molto forte, incredibilmente vicino regia di Stephen Daldry USA 2011
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molto forte, incredibilmente vicino (2011)

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locandina del film MOLTO FORTE, INCREDIBILMENTE VICINO

Titolo Originale: EXTREMELY LOUD AND INCREDIBLY CLOSE

RegiaStephen Daldry

InterpretiTom Hanks, Sandra Bullock, Thomas Horn, Max von Sydow, Viola Davis,John Goodman, Jeffrey Wright

Durata: h 2.09
NazionalitàUSA 2011
Generedrammatico
Tratto dal libro "Molto forte, incredibilmente vicino" di Jonathan Safran Foer
Al cinema nel Maggio 2012

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Trama del film Molto forte, incredibilmente vicino

Il film è incentrato sulla storia di Oskar Schell, un inventore dilettante di nove anni che perde il padre durante l'attacco dell'11 settembre.

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Voto Visitatori:   6,72 / 10 (52 voti)6,72Grafico
Voto Recensore:   7,50 / 10  7,50
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Voti e commenti su Molto forte, incredibilmente vicino, 52 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Scuderia2  @  25/06/2013 20:21:52
   9 / 10
Un protagonista strano.
La morte del padre.
La ricerca di qualcuno/qualcosa.
L'Olocausto (quello vero e quello moderno).
Sarà,ma a me questo film ha ricordato un sacco This Must Be The Place.
E TMBTP mi è piaciuto in maniera devastante.
A questo film regalo qualcosina in meno, ma solo perché le musiche non mi hanno colpito,e perché non lo rivedrei a breve.
Quest'ultima cosa però è un pregio della pellicola:ha dei risvolti che nelle visioni successive avranno ormai perso il pathos originale.
Mi è piaciuto veramente il fatto che abbia risposto ai dubbi che mi ponevo: il bambino non va a scuola? possibile che la madre resti così estranea alla vicenda?
Tutto spiegato.
Tutto perfetto.
Un von Sydow gigantesco.
Il ragazzino commovente nel suo tentativo di mantenere inalterata la distanza dal genitore scomparso.
Non bisogna avere paura dell'altalena.
L'altalena ti aiuta ad avvicinarti al sole.

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Ultima risposta 26/06/2013 20.03.38
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Invia una mail all'autore del commento Jason XI  @  21/07/2012 11:25:23
   4½ / 10
Molto eccessivo, incredibilmente ridicolo..... ecco... forse sarebbe il titolo più adatto...
mi chiedo... perché????
ma come può un bambino di 11/12 anni, sia pur super intelligente e sensibile concepire tutte quelle cose? concepire un percorso interiore forte e complesso come ci presenta la storia e spiegarne addirittura i significati in maniera esplicita dal punto di vista socio-psico-pedagogico???? ma siamo pazzi?...... e la madre... sul finale.... non sono possibili le sue azioni.... ovviamente dal punto di vista puramente logistico se non psicologico... non è veramente credibile.... tutti i tasselli vanno al posto giusto progressivamente senza sgarrare un secondo.... tutto molto commovente e meraviglioso... si si.... veramente bravo Horn.... ma sprecato.. e sempre grande Max..... ma niente più..... irritante, come molti altri film sui generis.....ovviamente di produzione americana....

2 risposte al commento
Ultima risposta 22/07/2012 21.11.48
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  06/06/2012 16:43:33
   4½ / 10
Pensando a questo film di Daldry, non ho potuto fare a meno di riflettere sulla superiorità del cinema europeo di oggi davanti a certe "prove tecniche di emozione". Si discute, strano, tanto di questo mediocre film, doppiato in maniera indecente - il migliore del lotto è quel marpione di Von Sydow che almeno "non parla" - dove non si percepisce se il tema piu' esposto sia quello della rimozione, della memoria, o la "prova di forza" dei newyorkesi post-11 settembre per sconfiggere una comprovata e comprensibile PAURA (il ragazzino che gira nei quartieri piu' disparati della città). C'è solo un film sull'11 Settembre in grado di rimanere nella memoria, ed è il capolavoro di Spike Lee, che fra l'altro non affronta MAI l'argomento. Il prevedibile Daldry deve avere mandato a memoria il monologo allo specchio di e. norton, e a lui si deve l'insopportabile momento della confessione di Oskar allo stralunato pensionante muto, giuro che non è stato facile desistere dalla tentazione (ahimè virtuale) di prendere letteralmente a sberle l'odioso ragazzino... il punto è che questo regista non mi ha mai convinto - salvo The hours solo per la superlativa prova delle attrici - e ancora oggi Billy Elliott ha un ruolo particolare nella lista dei film che eviterò come la peste di rivedere.
No, non ho empatizzato nè con la storia nè con il dramma dello spocchioso protagonista (fra l'altro indossa un paio di orribili scarpe da dopoguerra) poichè il tutto è reso in maniera superficiale, edificante, ricattatoria, e il latte che scende alle ginocchia strasborda piu' del dovuto. Se questo è il cinema americano d'autore del nuovo millennio, una finta fiction sul "giorno peggiore" siamo messi male.
Certamente non è nemmeno privo di meriti: il montaggio e le "ultime chiamate del padre" restituiscono un barlume (scarso) di autenticità, l'affittuario complice nel suo bizzarro mutismo non è male, e si percepisce tra le righe l'originalità del testo originario di foer. Già, quell'umanità incalcolabile che sembra "un'urbanesimo alla deriva", anche se al cinema ha il sapore liofilizzato della macchietta... già peccato che il regista faccia perno - come ha sempre fatto, del resto - alla virtu' impietosita degli spettatori e del loro facile entusiasmo.
Non il mio, decisamente. Indispensabile ovviamente per tutti coloro che hanno forte dimistichezza con la presenza di zuccheri in quantità nel sangue

