rashomon regia di Akira Kurosawa Giappone 1950
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rashomon (1950)

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locandina del film RASHOMON

Titolo Originale: RASHÔMON

RegiaAkira Kurosawa

InterpretiMachiko Kyo, Toshiro Mifune, Masayuki Mori, Takashi Shimura

Durata: h 1.28
NazionalitàGiappone 1950
Generedrammatico
Tratto dal libro "Rashomon - Nel bosco" di Ryonosuke Akutagawa
Al cinema nel Novembre 1950

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Trama del film Rashomon

Sotto il portico del tempio del dio Rasho a Kyoto nel XV secolo un boscaiolo, un bonzo e un servo rievocano un tragico fatto di sangue, giudicato in un tribunale davanti al quale hanno deposto come testimoni: un bandito aveva aggredito un samurai che, in compagnia della moglie, attraversava una foresta, uccidendo l'uomo e violentando la donna.

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Voto Visitatori:   8,92 / 10 (97 voti)8,92Grafico
Voto Recensore:   10,00 / 10  10,00
Miglior film straniero
VINCITORE DI 1 PREMIO OSCAR:
Miglior film straniero
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Voti e commenti su Rashomon, 97 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

zerimor  @  24/11/2019 00:16:37
   10 / 10
Il mio Bergman preferito. L'immagine del tempio di Rashomon "avvolto" dalla pioggia incessante è tra le più belle che io abbia mai visto. Adoro alla follia questa pellicola.

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Ultima risposta 03/01/2021 16.42.29
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suzuki71  @  03/01/2016 19:00:51
   7 / 10
Con l'enfasi giapponese del teatro del NO, un film di onore, menzogne e pessimismo, dal sapiente intreccio narrativo e magnificamente interpretato.

1 risposta al commento
Ultima risposta 07/03/2016 12.44.27
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barone_rosso  @  13/09/2011 22:47:23
   4½ / 10
Bah, il cinema cinese non mi ha mai convinto. Film molto datato, messaggio interessante ma sceneggiatura buttata lì' senza mordente, doppiaggio italiano veramente agghiacchiate, sembrava di sentire le voci di un film di Bud Spencer...

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Ultima risposta 28/11/2011 03.11.44
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Invia una mail all'autore del commento Steppenwolf  @  06/09/2010 15:42:28
   9 / 10
Dare meno di 9 a questo film sarebbe indegno a mio avviso della sperimentalità di questo regista e soprattutto delle importantissime tematiche da lui affrontate. Dei film che si trovano in cima alla classifica è - insieme a C'era una volta in America(che ha forse preso spunto in parte) - il migliore(non me ne vogliano i fan del Padrino o di One Flew over...).
Non credo il mio commento possa aggiungere qualcosa di nuovo ai sottostanti commenti dei più navigati utenti o all'ottima recensione.
La tematica di fondo è tanto importante quanto facile da cogliere: il film parla della relatività della verità, dell'impossibilità da parte dell'Uomo di ottenere una conoscenza universale ed oggettiva, rievocando dunque quello che era il messaggio di wellesiana memoria(Quarto Potere, anyone?). Solo che mentre in Citizen Kane era la verità su un singolo individuo ad essere irraggiungibile nella sua universalità ed il puzzle era destinato a restare scomposto, in Rashomon Kurosawa estende il concetto di Welles e lo rende di una portata molto più amplia, estesa fino ad ogni aspetto del conoscibile.
Ma il pessimismo di fondo sorge nel momento in cui ad impedire la conoscenza disinteressata della Verità(Truth for Truth's Sake, protrei dire ribaltando l'affermazione di Welles, a meno di non indentificare l'Arte con la Realtà... ma da Lynchiano non saprei...)sono gli egoismi, le avversioni e gli interessi dei singoli.
Kurosawa ritrae un quadro negativo dell'Uomo, limitato dal suo stesso odio, dal suo stesso orgoglio, ed impossibilitato da se stesso a raggiungere la Verità, che è pur sempre il fine ultimo di ogni nostra esperienza intellettiva.
L'Uomo persegue una Realtà che non potrà mai essere raggiunta proprio a causa dei limiti autoimpostisi.
E così la verità non verrà conosciuta proprio perché ognuno ha interesse a non uscirne sfigurato, a portare avanti la propria verità, quella che è più comoda. Perché noi, esseri limitati, non possiamo giocare con l'Assoluto, non possiamo parlare di Verità assoluta.
E forse ciò che ci resta è la nostra verità.
Il finale ottimista è tanto repentino da risultare per me quasi inaccettabile, quasi come un disperato tentativo di venir fuori dal relativismo gnoseologico(e di quello in generale). Kurosawa tira fuori dal cilindro un finale speranzoso, ottimista, nel bambino è incarnata forse la speranza che è ultima a morire. Morti gli dei, morta la Verità, resta solo la Speranza.

