Intellettuale russo viaggia in Italia sulle tracce di un compatriota, musicista del Settecento morto suicida. Gli fa compagnia una bionda italiana, ma la nostalgia per la madrepatria lo consuma.
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La lontananza di Tarkovskij dalla terra madre ha portato la scrittura di questo plot, prodotto e girato in Italia con contributo di Tonino Guerra (che è pesante anche lui), dal quale traspare come la nostalgia sia, nella loro cultura, un sentimento molto diverso dal nostro, opprimente e doloroso come la malattia che stava consumando l' autore russo. Si pone senz' altro come Cinema di grande riflessione, Capolavoro fotografico, non v' è dubbio, ma quando la durata di un film dipende da quante volte si spegne la candela in un unico ciak, è difficile per me volerlo approfondire. Non so, sembra quasi che Tarkovskij, al suo penultimo film, fosse intrappolato in un linguaggio autoreferenziale-trappola da cui non è stato più capace liberarsi. Basterebbe, comunque, anche il solo "Andreij Rublev" per entrare nella Storia del Cinema.