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Ecco perché in ogni horror c'è sempre lo stesso gruppo multi-assortito di ragazzi. Ecco perché si comportano sempre in maniera stupida. Ecco perché la svuotona di turno è sempre la prima a morire, mentre quella più casta è la protagonista. E' tutto manipolato. Burattini e Burattinai. Burattini diventano la maggior parte degli horror e tutti i loro cliché, comandati dai super burattinai autori di Quella casa nel bosco, esseri superiori, perché solo dei geni possono partorire un'idea simile. Una presa in giro al genere; una ventata d'aria fresca per il genere; un gigantesco omaggio al genere. Da Hellraiser a The Stangers, da IT a l'uomo lupo, non so quanti anni di Horror tutti concentrati in un unico luogo, e sono strafelice che per questo importante evento sia stata scelta palesemente la baita della Casa di Raimi e Ash, quale simbolo migliore. E non è certo nemmeno un caso che in quell'altrettanto raimiana cantina dei tesori dove si decide il proprio destino, la scelta degli sventurati sia ricaduta in un libro (pazienza se non sia rilegato in pelle umana e scritto con il sangue), un libro che fa risorgere una famiglia zombi (No! Chi ha scommesso sugli zombi ha perso, sono un'altra cosa), mentre in Giappone l'ennesimo fantasma di ragazza dai capelli nero corvino falliva miseramente sconfitto da delle piccole scolarette. L'incubo e la salvezza del mondo iniziano qua, adesso conta solo far rispettare tutti i canoni dell'horror, giustificandoli con la chimica, e sta anche qui la differenza con tutto il resto che ci siamo sorbiti finora e che con buone probabilità vedremo con meno frequenza. Ma se devo racchiudere l'essenza di Quella casa nel bosco in una sola inquadratura, sono le gabbie che si aprono liberando la furia di ogni creatura immaginabile, una scena che andrebbe vista e rivista per catturare ogni dettaglio di morte. Forse l'idea del film è partita da questa immensa fotografia. Eppure ho la sensazione che si potesse fare di più, che il film sia vittima della sua stessa struttura e del suo obiettivo. Si poteva scrivere la storia dell'horror e non solo rappresentarla o schernirla. Le parti ironiche sono di gran lunga le più deboli, era dunque un azzardo un pizzico di serietà in più, non mostrandoci ad esempio proprio tutta la verità minuto per minuto, prima di un ipotetico colpo di scena finale? Non lo so... ho pensieri contrastanti, anche perché i due supervisori sono personaggi vincenti, ma non devo trovare una soluzione io; dico ciò confidando in chi ha creato tutto questo e a parer mio avrebbe quindi avuto le capacità per mettere d'accordo tutti e forse far chiudere veramente l'industria Horror per manifesta superiorità. Credo quindi che Goddard e compagni dovevano avere più fiducia e più presunzione perché quello che stavano facendo e che hanno fatto non è normale. Purtroppo, questa sensazione di capolavoro mancato per poco non me la toglierò, basta e avanzerà quello che è, un prodotto di intelligenza e fascino unici, e che come tutte le cose belle della vita dispiace quando finisce; dispiace tantissimo non poter ammirare più una storia del genere. Avrei voluto che quella cantina si spalancasse ancora e ancora, e vedere sempre nuovi ed uguali gruppi toccare oggetti, scoprire le loro scelte e vederle salire dall'ascensore. Una per una, tutte. Avrei voluto lavorare per gli Antichi... Irripetibile.