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Ultima risposta 06/09/2010 15.46.18
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Freddy Krueger  @  10/06/2010 18:26:08
   7 / 10
"Rashomon" è un film che sicuramente tratta temi importanti: la disonestà insita della natura umana, infatti in questo mondo ogni uomo utilizza la falsità solo per trarne propri benefici… a questo punto però mi chiedo: perché ogni personaggio si autoaccusa dell'omicidio? Non è certo per dimostrare l'egoismo! Allora forse Kurosawa vuole dimostrare che la bugia non deve essere sempre una cosa negativa, necessaria sì, ma non tutti la utilizzano per scopi avversi.
L'altro pregio di questo film, è l'aver fatto conoscere Kurosawa al resto del mondo, e anche il cinema giapponese in generale.
Di per sé il film non è affatto male, a volte però i personaggi sono eccessivamente "isterici".
Non mancano colpi di vero genio: la scena della maga, surreale e inquietante; la pioggia incessante come simbolo della redenzione; il "tribunale" invisibile nel quale lo spettatore sembra farne parte; il montaggio, che alterna i flashback, le storie e il presente.
Peccato per l'ultimo combattimento del film: si vede che è troppo finto. Gli altri invece sono fatti bene.

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Ultima risposta 23/06/2010 18.01.05
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luketh81  @  05/05/2010 13:25:14
   10 / 10
Da vedere sicuramente mi piace molto questo genere di film.

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Ultima risposta 09/05/2010 14.27.37
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Manu90  @  30/04/2010 09:19:37
   6½ / 10
Sarò una voce fuori coro, ma questo film non mi ha colpito come speravo. Affronta temi importanti quali la relatività e le mille sfaccettature della verità, però è proprio il film di per se che non mi è piaciuto molto. Non nego che sia una pellicola importantissima, anche perchè ha fatto conoscere il cinema giapponese in Europa, ma che ci posso fare...sono rimasto deluso.

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Ultima risposta 01/05/2010 12.10.51
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Gruppo REDAZIONE maremare  @  11/05/2009 23:58:05
   10 / 10
Grandioso film di Kurosawa.
Epico e filosofico.

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Ultima risposta 12/05/2009 00.04.47
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR kubrickforever  @  12/09/2008 14:59:13
   10 / 10
Assolutamente meraviglioso. Rashomon è un film che analizza l'aspetto introspettivo della natura umana. E' incredibile come le opere di Kurosawa appaiano sospese nel tempo, capaci di rievocare paesaggi e mondi ormai lontani. Rashomon è un film sulla verità, la verità - intesa come i rapporti umani - che spesso non corrisponde a ciò che gli occhi mostrano e che viene svelata solo quando l'individuo si trova in determinate situazioni o in momenti particolari della propria vita. Il caos interiore dei protagonisti è la rappresentazione della società giapponese nel 1950, confusa e stordita dalla seconda guerra mondiale, verso la sua conclusione. Fondamentale è la figura del monaco, che perde la propria fiducia nell'uomo per poi riacquisirla solo alla conclusione del film (bellissima la scena finale). Alcuni critici hanno accusato Kurosawa di non essere stato concreto fino alla fine e che la scena finale (ottimista) appare in netto contrasto con il messaggio pessimistico che la pellicola aveva trasmesso finora. A mio parere Kurosawa non voleva assolutamente dirigere un film pessimista, ma solo mostrare come l'uomo riesca ad assumere comportamenti totalmente differenti, da rimanerne in alcuni casi egli stesso sorpreso. Per quanto riguarda l'aspetto tecnico, la fotografia è impeccabile come del resto in molti altri lavori del regista giapponese. Quel gioco alternato di colori chiarissimi e poi scurissimi di botto, sono un'altra prova della tensione vissuta in prima persona dal popolo nipponico in quel particolare periodo storico.

Per farla breve, Rashomon è un fott***ssimo capolavoro.

