the butler - un maggiordomo alla casa bianca regia di Lee Daniels USA 2013
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the butler - un maggiordomo alla casa bianca (2013)

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locandina del film THE BUTLER - UN MAGGIORDOMO ALLA CASA BIANCA

Titolo Originale: THE BUTLER

RegiaLee Daniels

InterpretiForest Whitaker, John Cusack, James Marsden, Jane Fonda, Robin Williams, Alan Rickman, Lenny Kravitz, Alex Pettyfer, Jesse Williams, Liev Schreiber, Minka Kelly, Nelsan Ellis, Terrence Howard, Cuba Gooding Jr., Vanessa Redgrave, Mariah Carey, Melissa Leo

Durata: h 1.55
NazionalitàUSA 2013
Generebiografico
Al cinema nel Gennaio 2014

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Trama del film The butler - un maggiordomo alla casa bianca

Tratto da una storia vera, THE BUTLER - UN MAGGIORDOMO ALLA CASA BIANCA è il nuovo film del regista candidato all'Oscar per Precious, Lee Daniels. Interpretato da un cast stellare - il premio Oscar Forest Whitaker, Oprah Winfrey, John Cusack, il premio Oscar Jane Fonda, il premio Oscar Cuba Gooding Jr., Lenny Kravitz, Mariah Carey, il premio Oscar Vanessa Redgrave, Terrence Howard, Alan Rickman, Alex Pettyfer, James Mardsen, David Oyelowo, Liev Schreiber e il premio Oscar Robin Williams - è dedicato ad un uomo molto speciale: Eugene Allen. Nero di umili origini, maggiordomo alla Casa Bianca per 34 anni (dal 1958 al 1986) è stato testimone della vita privata e delle vicende politiche di 7 presidenti degli Stati Uniti, da Harry Truman fino a Barack Obama. Il film racconta la tenacia e la determinazione di un uomo, la nascita di una nazione e la forza della famiglia. Attraverso lo sguardo e le emozioni di Cecil Gaines (Forest Whitaker) si ripercorrono gli eventi e i cambiamenti della scena socio-politica americana: dall'assassinio di John F. Kennedy e di Martin Luther King, ai movimenti dei Freedom Riders e delle Black Panther, dalla Guerra del Vietnam allo scandalo del Watergate.

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Voto Visitatori:   6,58 / 10 (48 voti)6,58Grafico
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Voti e commenti su The butler - un maggiordomo alla casa bianca, 48 opinioni inserite

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krypton  @  10/11/2014 10:31:15
   4 / 10
Malgrado la bravura degli interpreti e l'interesse che si può avere per il tema dei diritti civili, "the butler" non mi ha proprio convinto. Più che un vero e proprio film di denuncia sul terribile apartheid americano, ci si ritrova davanti ad una cronistoria autocelebrativa sul coraggio, la determinazione e l'avanguardismo dei differenti presidenti americani. C'è poco da essere patriottici a descrivere uno dei capitoli più bui e cruenti della storia contemporanea.

E il maggiordomo cosa fa nelle sue lunghe giornate alla Casa bianca? Osserva e serve il té...

Invia una mail all'autore del commento NotoriousNiki  @  22/10/2014 17:42:26
   4½ / 10
Nella filmografia di Daniels, 'Precious' a posteriori sembra sempre più un colpo di fortuna, non perfetto ma riuscito, quelle poche volte che prova a trasmettere sa anche emozionare, in 'The Paperboy' perde il focus sovrabbonda di ingredienti e finisce con l'essere un involontario divertissement, con 'The Butler' alza il tiro e così facendo toglie ogni dubbio sul suo effettivo valore, è sostanzialmente un sopravvalutato.
Un affresco di 2 ore lungo un secolo, impostato nella narrazione (ricalca quei tipici melodrammi spielberghiani costruiti su solidi mattoncini dove non c'è un'inquadratura fuori posto e su una sinuosa quanto struggente composizione musicale di John Williams... Daniels non ha neanche quello) che non lascia né il tempo di approfondire non dico un mandato presidenziale ma neanche uno dei momenti shock per l'America, l'assassinio di Kennedy.
Tutto scorre in maniera didattica, nella banalità di chi si trascina fino alla fine si appiglia ad indovinare chi si cela dietro il make up dei presidenti, si scorge un Williams nei panni di Eisenhower, Rickman-Fonda in queii dei coniugi Reagen, molta più perplessità lasciano i coniugi Kennedy interpretati dal redivivo Marsden e da Minka Kelly che tenta il salto dopo la lunga gavetta televisiva, soliti cliché sulla quale Daniels scevro della cifra stilistica di un McQueen che nello stesso anno pur con i medesimi propositi dà lezione di cinema.
Squadra che vince non si cambia e ripropone così la carrellata di star musicali, la Carey, Kravitz, e per riallacciarsi a Spielberg tenta il colpo gobbo richiamando dai salotti del The Oprah Winfrey Show la sua conduttrice. Il progetto è poggiato su fragili fondamenta che giustamente l'operazione a chiare lettere di prenotargli un posto a marzo al Dolby Theatre non è stato raccolto.

