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l'esordio cinematografico del regista basco, un corto in bianco e nero, in cui sono presenti tutti gli elementi che caratterizzeranno, da qui in avanti, il suo stile. il protagonista della vicenda (interpretato da Álex Angulo, a cui più volte de la Iglesia ha affidato parti di rilievo nei suoi film), un uomo di bassa statura, ma di fattezze bonarie, si reca in un bar (che dà più l'idea di essere un palcoscenico surrealista, avvolto com'è dal fumo delle sigarette - del quale il regista, grazie ad un perfetto uso delle luci, riesce a "catturare" le singole "movenze") x ordinare una bevanda analcolica, la "Mirindas". tutto sembrerebbe procedere normalmente, se il tizio (che, tra l'altro, assomiglia un pò a Woody Allen e ad una persona di mia conoscenza, dj Diego - che forse la parte più "scura" di Roma conoscerà) non cominciasse, improvvisamente, ad attaccarsi a stupide precisazioni morfologiche, a fare strane domande e a mostrare di tanto in tanto una mitraglietta. lo scopo di de la Iglesia è quello di puntare il dito contro l'indifferenza delle persone, un meccanismo cinico e semi-inconscio difficile da scardinare e che alimenta i "mali" del vivere civile, ormai diventata un costume, una prassi, che porta a percepire l'altro come un "fantasma" (tanto che un cliente riuscirà proprio in questo modo a salvarsi). CONSIGLIATISSIMO (UNO DEI MIGLIORI CORTOMETRAGGI CHE ABBIA MAI VISTO) ! ! VOTO 10!! L