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Ultima risposta 04/03/2009 02.20.10
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Gruppo COLLABORATORI Marco Iafrate  @  16/01/2008 22:35:57
   9 / 10
Un tempio come una camera di tribunale, scenograficamente straordinario, coreografato da una pioggia incessante che fa da cornice ad un processo per un delitto di matrice poco chiara ricordato da tre persone ( un bonzo, un servitore ed un taglialegna ) sotto il padiglione del tempio stesso. I protagonisti del processo sono un samurai, la propria moglie ed un brigante; il primo rimane ucciso, gli altri due vengono interrogati, difendendosi racconteranno ognuno la propria versione dei fatti. Allo stesso modo come i tre incontratesi sotto il tempio, inizieranno a discutere sulle responsabilità dell'accaduto passando la colpa ora all'uno ora all'altro imputato ingarbugliando la matassa, Kurosawa pone anche lo spettatore sul tavolo della giuria, rendendolo partecipe alla ricerca della verità, ma noi sappiamo che quandro si entra nei meandri del giudizio umano non esistono verità assolute, lo vediamo benissimo (se mi è permesso un esempio terra terra) durante le patetiche discussioni in televisione tra "esperti" opinionisti del calcio, ognuno vede quello che vuole vedere, l'obiettività di un giudizio è condizionata dalla propria cultura, dalle proprie esperienze, dagli impulsi e dalle pressioni che ci giungono dall'esterno.
I tre personaggi incontratosi sotto il rahomon manifestano inconsapevolmente tutta la debolezza dell'uomo quando questi si avvale del libero arbitrio; siamo noi in grado di giudicare dove sta il bene e dove sta il male? Il contradditorio che si crea ad ogni versione del racconto è il risultato di una volontà, oppure è l'inconscio a guidare il pensiero? Un tema classico del pensiero occidentale è proprio la contrapposizione tra verità ( alètheia) e opinione (doxa); la verità è la convinzione basata su argomenti razionali, anche quando questi sembrano in totale contrasto con le evidenze sensibili; l'opinione è invece la credenza che si basa su dati sensibili e percettivi, anche quando questi sembrano certi ed evidenti, si può quindi affermare che più che la verità, il bonzo, il servitore e il taglialegna esprimono semplicemente una loro epinione sulla faccenda.
Un film che dopo più di 50 anni dalla sua uscita mantiene una solidità incredibile, c'è voluto l'interessamento di una docente dell'università di Tokyo a far si che la pellicola giungesse in Italia aprendo definitivamente le porte dell'occidente a questo straordinario regista, il quale, avendo nel film ridimensionato il mito del samurai (nel sol levante sempre trionfante) ed avendo messo a nudo una certa mediocrità (se non meschinità) dei personaggi, in patria aveva raccolto soltanto critiche. Una nota di merito va senza ombra di dubbio al grande Toshiro Mifune, ogni sua interpretazione è l'esempio di come il carisma di un attore può elevare un bel film a capolavoro anche le sue (di certo non rare) risate isteriche, che sulla bocca di un altro attore magari darebbero fastidio, riescono ad essere coinvolgenti, grande espressività nello sguardo, grande disinvoltura dietro la macchina da presa; l'epilogo è un messaggio di speranza, l'innocenza del neonato, ancora non inquinata dalla conoscenza, cancella la meschinità della storia ed apre le porte ad un orizzonte nuovo.

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Ultima risposta 23/01/2008 22.26.24
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Guy Picciotto  @  19/08/2007 16:34:53
   6 / 10
soppravvalutato film di kurosawa, che ha fatto di meglio (ran, kagemusha, l'angelo ubriaco, vivere, la sfida del samurai), soggettivamente mi ha annoiato anche se riconosco l'importanza della tematica sulla dicotomia verità/menzogna, ma c'è di meglio in giro.

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Ultima risposta 09/10/2009 19.24.46
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Gruppo COLLABORATORI bungle77  @  23/03/2006 10:28:10
   10 / 10
Non è importante quale storia sia la veritiera, ogni storia è vera. Non esistono verità assolute in questo mondo tutte è relativo.
Grandissima lezione di cinema da Kurosawa.

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Ultima risposta 23/03/2006 12.25.54
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Rusty il Selvag  @  12/02/2006 02:07:38
   10 / 10
maestoso

leggevo i sottotitoli in italiano

come se fossero tratti da un romanzo di Dostoevskij

4 risposte al commento
Ultima risposta 09/09/2012 11.01.13
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