Leonardo76  @  12/08/2014 09:46:39
   5½ / 10
Cast stellare, persino i ruoli minori sono coperti da gente nota costringendo la produzione ad assumere gli sceneggiatori da un'agenzia di lavoro interinale con il risultato che la storia è molto semplice, scontata e piuttosto innocua. Abbastanza dimenticabile.

max_1974  @  07/02/2014 17:06:52
   3 / 10
Film se non propagandistico (dato che Obama non potrà più candidarsi) quantomeno celebrativo.

E' un tipico film romanzato che racconta un sacco di falsità sul protagonista per attrarre consensi e quando possibile strappare lacrime.

Il vero maggiordomo aveva un solo figlio che non faceva politica, né, tanto meno, è morto in Vietnam.

Lasciatelo perdere questo film, aspettate 12 anni schiavo, sembra che quello racconti una storia vera e non un mucchio di bugie.

2 risposte al commento
Ultima risposta 26/09/2014 23.19.35
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look  @  07/02/2014 01:22:03
   5 / 10
"Il film che ha incantato l'America" Quante volte ho sentito queste parole?

Una pretenziosa quanto bonaria lezione di storia civile americana raccontata attraverso le gesta di Eugene Allen (qui Cecil Gaines, chissà perché), maggiordomo afroamericano presso la casa bianca per quasi 30 anni e blabla la storia potete leggervela volgendo lo sguardo un paio di centimetri sopra questo commento.
Questo film è abbastanza. Abbastanza interessante, abbastanza commuovente, abbastanza noioso. È un film mediocre, appellativo che gli calza a pennello. Un film che sta nella metà. Dalla parte di tutti. Un film paracùlo.
Un film che puoi pur guardare con piacere, ma che dimenticherai 5 minuti dopo averlo visto.
L'idea appare buona, fonte di spunti validi per poter aprire il dibattito. E in effetti è affascinante notare con quanto coinvolgimento Allen assiste alle discussioni nello studio ovale, inevitabilmente incentrate sui problemi dei diritti civili dei neri, senza ovviamente poter intervenire, senza poter esternare le sue paure, preoccupazioni, critiche. Ma d'altro canto è il suo lavoro. Essere invisibili. Un entità servile e muta. "Come se la stanza fosse vuota.".
Di idee buone, di storie vere su cui basare i nostri film ce ne sono e ce ne saranno a bizzeffe. È sono storie edificanti, storie che devono lasciare un messaggio. Ma serve trasmetterlo questo messaggio. E non sempre sono necessarie parole, sorrisi, schemi alla lavagna. Serve grinta, serve rabbia, serve il coraggio di saper rischiare. Cose che questo film può solo vedere da lontano. È come vedere Spike Lee, senza Spike Lee. Prendo in causa lui perché lui è l'epicentro di tutti i film improntati su questi concetti. È un film scialbo, debole ed estremamente buonista. Dove ogni presidente, anche il più corrotto, viene rappresentato come un anima pia dall'immensa umanità. Ma per favore. Per non parlare delle varie cosiddette "partecipazioni straordinarie": Mariah Carrey che anche se per 2 minuti mostra la sua più totale inettitudine alla recitazione. Ophra Winphrey, che vabbè, di soldi e fama non ne aveva abbastanza. Lenny Kravitz, in un ruolo completamente ininfluente come ininfluente la sua presenza. Partecipazioni a quello che più di un film pare una campagna elettorale, un alleluja alla fottùta america, patria dell'amore e della speranza.
Non lascia nulla, se non qualche sorriso e lacrimuccia allo spettatore medio.

Altra nota negativa: il trucco. Mamma mia mai visto nulla di così imbarazzante. Al ragazzetto hanno messo dei baffi e degli occhiali per farlo apparire 30 anni più vecchio. A Ophra hanno messo una ridicola parrucca bianca. E Lenny Kravitz? Due poltiglie di silicone sotto le guance che lo fanno sembra più che un sessantenne, un elephant man. Mah...