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Ultima risposta 29/06/2012 18.41.28
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR oh dae-soo  @  30/05/2012 22:39:25
   8 / 10
leggeri spoiler

Ricordo una mia quasi entusiastica recensione a un film snobbato e (quasi) odiato da tutti, Nel paese delle creature selvagge. Il fatto è che i film che raccontano l'esser bambini e l'adolescenza con me sfondano una porta aperta. c'è poco da fare. E anche questo, ca va sans dire, l'ha sfondata.
Film molto più complesso di quello che sembra, capace di raccontare con dolcezza, tatto ma anche durezza e verosimiglianza non solo il rapporto architrave dell'intero film, ossia quello tra padre (scomparso) e figlio ma anche quello difficilissimo dello stesso figlio con la madre e quello quasi poetico con i propri nonni.
E' proprio forse questo overload di sentimenti e rapporti interpersonali a rappresentare al contempo un pregio ma probabilmente anche un piccolo difetto della pellicola, costretta a pericolosi funambolismi in sceneggiatura per restare in piedi.
Oskar ha perso il padre l' 11 Settembre. Ha vissuto la sua agonia attraverso 6 terribili chiamate al telefono. Quei 6 messaggi in segreteria sono apparentemente la cosa che più lega Oskar al ricordo di suo padre, un suo prezioso e terribile legame che non deve dividere con nessuno. E se invece fossero altro? E se Oskar le tiene per sè perchè nascondono un segreto per lui devastante?
Magnifico come il film in maniera del tutto naturale e lieve riesca a passare da quello che apparentemente sembra "soltanto" lo straordinario tentativo di un figlio di non dimenticare suo padre a quello che pare invece essere un modo a dir poco commovente di espiare una colpa più morale che effettiva.
Oskar trova una vecchia chiave in un vestito di suo padre. Quella chiave deve aprire qualcosa, per forza.
E Oskar ha tutta New York per trovare la serratura giusta.
Si dice che quando il sole scoppierà noi ce ne accorgeremo soltanto dopo 8 minuti, il tempo che la luce arrivi sulla Terra.
Suo padre è morto e Oskar, con questa ricerca impossibile, tenta disperatamente di prolungare quegli 8 minuti che ancora lo legano a lui.
Il tratteggio del personaggio di Oskar è da cineteca, raramente capita per lo spettatore di arrivare a conoscere così bene un personaggio di finzione. Aiuta il personaggio la maestosa interpretazione del piccolo attore, capace di manifestare la gioia e la disperazione,la curiosità e l'intelligenza, il dolore e i dubbi che quella magnifica e al contempo terribile età cela dentro di sè.
Son talmente tante le tematiche affrontate dal film che bisognerebbe sacrificarne alcune per non rischiare di scrivere un poema (sai che novità).
- La meraviglia dell'infanzia, quel periodo fatto di scoperte, curiosità, intelligenza viva, sincerità nel sentimento, passione infinita per le cose. Oskar in questo senso è qualcosa di incredibile, mai visto un bimbo così stimolato e stimolante.
- Il tratteggio dei rapporti famigliari, quello straordinario col padre "uguale" a lui a differenza della madre (un'ottima Bullock, brava) così apparentemente lontana dal nostro mondo. Apparentemente già, perchè se una madre è una grande madre come quella di Oskar le apparenze piano piano muteranno del tutto.
E quel rapporto così assurdo e difficile col nonno che non parla. Von Sydow è grande e la parte tra i due davvero notevole ma mi ha lasciato una strana sensazione, come di inutilità, di superfluo. Quel personaggio mi è parso più letterario che cinematografico, non lo so.
Eccezionale invece il rapporto con la nonna, a tratti lirico, come mi capitò di vedere con la nonna di Persepolis. La scena in cui sono sdraiati in terra la mattina dell' 11 settembre è qualcosa di unico, quasi un privilegio vederla. E tutta quella sequenza, con Oskar che si muove e risponde da sotto il letto, rimane probabilmente il punto più alto dell'intera pellicola.
- La Morte. Oskar ne è ossessionato. Non ha capito quella del padre, non si dà pace che quella bara sia vuota, non comprende come un uomo possa morire senza che conosca chi l'ha ucciso. Immagina come sia morto il padre (è convinto che sia uno dei falling men), ha sulla testa quei terribile 6 messaggi in segreteria. E nel diario vedremo alla fine la straordinaria sequenza in cui la sagoma torna su nelle torri. Hai ragione Oskar, perchè la vita per quanto possa essere bella e indimenticabile è una caduta continua, impossibile fermarla, impossibile prendere la direzione opposta. "Up" scrive Oskar, magari meraviglioso ragazzo, magari.
- L'Espiazione. Tutti nel film devono espiare delle colpe ma il tentativo che fa Oskar è qualcosa di grande. Cosa successe quando tuo padre moriva Oskar? Trovare quella serratura, trovarla per forza, il ricordo di suo padre vive in quella ricerca. In quella Spedizione.
- Il superamento delle proprie paure. L'America post 9/11 è l'america della fobie, paure reali o fittizie che quasi tutti portano con sè. Oskar in una straordinaria sequenza ce le racconta tutte. Molte le supererà. Quelle paure in realtà sono soltanto traumi dovuti alla perdita del padre. Non è una fobia della morte ma è una morte che genera fobie.

