Un sassofonista, dopo aver ricevuto da uno strano individuo cassette in cui viene ripreso in casa sua durante la sua vita quotidiana, viene accusato dell'omicidio della propria moglie. Ma, una volta in carcere, si trasforma in un'altra persona, che viene scarcerata e inizia una vita in qualche modo parallela a quella precedente...
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E finalmente ho visto "Strade Perdute", bastava ordinarlo ok, ma non ho mai voluto privarmi dell' emozione di trovarmelo fra le mani. Apparentemente nonsense ed inestricabile, in realtà la semantica filmica (se mai dovesse esistere), prendendo in considerazione il più vicino parente "Mulholland Drive", risulta chiara. Proprio come il film che venne successivamente la struttura è quasi la stessa, c'è una prima parte reale, e una seconda parte onirica: il sogno. E come tutti sanno, per lo meno chi è abituato a farci caso, i sogni non sono altro che pensieri, desideri, paure -soprattutto quest' ultime- in cui compaiono oggetti e persone che abbiamo visto, situazioni già vissute e rielaborate intimamente. Lynch, non fa altro che trasporle su pellicola, sia mai da sminuire la capacità più unica che rara nel saperlo fare, rendendo concreta la risibile linea di demarcazione tra sogno e realtà. Fred ripercorre un ultimo sogno nella persona che desiderava essere, in questo caso Pete (insomma avrebbe voluto essere Justine Timberlake). Punto. Il resto è pura suggestione sinestetica, quindi soggettiva, che non ha poi tanto valore spiegare. "The Lost Highway" trovo sia un esercizio di riscaldamento per i capolavori che saranno "Mulholland Drive", e "INLAND EMPIRE" che sto iniziando ad apprezzare sul serio, l' inizio di una trilogia vera e propria, forse. Forse perchè si può notare il manifesto di "Gilda" in uno, e "Lolita" nella sua ultima opera, qui non ho visto nulla del genere, chissà che la trilogia non sia iniziata un film dopo e quindi ce ne sia un altro in arrivo. L' Arquette è la frangetta della mia vita, assolutamente!