Un ragazzo di 16 anni si insinua nella casa di un suo compagno di studi e ne scrive un saggio per il corso di Francese, provocando una serie di incontrollabili eventi.
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Autore mai banale o prevedibile, spesso irritante per spocchia o lezio, ma capace di diaboliche sottigliezze psicologiche, François Ozon ci accompagna, con questa sua ultima opera, nel magmatico territorio della narrazione a più strati, in un raffinato gioco di specchi dove è facile smarrirsi tra le apparenze, tutt'altro che scontate, di un racconto in cui lo spettatore diventa (in)consapevole complice. "Nella casa" è una straordinaria summa delle mille e una possibilità offerte dalla scrittura su come cambiare, smontare e rigirare una storia, il film è anche un omaggio dichiarato alla letteratura e ai grandi rivoluzionari della narrativa, da Tolstoj a Kafka, fino a Flaubert, Pirandello e Pasolini. Seguendo un'impronta umoristica di matrice alleniana (Germain e Jeanne discutono in fila al cinema come in Io e Annie, ma per entrare a vedere Match Point), Ozon manipola più linee narrative e altrettanti personaggi, fino a centrare un universo di ordinarie solitudini che solo la forza della parola può agitare dal torpore del quotidiano. Lo studio su un soggetto diventa così la novelization di una reclusione voyeuristica cui è impossibile sottrarsi, con ovvio corredo di inquietudini (Hitchcock) e paranoia (Polanski); commedia e thriller psicologico si fondano in una commistione soffice e insinuante che, come da migliore tradizione romanzesca, tiene in trappola senza difficoltà. Non male per essere, in fondo, solo un esercizio di stile, che il regista conduce con indubbia eleganza, tra citazioni colte e coltissime e ammissioni esplicite di incapacità compositive (si sa che il finale è sempre la parte più difficile), coadiuvato da un cast oltremodo mirabile.