C'è un tema però molto più piccolo e meno centrale che mi piace sottolineare.
Anche perchè tanto tempo fa scrissi un racconto che ieri, come un pugno allo stomaco, mi è tornato addosso nel vedere questo film.
Il racconto si chiamava Catarsi.
E' difficile spiegare la sensazione che ho provato.
Il film racconta altro ma quello che vedevo era in un modo quasi assurdo quello che circa 15 anni fa avevo scritto.
Quel bambino va di casa in casa.
Cerca la serratura giusta, chiede agli abitanti di ogni casa se avessero mai conosciuto suo padre, se quella chiave gli dice qualcosa.
Non troverà (forse) la serratura giusta ma troverà tante persone, tante storie diverse.
Ogni storia finirà nel suo diario, ogni volto, ogni sensazione.
Ma non è tanto importante ciò che Oskar ha provato.
Dobbiamo ribaltare l'ottica, è importante ciò che quelle persone hanno provato.
Hanno visto un bambino che cercava semplicemente di ricordare suo padre, che chiedeva a loro sconosciuti se lo avessero conosciuto.
Ecco, il mio bambino rappresentava altro, faceva altro ma offriva lo stesso regalo alle persone che lo accoglievano in casa.
Perchè quelle persone, giocoforza, si devono sentire purificate, devono capire che gli è successo qualcosa di grande.
Hanno vissuto una catarsi nell'amore di quel bambino.
Avevo sempre voluto che quel racconto fosse messo in video, ci andai quasi vicino in realtà.
L'ho visto ieri.
E ho pianto.

5 risposte al commento
Ultima risposta 31/05/2012 19.15.11
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FerminKR  @  27/05/2012 22:32:23
   9 / 10
voto al film 9
voto al romanzo di Jonathan Safran Foer 10



1 risposta al commento
Ultima risposta 27/05/2012 23.46.57
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Izivs  @  26/05/2012 13:22:02
   5½ / 10
Non arriva alla sufficienza.....a distanza di oltre 10 anni sembra che l'america non abbia ancora preso coscienza che quello fu un attentato finto....a giustificazione di ben altri interessi: la guerra. Poco credibili i personaggi che, ancora sperduti, sembrano vittime del destino....la ricerca forzata dell'empatia con il pubblico non riuscirà con tutti e ciò farà si che alcune scene risulteranno troppo forzate....
Da tutta quella genialità ci si aspetterebbe, almeno, una domanda.....perchè è successo, ma ciò non accade mai, gli americani nel ricordo dell'attentato, sembrano le vittime di un branco di lupi, scioccati ed intontiti incapaci di elaborare un semplice concetto....eppure basta andare in rete 10 minuti per accorgersi che due grattacieli da 110 piano non si sbriciolano in 10 secondi solo perchè colpiti da un aereo.....

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Ultima risposta 28/09/2013 13.10.39
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