezza, coltivata dalla distanza, tra la dadante della madre e il figlio distante, ed infine le ripercussioni su una giovane ragazza delle problematiche genitoriali subite in età infantile.
I temi sono profondi ma la brevità del film, i dialoghi non opprimenti lasciano spazio ad una freschezza data sensorialmente dal vento e dal mare, due personaggi ben presenti nella pellicola.
Questa "freschezza" non va a discapito della trattazione o dello sviluppo ma contorna tutto, devo dire in maniera magistrale, di una sottile poesia che trova la sua trasposizione fisica nella bambina che emerge dalle acque, acque di vita dove tutti facciamo del nostro meglio per navigare.

john_doe  @  16/01/2010 12:41:29
   7½ / 10
Una piccola perla. Da vedere.

DarkRareMirko  @  27/12/2009 23:45:55
   9 / 10
Felice film israelino che narra di 3 storie che tra loro si collegano in maniera molto bella e naturale.

Semplice nello script ma un pò più complesso in simbologie e nella comprensione generale, è ben diretto ed interpretato.

Le storie son anche fresche ed originale anche perchè solo in lontananza lascian intravedere riferimenti di guerra, conflitti, ecc..

Le meduse del titolo sono una metafora indicante ciò che stà sotto di un percorso umano.

Carinissima ed un pò inquietante la bambina "triste e con gli occhioni".

Personaggi per certi versi un pò dozzinali, ma nulla di preoccupante comunque anche riguardo questo aspetto.

Da vedere.

claudio54  @  01/03/2009 18:10:47
   7½ / 10
un film delizioso, da non perdere

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento mkmonti  @  20/02/2009 00:05:09
   8 / 10
"Meduse" è uno di quei piccoli film da non perdere, nato da una straordinaria e anomala coppia di cineasti israeliani, Etgar Keret e Shira Geffen, con grande esperienza di vita, scrittura e teatro, ma neofiti di cinema.
La qualità del film è nel taglio narrativo con cui descrive realtà emotive e drammatiche tra il fiabesco e il magico, arricchendole di uno sguardo di straordinaria umanità. Le storie sono meno importanti dei legami familiari che descrivono: marito e moglie, madre e figlia, ancora madre, figlia e badante. Il film è una investigazione sofferta e luminosa nell'oceano doloroso dei rapporti familiari. Non ci sono urla, siamo in una sorta di dopobomba. C'è poco da gridare, si tratta di raccogliere i pezzi, siamo molto vicini, emotivamente al film "Ogni cosa è illuminata". L'acqua è un elemento chiave della narrazione, una dimensione emotiva che collega tutto. La regia di marito e moglie è ispirata, tanto quanto la loro presenza alla conferenza stampa. Il film è da non perdere. Le meduse? Ognuno ha le proprie.

zAmeR  @  03/02/2009 01:22:08
   7½ / 10
il voto è 7 e mezzo ma poteva essere 9 se nn fosse durato così poco. belle le storie intrecciate, davvero sviluppate bene ed è una delle cose che mi ha colpito di più, oltre al fatto che nn è mai prevedibile. bel film.

giumig  @  19/12/2008 15:59:25
   6 / 10
troppe storie raccontante in poco tempo. Restano le atmosfere bellissime e una buona regia.

sick23  @  19/12/2008 14:06:55
   8 / 10
bellissimo film pieno di poesia mare romanticismo
in una telaviv che ha bisogno di questa immagine positiva per rinascere
e risplendere ottima regia e dialoghi

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  16/12/2008 10:51:20
   8 / 10
Una cameriera di catering alle prese con una misteriosa ragazzina uscita dal mare,una coppia di sposini costretti ad una luna di miele da reclusi in albergo,una badante filippina e l’insopportabile signora che accudisce.Storie di donne in una Tel Aviv che rimane molto sullo sfondo per questa pellicola vincitrice,con merito,come miglior opera prima a Cannes nel 2007.Toni leggeri,a tratti surreali ed onirici ,per un prodotto garbato e molto umano,impostato attraverso una narrazione non sempre diretta e scorrevole,ma piuttosto stratificata ed al tempo stesso ricca di contenuti espressi spesso attraverso simbolismi e allegorie.Ottimo il lavoro svolto in sede di regia con un gusto davvero invidiabile per inquadrature e movimenti di macchina ad opera della coppia di coniugi Etgar Keret e Shira Geffen.Belle le musiche, mai invasive, e perfettamente amalgamate con le immagini.Vengono messi in evidenza legami famigliari di diverso genere e natura,oltre che la difficoltà di riuscire a comunicare con il prossimo.
Il film è dotato di un approccio poetico mai melenso,in grado di illustrare i piccoli e grandi drammi quotidiani senza forzature o isterismi gratuiti.
Il mare,elemento che accomuna tutte e tre le storie, altro non è che il mondo in cui ci muoviamo noi uomini che, come meduse costrette a seguire le correnti marine,rimaniamo in balia del fato e di forze impossibili da controllare.

Mavors84  @  18/12/2007 16:30:29
   7½ / 10
tutti a commentare "paranoid park" (mi autocritico) e poi nessuno presta attenzione ad una pellicola fatta con freschezza e soprattutto ben fatta.

1 risposta al commento
Ultima risposta 16/01/2008 13.12.02
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norah  @  24/11/2007 20:08:19
   6 / 10
Una visione poetica ma inconcludente della Tel Aviv dei giorni nostri.
Tre storie ci vengono narrate con il solito meccanismo a intreccio, ma qualche ingranaggio si inceppa sin dall'inizio e il film non decolla.
Poco convincente.

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Ultima risposta 04/12/2007 19.38.52
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