requiem for a dream regia di Darren Aronofsky USA 2000
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requiem for a dream (2000)

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Titolo Originale: REQUIEM FOR A DREAM

RegiaDarren Aronofsky

InterpretiEllen Burstyn, Jared Leto, Jennifer Connelly, Marlon Wayans, Christopher McDonald

Durata: h 1.40
NazionalitàUSA 2000
Generedrammatico
Al cinema nel Novembre 2000

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Trama del film Requiem for a dream

Una moderna favola ambientata in una decadente via di Brooklin. Quattro persone Sara (Ellen Burstyn), suo figlio Harry (Jared Leto), la sua bellissima ragazza Marion (Jennifer Connelly) e il suo migliore amico Tyrone (Marlon Wayans) decidono di mettersi in affari nella speranza di migliorare le loro vite, ma ben presto si scontreranno con la realtà del fallimento...

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Voti e commenti su Requiem for a dream, 289 opinioni inserite

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KOMMANDOARDITI  @  23/06/2010 12:54:47
   6½ / 10
La morte dei sogni e la sua celebrazione, ecco l'essenza di un'opera come REQUIEM FOR A DREAM.
A questo tragico capolinea Aronofsky ci arriva raccontandoci un breve scorcio di esistenza (meno di un anno, tre stagioni) di quattro personaggi che vivono, tra splendori (fittizi) e miserie (tangibili), a Coney Island, quartiere meridionale di Brooklyn.
Sara Goldfarb (Ellen Burstyn) è un'anziana vedova che vive in solitudine nel suo piccolo appartamentino di città, trascorrendo tutto il suo tempo seduta dinanzi alla tv, unica sua possibilità di evasione dalla monotonia quotidiana. Suo figlio Harry (Jared Leto) invece è un disadattato tossicodipendente che se la fa con altri sbandatelli suoi pari : la ragazza (Jennifer Connelly) ed il suo miglior amico (Marlon Wayans). La loro vita, fatta di utopici propositi e desideri irrealizzabili, scorre ad alterne velocità, scandita dai ritmi soggioganti delle proprie ossessioni : telecomando e siringa ! Due strumenti, sempre a portata di mano, che aprono i nostri protagonisti ad un mondo artificiale (gli show televisivi e la esperienze "stupefacenti") che serve unicamente ad estraniarli da una realtà di disagi e vicoli ciechi. Soprattutto Sara dimostra di aver instaurato un folle rapporto con gli elettrodomestici che ha in casa, divenuti oramai per lei veri e propri surrogati di una famiglia che non ha più. Amante e succube della tv (scrigno di cose false, irreali, persino inutili alla sopravvivenza) ma angosciata e finanche terrorizzata dalla presenza "mostruosa" del frigo (contenitore invece di cibo ed alimenti : cose reali necessarie al sostentamento). Il sogno e l'irrealtà del mezzo televisivo giungono lentamente a farle odiare tutto ciò che di vero le sta attorno, spingendola in modo inesorabile sulla strada della dieta, all'uso di farmaci anoressizzanti, in una dimensione accelerata/rallentata identica a quella cui approda malamente anche il figlio Harry. Tutto quello che si sperava potesse essere una immaginaria ancora di salvezza (la partecipazione ad uno show in tv come anche il mettersi in proprio nello spaccio di eroina) si tramuterà al contrario in un incubo peggiore dello stesso male originario.
Significativa resta la sequenza in cui i personaggi catodici passano lo schermo per invadere il salotto dell'anziana donna e condurla definitivamente alla totale pazzia.
Dopo aver esordito nel 1997 con un'opera sgranata e di nicchia come PI GRECO-IL TEOREMA DEL DELIRIO, Aronofsky si ripresenta tre anni dopo con un film, se possbile, ancora più duro ed esplicito ma forse, proprio per questo, molto meno penetrante e personale del precedente.
Se da un lato il regista abbandona quel bianco-nero rancido e spettrale dell'esordio, dall'altro non sfugge alla tentazione di riutilizzarne in parte gli stilemi : montaggio in alcuni punti sincopato, accompagnamento musicale techno, loop ossessivi.
Il frequente ricorso allo split-screen depalmiano (o warholiano che dir si voglia) rappresenta molto bene la dicotomia di una pellicola come questa, composta da elementi convincenti ed altri molto meno.
Aronofsky, man mano che la storia procede, riesce a definire molto bene un quadro nichilista di ineluttabile auto-distruzione, senza però ricorrere al linguaggio sporco ed anti-cinematografico tipico di opere del genere (vedi AMORE TOSSICO, CHRISTIANE F. , IL CATTIVO TENENTE e metaforicamente anche THE ADDICTION), bensì vestendo questa disumana discesa agli inferi di un abito cool ed esteticamente accattivante. Merito questo anche della magistrale partitura di archi, ad opera del Kronos Quartet, che fa da tappeto sinfonico ai passaggi più neri e disperati del film.
Tra gli interpreti, la parte del leone, anzi delle leonesse la fanno indiscutibilmente le due attrici principali : Ellen Burstyn, impressionante nella sua appassionata intensità e la sempreverde Jennifer Connelly, immutata a dispetto del passare degli anni, che qui riserverà un vero pugno nello stomaco a tutti quelli che la ricordano con piacere come angelica presenza nei vari C'ERA UNA VOLTA IN AMERICA, PHENOMENA, LABYRINTH ( SPOILER).
Nonostante la sua gradita scorrevolezza però, in REQUIEM FOR A DREAM la sensazione di deja-vù è troppa per poterla relegare in secondo piano. In più l'eccessiva artificiosità ed i reiterati esercizi formalistici alla lunga stancano ed infastidiscono, rendendo a tratti il film fasullo e poco efficace (ed i volti imberbi e pulitini dei tre giovani attori non aiutano di certo a conferire credibiltà alla loro condizione).
Ciò che veramente rimane impresso di REQUIEM FOR A DREAM sono i durissimi messaggi di fondo che l'autore ci scaglia contro brutalmente. Il primo : un pesante atto d'accusa contro tutte le illusioni e le false soluzioni prospettate dalle moderne forme di dipendenza (le piaghe della tv e della droga). Il secondo, atroce : la totale mancanza di fiducia nei riguardi del genere umano, destinato a soccombere sempre alle sue pulsioni più deleterie (forze dell'ordine e medici compresi, incapaci essi stessi , nella loro "sordità", di fornire aiuti ed appigli).
Dignità, ragione, autosufficenza, libertà.....Ognuno dei quattro protagonisti alla fine perderà irrimediabilmente una di queste parti fondamentali di se stesso.
Madre e figlio si riabbracceranno non nella realtà, non nella finzione.....ma solo nell'illusione di quella finzione.
Una chiusa così disperata non si vedeva dai tempi di JACOB'S LADDER....

P.S. : La fuga di Marlon con steadycam fissata al corpo riprende esplicitamente la bellissima sequenza presente in ANGST, girata nel bosco (scena che a sua volta doveva molto alla sequenza del night in MEAN STREEETS)

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Ultima risposta 22/01/2012 00.22.47
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