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Attraverso i ricordi e le immagini di repertorio, fluisce una riflessione sincera e disincantata sul passato e sulla memoria. Più che un documentario sulla città di Oporto dei primi del '900, è un diario personale: un anziano interroga un giovane che è se medesimo. E chissà chi è mai stato veramente: le risposte sono irrimediabilmente alterate dalla lontananza e dalla mitizzazione. De Oliveira ne é consapevole, e nella sua "saudade" non c'è rimpianto, ma un benevolo disincanto.