Sei un blogger e vuoi inserire un riferimento a questo film nel tuo blog? Ti basta fare un copia/incolla del codice che trovi nel campo Codice per inserire il box che vedi qui sotto ;-)
Amaro film di Pollack (regista un pò sottovalutato) sulla Grande depressione, l'enorme spartiacque per tutto il nuovo continente che ha segnato irrimediabilmente la fine del sogno americano. E' il 1932 e la crescente miseria spinge un centinaio di coppie a partecipare a una maratona di ballo di oltre mille ore con brevi pause tra un'ora e l'altra. La coppia vincitrice si porterà a casa 1500 dollari. Quella che all'inizio sembra solo una festa si trasforma col passare dei giorni in un vero e proprio tour de force a eliminazione fisica dei partecipanti, che abbandoneranno via via per esaurimento nervoso e fisico. Tra i partecipanti un giovane quasi costretto a partecipare (Michael Sarrazin) e una donna insoddisfatta con una visione della vita sotto il più totale cinismo (Jane Fonda), che formeranno una delle coppie partecipanti. Il film in più oltre a essere uno spaccato del degrado creato dalla crisi economica è anche una critica alla spettacolarizzazione crescente data in pasto allo spettatore, gente pagata per vedere altra gente che soffre e balla sino allo sfinimento, il malvezzo di offrire di tutto e di più all'occhio scrutatore di chi "paga" per cui ha sempre e comunque ragione nel pretendere ogni volta qualcosa di vario e più estremo. Il presentatore/organizzatore della serata è il prototipo dei futuri conduttori di reality show, spietato, incurante del sempre più degradante e insensato spettacolo che stà offrendo, fervido sostenitore del motto "show must go on" (attore premiato addirittura con l'oscar se non sbaglio), una competizione che trova come punto culminante una corsa a passo veloce di 10 minuti, in tondo attorno a un palco, momento di forte intensità drammatica, dove il gioco al massacro viene fuori ancora più evidente. Finale da vero pugno nello stomaco e quasi impossibile da prevedere nella sua inaspettata durezza. Lo spettacolo và, deve andare avanti con i sopravvissuti, in fondo è anche la metafora del nostro vissuto: siamo tutti ballerini che quasi inconsapevolmente si ritrovano a danzare in coppie nel grande valzer della vita, tutti destinati comunque a soffrire, c'è chi riesce a stare al passo più a lungo, chi crolla e chi rinuncia ancor prima.