Gruppo COLLABORATORI SENIOR ferro84  @  29/01/2014 00:34:01
   3½ / 10
Terribile polpettone political correct che ha in più il demerito di essere una sorta di manifesto pro Obama.
Verso il finale assume quasi i toni delle pellicole di propaganda ma non arriva nemmeno a tanto ahimè essendo un escursus storico sulle magagne razziste dell'America, ovviamente autoassolutorio con la rappresentazione di presidenti santino (non sia mai da indispettire i repubblicani).
Forest Whitaker e Oprah Winfrey riescono a dare un minimo di credibilità a un progetto che altrimenti sarebbe sprofondato nell'assoluta irrilevanza e il fatto che tanti attori (democratici of course) si siano precipitati a firmare il cartellino diventa addirittura fastidioso.
Regia retorica e sceneggiatura sciatta, polpettone da Oscar che ogni anno ci rifilano, film, come The Help del 2013, ribadisco che fanno venire la voglia di essere razzisti.

1 risposta al commento
Ultima risposta 02/02/2014 23.43.13
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maitton  @  18/01/2014 16:20:57
   5½ / 10
lo ammetto, mi aspettavo molto di piu'.
e'chiaramente un'opera buonista e preconfezionata, ma non la condanno per questo. il punto e'che e'confezionata talmente male che alla fine lascia davvero poco di un personaggio che avrebbe meritato sicuramente un approfondimento migliore.
un grande whitaker non basta.
occasione sprecata.

alfrar  @  11/01/2014 12:47:04
   5½ / 10
Pellicola non troppo scorrevole. Tema apartheid trattato in maniera superficiale con dialoghi molte volte banali. Insomma sembra di vedere un film già 'visto con frasi già ascoltate. Un autentica delusione.

Gruppo COLLABORATORI Terry Malloy  @  10/01/2014 11:36:13
   5 / 10
E infatti non ho pagato. Dovevo scrivere una recensione per questo film, ma poi mi sono tirato indietro per non incappare nello stesso errore degli sceneggiatori e del regista: l'ignoranza. Non so quasi nulla di storia americana, ma in fondo non serve per capire che questo è deteriore cinema di propaganda di uno Stato che si assume la colpa storica delle proprie azioni solo se è esso stesso a farlo, attraverso finti film di denuncia che poi si rivelano essere i più beceri prodotti dello staff pubblicitario di Obama e la sua crew. Saviano scrive questa settimana che serie tv come "24" e "Homeland" sono serie tv "del potere" (una dell'amministrazione Bush, l'altra di quella Obama), ma ciò non toglie che siano eccezionali prodotti dell'intrattenimento cinematografico e televisivo. "The Butler" invece è proprio Il Nulla. Come per ogni film uscito da dieci anni a questa parte si elencano le solite anti-qualità, che fanno di questo cinema un anti-cinema: musica disgustose, solita carrellata di attoroni perfettamente fuori parte (svincoliamoci da questa idea dell'-attore- leggendo lo strepitoso articolo di Bazin su "Ladri di biciclette"), una sceneggiatura che fa acqua da ogni parte, e un personaggio stesso che per quanto interessante non regge il peso di due ore (e forse lo fa solo per il carisma di F.W.), e di qui son d'accordo con Bertarelli quando definisce sto film "noiosetto". "The Butler" si configura dunque come uno scialbo ed eterno (soprattutto sul finale) filmetto buonista che ripropone il tema della paternità nella solita e manichea salsa "non ti capisco ma ti voglio bene lo stesso" istituendo un bizzarro, implicito e fantasioso (nonché disgustoso) paragone tra la figura paterna del presidente e quella dell'America intera. A proposito di Lyndon Johnson: basti leggere il racconto "Lyndon" contenuto in "La ragazza con i capelli strani" di David Foster Wallace per rendersi conto di quanto può essere differente, e quantomeno più profonda, la rappresentazione -romanzesca- di una figura controversa come quella di un presidente degli USA.

4 risposte al commento
Ultima risposta 10/01/2014 17.30.33
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atreides  @  07/01/2014 19:47:57
   5 / 10
mi ha deluso la storia, non certo gli interpreti, tutti bravissimi,che sia ben fatto non vi è il minimo dubbio,ma manca di sentimento, e troppo spesso la pellicola rallenta fino a sfiorare la noia, c'è chi lo candida a diversi premi oscar, onestamente è sopravalutato

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  05/01/2014 00:55:20
   5 / 10
La figura di questo maggiordomo è interessante per raccontare un'epopea dei diritti civili nella storia americana. Una presenza discreta, acuto osservatore e testimone di eventi importanti ma allo stesso tempo distante dagli stessi. Se il soggetto non è male in fondo, è la sceneggiatura che emerge in una mediocrità che appiattisce tutto rendendolo schematico e scontato fin dal suo corpo centrale, cioé il conflitto generazionale tra un padre, re dei servitori ed un figlio che lotta per affermare diritti sacrosanti. Nulla da eccepire sulla confezione e sulla bravura degli attori, ma in definitiva coinvolge poco e ti rimane poco.

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